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domenica 22 gennaio 2012

"Ecco qual è davvero la 'buona notizia' di Gesù" di Silvano Fausti

Arjan Shehaj, «Mare di Galilea»
Contrariamente a quel che si dice spesso, la fede non è un salto nel buio. Forse non è neanche un salto ma un cammino. C’è da sottolineare la gradualità. Cammino significa proprio un lento cadenzato approssimarsi a. O un lento, cadenzato lasciarsi approssimare da chi ti cerca, più che da colui che tu cerchi... 

"E subito, lasciate le reti seguirono lui."
C’è stato una specie di fascino, un plagio? No, hanno sentito qualche cosa, hanno sentito confusamente, ancora in modo imperfetto, però hanno sentito che lì c’era qualcosa che valeva. È la scoperta del tesoro. Un uomo scopre un tesoro, va, vende tutto quello che ha, compra il campo dove c’è il tesoro e ne prende possesso. Non lo fanno allora perché sono affascinati, sedotti, plagiati, ma perché sentono che c’è qualcosa, per una esperienza interiore che li convince che lì è la direzione, lì è giusto, lì è l’affare della loro vita.
Le reti sono il loro capitale, e anche se è poco è la loro identità: sono pescatori, è la loro professione. Lasciano tutto. Uno si può chiedere: allora di cosa vivranno adesso, bisogna proprio lasciar tutto? ....No! È la grande gioia di aver scoperto il tesoro, per cui non lasciano niente. Hanno scoperto qualcosa che vale infinitamente di più di tutto quello a cui prima tenevano. Hanno scoperto che senso ha la vita. Poi in realtà continueranno anche a pescare, anche dopo la resurrezione. Quindi, non è che uno lasci il suo lavoro, la sua vita. Ma vuol dire che ormai il fine della sua vita non è più il suo lavoro, la sua rete, il suo pesce, il fine della vita è più interessante... 

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Il testo è una sintesi redazionale della lectio divina tenuta nella Chiesa di San Fedele in Milano nel corso di vari anni. 
L’audio originale può essere ascoltato qui.