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sabato 20 gennaio 2018

Liliana Segre nell'80° anniversario delle leggi razziali nominata Senatore a vita




Un testimone diretto dell'Olocausto è il primo senatore a vita nominato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Così l'88enne Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz insieme ad altri 25 bambini italiani su 776 deportati, entra a Palazzo Madama "per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale", per aver fatto della sua immensa ferita una occasione di pace. Diventa il sesto senatore a vita proprio nell'anno in cui ricorre l'80esimo anniversario delle leggi razziali. Un segnale chiaro da parte del Colle, si ragiona in ambienti parlamentari, sulla assoluta impossibilità di negoziare valori fondanti come l'antisemitismo, l'antirazzismo e l'antifascismo, contro la violenza e il negazionismo.

"Da senatrice ci indicherà il valore della memoria" rimarca il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. E sono in molti a dire che il Capo dello Stato ha interpretato con questa scelta il sentimento della Nazione. "Un fulmine a ciel sereno" la telefonata di Mattarella che annunciava la nomina, racconta Liliana Segre: "mi ha colto completamente di sorpresa". Parla di un "onore" e una "responsabilità". Ammette di non aver "mai fatto politica attiva", rivela di essere "una persona comune, una nonna" e comunica di sentirsi un "araldo", "una persona che racconta ciò di cui è stata testimone". Chiarisce subito quale sarà il suo impegno in Senato, che poi è quello che persegue da una vita: "tramandare la memoria", "in linea con i valori della nostra Costituzione", portare "voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell'oblio. Le voci di quelle migliaia di italiani, - spiega - appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l'umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano; che furono espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società dei cittadini di serie A". 

Un paletto però lo mette subito: non rinuncerà a raccontare ai giovani l'orrore della Shoah. "L'ho sempre fatto, non dimenticando e non perdonando, ma senza odio e spirito di vendetta. Sono una donna di pace, una donna libera: la prima libertà è quella dall'odio". ...


Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento, per «aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale». Il decreto è stato controfirmato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Sarà il segretario generale della presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, a provvedere alla consegna al presidente del Senato, Pietro Grasso, del decreto di nomina. Mattarella ha informato telefonicamente la neo senatrice della nomina.



Il Magistero di Liliana
di Moni Ovadia

Liliana Segre, deportata ad Auschwitz a soli tredici anni e mezzo e sopravvissuta all’inferno del famigerato lager nazista da cui uscì a 15, è stata una dei grandi testimoni della Shoà: il 19 gennaio 2018 il Presidente Sergio Mattarella, l’ha nominata Senatrice della Repubblica a vita.

Conosco bene Liliana, la considero un’amica e penso che anche lei mi consideri tale.

Ho conosciuto anche l’amore della sua vita intera, diventato suo marito, Alfredo Belli Paci, si incontrarono giovanissimi e si innamorarono per sempre. Belli Paci fu un Ufficiale dell’Esercito del nostro paese, uno di quei soldati che salvarono l’onore dell’Italia rifiutando di aderire alla barbarie nazifascista di Salò. Era un bell’uomo, sopra il metro e ottanta, che ti toccava profondamente per il garbo e la grazia con cui si esprimeva.

Quando uscì dall’internamento pesava 32 chili ma quando parlava di Liliana e del suo calvario, si schermiva per sminuire le proprie sofferenze rispetto a quelle patite dalla moglie.

Liliana è una donna straordinaria, forte, schietta, coraggiosa.

Mi è capitato alcune volte di accompagnarla nel suo magistero di rendere testimonianza nelle scuole, in particolare in occasione delle Giornate della Memoria.

In queste circostanze – l’hanno ascoltata fino a settemila studenti per volta – Liliana racconta la sua storia con un eloquio nitido, fermo e inciso, la sua terrificante esperienza e lo sforzo di sostenere la grande emozione che ho percepito – perché seduto accanto a lei -, non ha intaccato mai il cammino di una parola che doveva toccare i cuori ma anche le menti.

Liliana dichiara sempre il suo obiettivo, minimale ma vitale, far sorgere da quella moltitudine di giovani almeno tre «candele della Memoria».

Per candele della Memoria intende luci dell’anima e della mente che raccolgano da lei il testimone per dare presente e futuro al dovere di ricordare e assumersi l’impegno etico di suscitare altre «candele» per le generazioni future, di generazione in generazione.

Il culmine del suo racconto, è la parte che riguarda il primo momento della liberazione. Approssimandosi le forze dell’Armata Rossa al lager di Auschwitz, i carnefici dettero avvio alle marce della morte. Facevano camminare gli internati ancora in grado di farlo di lager in lager, con l’intento di sfinirli e di farli morire durante le marce forzate.

Ma a un certo punto si udirono crepitare le mitragliatrici sovietiche a poche centinaia di metri, e i super uomini nazisti, presi dal panico, si misero in mutande e gettarono divise e armi lontano da sé. Il più terrorizzato, racconta Liliana, fu lo spietato ufficiale delle SS che dirigeva l’ultimo campo; aveva così paura, il superuomo, che lasciò cadere la sua pistola.

Liliana la raccolse, avrebbe potuto ammazzarlo come un cane, aveva visto mille volte sparare a bruciapelo alla testa di un internato, ma dopo qualche istante la gettò pensando: «Meglio altre cento volte vittima che una sola volta carnefice. Da quel momento sono stata libera».
«Meglio altre cento volte vittima che una sola volta carnefice»Liliana Segre

Ho visto sui giovanissimi volti scendere lacrime copiose in silenzio.

Molto si potrebbe dire su questa figura di donna eccezionale, ma oggi è meglio soffermarsi almeno su un significato reale e simbolico della presenza a vita di Liliana Segre nel Senato, l’impegno dell’intero parlamento e delle istituzioni, a espungere da ogni aspetto della vita pubblica ogni cellula di fascismo e di nazismo in tutte le sue forme, nostalgiche, vecchie, nuove, nuovissime.

Non ci sono fascismi diversi, ce n’è uno solo ed è peste nera.

(fonte: Il manifesto)