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sabato 7 luglio 2012

Il dialogo è gratuita attenzione all'altro di Bruno Forte

Il dialogo è gratuita attenzione all'altro
 di Bruno Forte 

"Quanto sta avvenendo in Italia, in Europa e nell’intero “villaggio globale” mostra con evidenza quanto ci sia bisogno di dialogo: dalla crisi che attraversiamo non si uscirà se non insieme.
Sembra lo stiano comprendendo anche le forze politiche, o almeno i più. Dialogare, però, non è facile: può farlo veramente solo chi crede in un interesse superiore alle parti, nel bene comune da amare e servire più del proprio o di quello di gruppo. Riflettere sulle condizioni che rendono possibile e autentico il dialogo non è allora un esercizio astratto, risulta anzi tanto importante, quanto urgente. Il dialogo comporta sempre una sorta di uscita da sé, dalle ristrettezze del proprio punto di vista, per arrivare alla condivisione e all’incontro con l’altro: a tutti i livelli, il dialogo è il linguaggio della vita vissuta come dono e come impegno, e perciò il luogo dove propriamente può realizzarsi la ricerca del bene comune. Dove non c’è impegno generoso per gli altri non potrà esserci dialogo; e, analogamente, dove non c’è dialogo è dubbio che possa esserci attenzione  adeguata al bene di tutti e spirito di servizio. Si potrebbe rischiare l’affermazione che il dialogo è la misura dell’autenticità della vita, della ricchezza di umanità di ciascuno e della credibilità delle proposte fatte per il bene comune. Perciò, nulla si oppone di più alla natura del dialogo che la strategia o il tatticismo: dove il dialogo è strumento per dominare l’altro o per usarlo ai propri fini, lì cessa di esistere. Il dialogo, in tutti i campi e specialmente in politica, ha la dignità del fine e non del mezzo: esso esige la gratuità dell’intenzione e si propone come una possibilità feconda d’incontro che nasce dalla volontà di servire la causa del bene di tutti.
Proprio per questo il dialogo non nasce e non si sviluppa lì dove la dignità e la consistenza dell’altro non siano rispettati. Il monologo, che ignora le esigenze e gli apporti altrui, vanifica l’incontro, rendendolo puramente accidentale: il dialogo, al contrario, vive della “reciprocità delle coscienze” (Maurice Nédoncelle), dello scambio fecondo in cui il dare e il ricevere sono misurati dalla gratuità e dall’accoglienza di ciascuno dei due. La massificazione anonima esclude ogni possibilità di esistenza dialogica: il riconoscimento dell’alterità come dono da accogliere, e non come rischio da cui difendersi, è essenziale al dialogo. E questo vale nel rapporto interpersonale come in quello fra gruppi (si pensi, ad esempio, alla presenza degli immigrati fra noi). ..."

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