In questi giorni, come ogni anno, nelle nostre case stiamo allestendo il presepe. Può essere allora utile per ognuno di noi rispolverarne la storia e il significato.
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La grotta, il bue e l’asino, mezzanotte: guai se nel nostro presepe mancassero questi elementi che recano con sé tutta l’atmosfera natalizia e le emozioni bellissime di un’infanzia innocente, forse perduta. Ma se scorriamo le righe del racconto evangelico di Luca, di questo apparato non c’è menzione perché esso è sbocciato liberamente come un fiore della tradizione su un testo che è, invece, molto più sobrio. Ecco, allora, alcune brevi annotazioni attorno alla narrazione lucana.
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Sono le 12 e 12 del 12.12.12: ultima volta in cui - almeno nel XXI secolo - sarà possibile questo giochino del momento perfetto. Perfetto però per mettermi a fare il presepe, ancora una volta (che vorrei non fosse l'ultima). Appoggiando due fogli di compensato sulla cassapanca antica, rivedo con la memoria la colla di Luca Cupiello e mi domando: come si chiama chi fa il presepe? Presepista no, sa di professionista: una cosa che si fa e si disfa una volta all'anno non è un lavoro.Costruttore di presepi neppure, sa tanto di costruttori di cattedrali, e con loro non c'è gara. Eppure anche lui, direbbe Pietro, è una pietra viva che edifica la Chiesa.
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... Per i detentori del potere un Dio vicino fa paura ed una pace a portata di mano mette imbarazzo. L'evangelista Matteo narra che alla notizia della nascita del Messia "il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme". Loro, i grandi, amano pregare un Dio lontano e invocare una pace che voli alto. Ma noi sappiamo che, da quando Dio ha posto la sua tenda tra noi, la vera pace cammina con i piedi dei Francesco, non vola sulle ali dei Condor.
Leggi tutto: Togliamo Gesù dal presepe