«Poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini»: con queste parole il cardinale Carlo Maria Martini ritraeva David Maria Turoldo, l’indimenticato sacerdote friulano e frate dei Servi di Maria, «servo e ministro della Parola» (come si descriveva), di cui il 22 novembre ricorre il centenario della nascita. Di lui il critico letterario Carlo Bo ebbe a dire: «Padre David ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia. Dandogli la fede, gli ha imposto di cantarla tutti i giorni».
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In occasione del centenario della nascita pubblichiamo un articolo di padre Turoldo intitolato “La presenza della Chiesa” che apparve su “L’Uomo” il 29 dicembre 1945. Direttori del giornale erano allora: Mario Apollonio, Gustavo Bontadini e Dino del Bo.
Sulle pagine de “L’Uomo” videro la luce anche le prime poesie scritte da padre David: ne proponiamo due che non sono incluse nell’ampia antologia “O sensi miei… Poesie 1948-1988” (Rizzoli), né in “Luminoso vuoto” (Servitium), il volume uscito pochi giorni fa, a cura di Giorgio Luzzi, che raccoglie esclusivamente gli scritti composti da padre Turoldo negli ultimi mesi – in alcuni casi negli ultimi giorni – di vita (morì a Milano il 6 febbraio 1992).
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Rai: documentario su Padre David Maria Turoldo, “il poeta di Dio”
In onda il 22 novembre alle 22.10 su Rai Storia, per il ciclo ‘Italiani’, vede i contributi del card. Gianfranco Ravasi, di Mariangela Maraviglia, padre Ermes Ronchi e don Nicola Borgo
“David Maria Turoldo, era nato in Friuli nel 1916, ma la sua vera città sarebbe stata Milano. Fu lì che durante la guerra, nel 1940 il Cardinale Schuster lo invitò a tenere importanti discorsi in Duomo, fu lì che Turoldo divenne attivo durante gli anni del periodo della Resistenza e fu sempre a Milano che Turoldo rappresentò negli anni del secondo dopoguerra un punto di riferimento della parte moderna della Chiesa”.
Con queste parole Paolo Mieli ricorda il frate poeta dei Servi di Maria al quale, in occasione del centenario della nascita, Rai Cultura dedica il documentario dal titolo ‘Padre Turoldo, il poeta di Dio’. L’opera, di Antonia Pillosio, andrà in onda martedì 22 novembre alle 22.10 su Rai Storia, per il ciclo ‘Italiani‘.
Turoldo, frate dei Servi di Maria inizia ad apparire sulla scena sociale e politica negli anni ’40 del Novecento, in un tempo di grandi speranze e cambiamenti, di grandi progetti per il futuro. È stato un grande poeta, frequentatore e amico degli intellettuali ha fatto la Resistenza, “combattendo per l’umano contro il disumano”, come affermava lui stesso, ma ha sempre mantenuto distinti i confini tra Chiesa e politica. La sua grande produzione poetica lo ha imposto all’attenzione della critica e dei lettori come una delle voci emblematiche della poesia religiosa contemporanea. Ma i poveri e gli ultimi sono sempre stati la sua passione.
“Turoldo è paradossalmente una figura che è stata amata e odiata, che è stata spesso ricomposta nella sua storia complicatissima”, dice il cardinale Gianfranco Ravasi che, con storica Mariangela Maraviglia, Padre Ermes Ronchi e Don Nicola Borgo, ripercorre alcuni momenti cruciali della vita del frate.
Il documentario, realizzato con il materiale delle Teche Rai, raccoglie molte testimonianze di Padre Turoldo, registrate in diversi momenti della sua vita da “rivoluzionario tradizionalista” come lo definirono i suoi confratelli più giovani. E come affermava lui stesso: “Io son partito e ho girato il mondo, sono veramente un pellegrino, un vagabondo, si potrebbe dire tra virgolette, ma tuttavia il mio punto di partenza e arrivo è sempre il Friuli, dal punto di vista dell’emozione e del sentimento”.
Ed è proprio con le immagini del suo film ‘Gli Ultimi’ girato e prodotto in Friuli nel 1962 (ora conservato nella Cineteca del Friuli a Gemona) e con i ricordi di quei momenti rivissuti dal fotografo di scena Elio Ciol che inizia questo racconto della sua vita.
“L’uomo è la cifra essenziale della vicenda turoldiana e dell’impegno turoldiano. E questa passione è una riserva di fiducia e di speranza valida anche per il nostro presente”, sottolinea la storica Maraviglia. Ma il suo cristianesimo critico nei confronti della tradizione è causa di suoi allontanamenti dall’Italia, suggeriti dalla parte più conservatrice della Chiesa. Poesia e fede, arte e religione, spiritualità e fantasia, intuizione e raziocinio: tutto è unito nella testimonianza di questo frate, difficilmente decifrabile, dalla grosse passioni e amicizie.
Al documentario hanno collaborato il Centro del Priorato di Sant’Egidio in Fontanella, il Convento San Carlo al Corso, la Pontificia Facoltà Teologica ‘Marianum’, il centro culturale e spirituale il Ridotto, il Comune di Sedegliano mettendo a disposizione diverso materiale preso dai propri archivi.
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