I «chiamati» al sacrificio e noi
Intanto, per cominciare, non è un fanatico. Il martire cristiano si consegna a una suprema chiamata, che gli chiede di affrontare la sofferenza e la morte in pura e semplice continuità con il dono della vita in favore di altri. È così che diventa un atto di fede e di amore – indisgiungibilmente. Non è un atto di puntigliosa mortificazione della propria vita, che celebra la propria superiorità sui comuni mortali. Tanto peggio, poi, quando un tale disprezzo della vita venga proclamato come imposto da Dio. Da qui, infatti, ad arrivare al sacrificio della vita altrui, in nome di Dio, passa meno di un capello. (E avevamo pensato che in questa suprema irreligione non potesse credere più nessuno!).
Il testo integrale della catechesi del Papa: «Nessuno escluso dalla chiamata alla santità»