Per non dimenticare...
C’è una Bologna prima del 2 agosto del 1980
e ce n’è una successiva
Gianni Montieri
In “Non era un mostro strano”, Gianni Montieri ricorda il giorno della strage alla stazione attraverso la sua storia personale, ricostruendo il quadro emotivo di un’Italia che, da quel momento in poi, non sarebbe stata più la stessa

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2 agosto 1980. Sappiamo chi è stato. La frase è scritta su una colonna a pochi metri dalla stazione di Bologna. Scatto una fotografia, l’anno è il 2014, da quella volta la posto ogni anno sui social come promemoria della terribile strage neofascista. Solo dopo averla scattata realizzo che il giorno in cui mi trovo la scritta davanti agli occhi è il 2 agosto, un altro 2 agosto, diverso nel tempo e nello spazio, carico d’estate e di speranze, lo stesso bagaglio d’attesa e profumo che accompagnava chi si trovava dentro la stazione quel giorno, le speranze di chi è morto e di chi è sopravvissuto. Amo Bologna, la sua stazione, amo passarci. ...
Perciò transitare, passare da Bologna rimanda quasi sempre a momenti felici. È un luogo che sa di gente, di vita, di incroci, di zaini e trolley che salgono e scendono, ancora di più da quando c’è il labirinto della stazione av sottoterra, sbagli una scala mobile e ti ritrovi in un parcheggio. È un luogo, però, che sa anche di malinconia, di memoria, del dolore che lo ha attraversato, che lo attraversa. ...
Nessuno può passare da questa stazione senza avvertire una piccola scossa, un turbamento, ancora prima di guardare l’orologio fermo all’ora dell’esplosione, di leggere le incisioni in ricordo delle vittime. Quell’orologio, quelle persone che non ci sono più sono le nostre care cose, ci appartengono, ognuna di loro è un nostro frammento, è chi è passato dove anche noi passavamo, avremmo potuto passare, l’abbiamo scampata per caso, e perciò continuiamo a passare.
Enrico Palandri ha scritto: «Tra le pietre un gettone, la testa di una bambolina, un paio di occhiali, un mocassino di pelle morbida. Le autoambulanze arrivano a decine, i cadaveri, coperti da un lenzuolo, vengono provvisoriamente allineati sul piazzale e mentre guardo la gente in questa sala oggi e i nomi su questa lapide non capisco ancora che cosa ci allontani da loro»; è il pensiero del protagonista di un romanzo, che avendo perso una coincidenza alla stazione di Bologna immagina quel 2 agosto, andando all’indietro, alle persone che si trovavano lì perché avevano perso una coincidenza come lui e aggiunge che è una strage che ci riguarda tutti, anche chi non c’era, e penso, con lui, anche chi è nato dopo, anche chi continuerà a nascere. ...
Il 1980 è l’anno in cui l’ho scampata e durante il quale ho capito che vivere e morire è questione di un attimo, e di fortuna. Ero troppo piccolo per fare un ragionamento, ma qualcosa mi è entrato dentro e non mi ha più lasciato, come un tremito, come una sorta di consapevolezza. Ho avvertito la nostra precarietà. Il treno che amavo fin da piccolissimo – e che io e mia sorella adoravamo prendere – non era più un luogo sicuro, un convoglio, un mezzo, un tramite, era diventato un posto in cui potevi lasciarci la pelle, anche se eri un bambino, anche se stavi andando in vacanza. Ogni volta che passo da Bologna penso a tutte queste cose e penso che non vorrei cambiare treno in nessun altro posto al mondo. Bologna allaccia, connette, prende tutti i binari del Nord e li butta a Sud, prende ogni rotaia del Sud e la scaraventa verso Nord. La stazione di Bologna significa tante cose, molte hanno a che fare con la parola amore. ...
Le vite degli altri, la storia di tutti. Luigi Bernardi, uomo capace di guardare al futuro come pochi, e amante dei treni e dell’alta velocità, mentre stavamo chiacchierando, preso da una vena malinconica mi disse qualcosa come: «C’è una Bologna prima del 2 agosto del 1980 e ce n’è una successiva. Nessuna delle due è migliore dell’altra, sono solo diverse, diverso è il carico che le due città devono sopportare, gestire. La memoria pesa di più, per esempio, della creatività, ma entrambe sono una spinta. Sono due città diverse, il problema è quando si sovrappongono». ...
