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domenica 10 giugno 2012

«Uno che accetta le ingiustizie non sarà mai cristiano» di P. Silvano Fausti

Che cosa c’entra l’Ultima cena con la vita di tutti i giorni? Viviamo dispersi in mille cose, e abbiamo bisogno di staccare e di trovarLo in una stanza in cui riposare. 
Una lettura del biblista Silvano Fausti.

Il pane che si condivide in casa, è anche una parola: è segno dell’affetto, dell’amore, della condivisione. Se però non si dice mai questa parola, non si esprime mai questo amore, quel pane perde il suo significato. Se però non è colta questa parola esterna come parola interiore di gioia, di piacere, compiacenza, non è colto niente.
Quando uno ti dice una parola, ti dice qualcosa, ma contemporaneamente ti dice un’altra cosa, che è quella parola interiore che senti quando ascolti una parola. Un esempio per capire: se uno ti dice la parola: “ti detesto”, questa è una parola e la capisci. Però senti dentro un’altra parola: una grande tristezza. Se uno ti dice: ti voglio bene, tu senti la parola eterna e dentro senti una parola interna che è la gioia. Quindi, c’è un linguaggio interiore dato soprattutto dalla gioia o dalla tristezza, dalla attrazione o dalla repulsione, che è il modo più proprio di parlare. E noi agiamo sempre in base a questa parola interiore. È anche in questo modo che Dio parla al cuore dell’uomo.




Il testo è la sintesi redazione della lectio divina tenuta dell’autore nella Chiesa di San Fedele in Milano.
L’audio originale può essere ascoltato qui.