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sabato 11 luglio 2015

SREBRENICA 20 anni dopo -- RICORDARE NON BASTA di Renato Sacco

foto di Tarik Samarah
SREBRENICA
20 anni dopo il più grave eccidio di civili in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale
RICORDARE NON BASTA 
di Renato Sacco


“No Teeth…? 
A Mustache… ? 
Smell like shit… ? 
Bosnian Girl”



In questi giorni ci sono vari anniversari, dolorosi, amari: Srebrenica, Gaza e la legge 185 sull’esport delle armi. Molti hanno scritto in questi giorni su questi temi. Basta cosultare alcuni siti.
Srebrenica. L’11 luglio 1995 sono stati uccisi oltre 8000 uomini da parte dell’esercito serbo agli ordini del Generale Mladic. (www.balcanicaucaso.org)
Gaza. Un anno fa Israele iniziava i bombardamenti su Gaza, con l’operazione ‘margine protettivo’: oltre 2000 morti, tra cui circa 500 bambini; più di 8600 feriti; oltre 20.000 abitazioni distrutte. (www.bocchescucite.org)
Legge 185/90. In questi giorni, 25 anni fa, veniva approvata una legge importante e avanzata per controllare e limitare l’esport delle armi: la 185/90. Il bilancio che ne fa Rete Disarmo oggi è di una progressiva perdita di trasparenza e di efficacia. Di fatto l’Italia sta vendendo armi per decine di miliardi di Euro a molti paesi in guerra. Ai primi posti: Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi, USA.
E’ di questi giorni la notizia che le bombe usate in Yemen dall’Arabia Saudita sono Made in Italy, più precisamente in Sardegna. E il rispetto della 185/90? (www.disarmo.org)
Ma oltre a tutte queste doverose riflessioni, c’è una considerazione di fondo che mi amareggia e mi inquieta ogni volta che si parla di guerra. E mi ritorna ogni volta che rivedo la foto della scritta iniziale. Si trova sui muri della fabbrica di accumulatori di Potocari, al tempo base dei Caschi Blu dell'ONU, vicino a Srebrenica. Sono diversi i graffiti razzisti dei soldati olandesi, caschi blu dell’ONU. Non conosco l’inglese ma la traduzione potrebbe essere: “Niente denti? Ha i baffi? Puzza di m...? La donna bosniaca.” La scritta è stata fotografata da Tarik Samarah. Anni fa aveva in programma una mostra fotografica ma qualcosa è andato storto e non è stata possibile esporla al parlamento olandese. Non so poi come la cosa sia evoluta. 
Resta il fatto che quelle scritte sono una tragica testimonianza di come la donna viene vista e usata dagli uomini durante la guerra. Ogni guerra, in ogni parte del mondo. E anche a Potocari, all’interno dell’edificio sotto controllo dei Caschi Blu, c’era la infertivno dom, che possiamo tradurre in modo schietto come ‘stanza degli stupri’.
La donna è considerata ‘il riposo del guerriero’. Un oggetto. Un bottino di guerra. Sempre, mi dicono gli esperti, la dove c’è una grossa presenza militare, c’è un grande giro di sfruttamento e prostituzione. Per molti è una cosa normale.
Ieri e oggi. Dalla Bosnia alla Siria, dal Nord Iraq, alla Nigeria… 
Fino ad arrivare all’episodio di qualche giorno fa vicino a Roma: una sedicenne violentata da un militare. Molti commenti erano: se l’è cercata!

Sì, forse abbiamo bisogno di riconvertire non solo le fabbriche di armi, ma il cuore, il ragionamento, il modo di vedere la vita, l’uomo e la donna.

10 luglio 2015


Renato Sacco


Coordinatore nazionale di Pax Christi





Leggi anche:


- firma appello di Amnesty 20 anni dopo, ancora in attesa di giustizia!



Guarda anche il post già pubblicato sulla visita di Papa Francesco in Bosnia:
"Cari fratelli e sorelle, nelle Letture bibliche che abbiamo ascoltato è risuonata più volte la parola “pace”. Parola profetica per eccellenza! Pace è il sogno di Dio, è il progetto di Dio per l’umanità, per la storia, con tutto il creato. Ed è un progetto che incontra sempre opposizione da parte dell’uomo e da parte del maligno. Anche nel nostro tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati. È una sorta di terza guerra mondialecombattuta “a pezzi”; e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra.
C’è chi questo clima vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi. Ma la guerra significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore!
Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!
All’interno di questo clima di guerra, come un raggio di sole che attraversa le nubi, risuona la parola di Gesù nel Vangelo: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). È un appello sempre attuale, che vale per ogni generazione. Non dice “Beati i predicatori di pace”: tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera. No. Dice: «Beati gli operatori di pace», cioè coloro che la fanno. Fare la pace è un lavoro artigianale: richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia. Beati sono coloro che seminano pace con le loro azioni quotidiane, con atteggiamenti e gesti di servizio, di fraternità, di dialogo, di misericordia… Questi sì, «saranno chiamati figli di Dio», perché Dio semina pace, sempre, dovunque; nella pienezza dei tempi ha seminato nel mondo il suo Figlio perché avessimo la pace! Fare la pace è un lavoro da portare avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza mai stancarsi.
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Guarda il post:
Francesco pellegrino di pace a Sarajevo 6/6/2015 - Mattina (testi e video) - Fare la pace è un lavoro da portare avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza mai stancarsi.