È tempo di andare. La stazione di Bologna, le targhe commemorative, l’orologio fermo alle 10.25 e poi i treni che vanno e vengono, quelli ad alta velocità e i regionali e gli interregionali, i nomi dei neofascisti colpevoli, le coperture, i processi, le sentenze, i nomi luminosi delle vittime, il coraggio dei loro cari, tutti i sopravvissuti, le persone che passano di qua, gli zaini, le valigie, ogni cosa è quel giorno, ogni cosa di quegli istanti ci riguarda, ci mostra chi siamo.
Amo la stazione di Bologna. ...
(fonte: Linkiesta 02/08/2025)
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Chi erano le 85 vittime della Strage del 2 Agosto 1980 alla stazione di Bologna
L’attentato che provocò 85 morti e oltre 200 feriti: alle 10.25 del 2 agosto del 1980 il tempo alla stazione di Bologna si è fermato. Le storie delle vittime
Un boato improvviso, lacerante, poi solo urla, singhiozzi, polvere e macerie. L’atrio della stazione centrale di Bologna si riempie di sangue e detriti, sulla pensilina del primo binario l’esplosione investe anche il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea, in ritardo di un’ora sulla tabella di marcia, le grida dei feriti e dei passeggeri incontrano volti annichiliti dallo choc e dall’orrore.
Alle 10.25 (l’ora della tragedia rimarrà per sempre impressa nelle lancette ferme del grande orologio) l’esplosione squarcia l’ala sinistra della stazione su piazza Medaglie d’Oro: la sala d’aspetto di seconda classe, gli uffici del primo piano, il ristorante.
Nel ristorante-bar-self service perdono la vita sei lavoratrici; tra le vittime anche due taxisti in attesa di clienti nel posteggio davanti all’edificio polverizzato dallo scoppio. 85 morti e 200 feriti: la strage più efferata d’Italia cancella storie e persone di ogni età e provenienza. ...
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Dichiarazione del Presidente Mattarella nel 45° anniversario della strage della Stazione di Bologna
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«La strage della Stazione di Bologna ha impresso sull’identità dell’Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile.
Il 2 agosto di quarantacinque anni fa, con i corpi straziati, i tanti morti innocenti, la immane sofferenza dei familiari, lo sconvolgimento di una città e, con essa, dell’intera comunità nazionale, è nella memoria del Paese.
Bologna, l’Emilia-Romagna, l’Italia, risposero con prontezza e fermezza, esprimendo tutta la solidarietà di cui sono capaci, respingendo il disegno destabilizzante, le complicità presenti anche in apparati dello Stato, le trame di chi guidava le mani stragiste.
Nel giorno dell’anniversario, si rinnovano alle famiglie delle vittime i sentimenti di vicinanza. Espressione di una comunità coesa che aderisce a quei principi democratici, che gli artefici della strage volevano cancellare, generando paura per minare le istituzioni, cercando di spingere il Paese verso derive autoritarie, con responsabilità accertate grazie al tenace lavoro di Magistrati e servitori dello Stato.
Merita la gratitudine della Repubblica la testimonianza dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ha sempre tenuto accesa la luce sul percorso che ha portato a svelare esecutori e mandanti, prezioso esempio di fedeltà ai valori costituzionali, specie per i giovani».
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La strage di Bologna,
dopo 45 anni la verità della giustizia
'Ideata e organizzata dalla P2 ed eseguita dai fascisti'
Il primo luglio di quest'anno, con la condanna definitiva all'ergastolo per Paolo Bellini, ex di Avanguardia Nazionale, killer di 'Ndrangheta, criminale dai mille volti, e ora anche stragista, è calato il velo sulle vicende giudiziarie dell'attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che fece 85 morti ed oltre 200 feriti, "il punto più alto della strategia della tensione", come emerge dalle ultime sentenze.
A 45 anni da quella strage, di cui si celebra l'anniversario, la storia della bomba alla stazione è cambiata, molte ombre (non tutte) si sono diradate, la verità è più chiara. ...
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Vedi anche il post precedente: