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domenica 30 marzo 2025

"Un cuore che ascolta - lev shomea" n° 21 - 2024/2025 anno C

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


 IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE ANNO C

Libertà da ogni vincolo, anche da quello familiare, libertà da se stessi fino a perdere la reputazione e la vita, libertà dall'idolatria del denaro e dei beni (Lc 14,24-35). Queste le dure condizioni poste da Gesù per la sequela. Nonostante le evidenti difficoltà, pubblicani e peccatori gli si accostano, lo ascoltano volentieri e sono da Lui accolti, mentre scribi e farisei, i fedeli custodi della dottrina e dell'ortodossia, educati alla logica delle virtù e del merito, mormorano. Proprio per stigmatizzare il loro comportamento, Gesù narra le Parabole della Misericordia: la pecora smarrita, la dracma perduta e la parabola del figlio spendaccione o del Padre misericordioso o meglio, del figlio che crede di essere perfetto. Si tratta di un trittico di parabole, ma in realtà la parabola è una sola. Come nel trittico pittorico, le due parti più brevi (le due pale laterali) acquistano significato solo se messe in relazione con quella più lunga (la pala centrale), la quale è illuminata e completata dalle parti più brevi. Un Padre, il cui figlio scapestrato scappa di casa, non se ne starà certo con le mani in mano ad aspettare un suo improbabile ritorno, ma invierà il Buon Pastore perché ritrovi la pecorella che si è perduta e la riporti a casa sana e salva anche abbandonando il resto del gregge nel deserto. Chi di noi non farebbe lo stesso, dice Gesù? In verità, nessuno farebbe questo se non uno squilibrato. Tutto è illogico, assurdo, incomprensibile, come illogico, assurdo e incomprensibile è l'amore del Padre per ogni figlio. Solo un folle accoglierebbe in casa uno che ha dilapidato metà del patrimonio di famiglia senza il minimo rimprovero, e per di più reintegrandolo nel suo rango originario (la veste, l'anello, i sandali). Tale è l'amore del Padre, come l'utero accogliente di una madre che si dilata, fa spazio alla vita che cresce. L'amore di Dio non risponde a nessuna logica umana, non fa calcoli, agisce senza un'apparente ragione, è offerto gratuitamente a tutti, buoni e cattivi, al figlio ribelle come a quello che crede di essere giusto e per questo giudica suo fratello. Nel cuore del Padre nessun figlio è escluso dal suo amore, nessun figlio è così perduto da non poter essere cercato, trovato e, infine, avvolto nel suo tenero abbraccio. «Perché nostro fratello era morto ed è tornato alla vita, era perduto ed è stato ritrovato»