di Enzo Bianchi
Oggi ci appare sempre più difficile trovare una persona “che cammina senza colpa, agisce con giustizia e parla lealmente, non dice calunnia con la lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino”, una persona che “anche se giura a suo danno, non cambia; presta denaro senza fare usura, e non accetta doni contro l’innocente” (Sal 15, 2-15). E ci sembra un triste segnale del degrado dei nostri tempi. Ma proprio il salmo citato ci ricorda come il problema etico della corruzione fosse ben presente già 3000 anni fa. Del resto, sempre il Salterio, ripreso anche da san Paolo, ci ricorda che vi sono situazioni e stagioni in cui “non c’è nessun giusto, nemmeno uno, non c’è sapiente, non c’è chi cerchi Dio! Tutti hanno traviato e si son pervertiti; non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno” (Sal 14,1-3; Rm 3, 10-12).
Dobbiamo allora rassegnarci alla corruzione dilagante, anche in un paese che continua a vantare solide radici cristiane? Credo che l’etica nei rapporti sociali sia uno degli ambiti maggiori in cui ai credenti è chiesto da far emergere, nella semplicità della condotta quotidiana, la “differenza cristiana”, quel “tra voi non è così” (Mc 10,43) lasciato da Gesù ai discepoli come regola di condotta proprio nei confronti dell’esercizio del potere. Purtroppo la corruzione nel nostro paese riguarda anche persone che si dicono cristiane, che fanno uso delle parole della fede ma poi contraddicono in modo scandaloso quello che confessano con il loro stile di vita, con la logica del potere che abbisogna di denaro per vivere nel lusso, nell’ostentazione, nell’arroganza, nella sfrontatezza sessuale.
Se riflettiamo bene, il termine stesso di “corruzione” ci rimanda infatti al deteriorarsi del corpo, alla corruzione della morte. Ora, lo stesso avviene sul piano della vita interiore e spirituale: la corruzione mina la nostra “integrità” – anche in questo caso il concetto si estende dalla dimensione fisica a quella morale – ci smembra, ci rende irriconoscibili come esseri umani degni di tal nome. I cristiani si ricordino che se assumono lo stile di vita della corruzione, fanno bestemmiare il nome del loro Dio tra i non cristiani.
ENZO BIANCHI
pubblicato su "Famiglia Cristiana"- 17 giugno 2012