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martedì 15 novembre 2016

"Il Giubileo e il segno della misericordia. Come un'onda che si allarga" di Marina Corradi

Il Giubileo e il segno della misericordia. 
Come un'onda che si allarga
di Marina Corradi

Chiudono, ovunque fuorché a Roma, le Porte dell’Anno Santo della Misericordia. Se si pensa che le diocesi cattoliche nel mondo sono quasi tremila, sono diverse migliaia le Porte che vanno a serrare i battenti. A guardarne la localizzazione su una mappa del pianeta colpisce l’ampiezza della loro diffusione, dalla Norvegia al Cile, dalla Mongolia alla Cina, fino a quelle collocate in isole sperdute del Pacifico, o alle tante assiepate nelle regioni cristiane dell’Africa. Porte, poi, che non sono solo ingressi di storiche basiliche, ma anche cancelli di ostelli per poveri, o, come a Erbil, in Kurdistan, veli di una tenda posta ad accogliere i cristiani fuggiti dal Daesh. Sono battenti di semplici parrocchie, come a Lampedusa, o cappelle di carceri; e addirittura ogni porta di cella in ogni prigione ha potuto essere, per i suoi occupanti, Porta di Misericordia: è bastato varcarla «rivolgendo la preghiera e il pensiero al Padre».

Ma con quale intento erano state aperte, un anno fa, le Porte? «Attraversando la Porta Santa, ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo a essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi», disse Francesco. Che, a differenza del passato, quando per attraversare la Porta Santa bisognava compiere lunghi pellegrinaggi, ha voluto quest’anno spalancare Porte Sante dappertutto, in ogni angolo della Terra; segno di una misericordia che andasse a cercare gli uomini ovunque, fin sulla soglia delle loro case, e nei luoghi della persecuzione, della miseria, o della condanna. E ora che un anno è passato, che centinaia di milioni di fedeli hanno attraversato quelle soglie, si è forse concluso il tempo santo voluto dal Papa? In realtà, se crediamo all’operare di questa grazia, questo tempo da poco cominciato dovrebbe essere come un’onda che, una volta generata, si allarga, pianamente; quasi impercettibilmente, e però concreta.

Se infatti quel passare per una Porta Santa contemplava il lasciarsi stringere e quasi vincere dalla misericordia di Dio, per potere poi guardare all’altro con un rigenerato sguardo, con una nuova capacità di perdono, allora almeno in molti di noi una silenziosa metamorfosi deve essere almeno cominciata; un seme, almeno, deve essere spuntato. Uno sguardo al prossimo che, da giudizio e condanna, si faccia coscienza del nostro comune male, e compassione; vecchi rancori che si sciolgano nella benedizione del perdono, e in un abbraccio. Ricevere misericordia e portarla agli altri, come acqua agli assetati; un’acqua, però, che non finisce mai. Quanto cambierebbe una città, se una ignota schiera di questi uomini trasformati operasse nelle sue case, scendesse nelle sue strade; quanti incancreniti nodi si scioglierebbero.

Questo già accade. E, dobbiamo crederlo, sta accadendo di più: alcuni fra noi, non sappiamo quanti, da questo anno sono stati cambiati. Si dirà: certo, può darsi, ma la vita torna sempre la stessa, e piega, e disfa le buone speranze. Insomma, dopo un po’ tutto è come prima. Dopo la boccata d’aria buona dell’Anno Santo, in tanti, tantissimi, saremo i soliti. Peccatori come prima e come sempre. È a questa obiezione che sembra rispondere un concetto su cui il Papa è tornato in questi mesi, anche nell’ultimo incontro, a marzo, con la Fraternità di Comunione e Liberazione.

«Il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù Cristo è il mio peccato. È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa. (..) La morale cristiana è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura 'ingiusta' secondo i criteri umani, di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso». Il dono delle Porte Sante non è una cosa statica, è una dinamica. È l’apprendere a tornare ogni volta da Dio con i propri peccati, e ad accettarne, con quei peccati nelle mani, la misericordia: una misericordia sovrabbondante, addirittura, dice il Papa, «ingiusta» per gli umani criteri.

Assumendo da questo stupore grato la capacità, o almeno il desiderio, di una metamorfosi: cominciare a guardare in un simile modo il prossimo, dal collega scostante alla moglie inasprita, ai nemici, alla massa incalcolabile di estranei che ci circonda, agli ultimi, a quelli che tutti respingono. La misericordia, in ultimo, è imparare lo sguardo di Dio. E quest’anno le Porte Sante sono state migliaia e migliaia, sono venute a aprirsi nella nostra città, tra le nostre case, come domandando: siamo qui a un passo, la strada è breve, venite. Forse, fra tanti, molti dimenticheranno quel passaggio, trascureranno il seme spuntato. Eppure da altri, mite, sommessa, si dovrà allargare, quell’onda. Invisibile agli occhi, come ciò che c’entra col cuore, e conta davvero.
(fonte: Avvenire 13/11/2016)