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sabato 12 ottobre 2024

VEGLIA ECUMENICA DI PREGHIERA Sinodo, Francesco: vergogna per lo scandalo della divisione tra i cristiani (testi, foto e video)

SECONDA SESSIONE DELLA XVI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

VEGLIA ECUMENICA DI PREGHIERA

Piazzale dei Protomartiri Romani
Venerdì, 11 ottobre 2024


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Sinodo, Francesco:
vergogna per lo scandalo della divisione tra i cristiani

Alla veglia ecumenica in Vaticano con i partecipanti ai lavori dell'assise, la preghiera animata dalla Comunità di Taizé insieme ai Delegati fraterni delle altre Chiese. Il Papa, che consegna l'omelia, ribadisce che c'è bisogno di una testimonianza comune, già sperimentata purtroppo in molte parti del mondo come "ecumenismo del sangue", più forte di qualsiasi parola. "Questo Sinodo è un’opportunità per superare "i muri che ancora esistono tra noi"


“Il mondo ha bisogno di una testimonianza comune, il mondo ha bisogno che siamo fedeli alla nostra comune missione.”

Nella memoria liturgica di San Giovanni XXIII, che avviò il Concilio Vaticano II l’11 ottobre 1962, evento che ha segnato l’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico, Papa Francesco fa risuonare ancora una volta l'anelito di piena unità tra le confessioni cristiane. Lo fa nel silenzio e nell'omelia consegnata questa sera, non pronunciata, alla fine della veglia ecumenica animata dalla Comunità di Taizé nella piazza dei Protomartiri in Vaticano, insieme ai Delegati fraterni partecipanti al Sinodo sulla sinodalità (che proprio da quel Concilio prende ispirazione), ai fratelli e sorelle delle altre Chiese.

Un canto corale e un intimo silenzio, nell'anelito della pace

Quattro bambine e una donna con il grande Libro della Parola di Dio, guidano la breve processione con i flambeaux dall'Aula Paolo VI alla piazza dove campeggia un grande crocifisso ligneo di San Damiano. Il calore tipico dei canoni di Taizé crea un'atmosfera di grande, profonda e semplice intimità. Il coro di giovani della Comunità è soave a abbraccia tutti in un anelito di pace. Canto e parole si fondono in un mosaico di voci dal mondo.

È il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell'Unità dei Cristiani, ad introdurre la veglia ricordando i sessant'anni dalla pubblicazione della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium e del Decreto sull'ecumenismo Unitatis Redintegratio. Da questi due documenti sono tratte le preghiere di lode e di intercessione, affidate a voci delle diverse confessioni e realtà ecumeniche: Patriarcato ecumenico, Battisti, Anglicani, Chiesa greco-ortodossa, Chiesa ortodossa siriaca del Malankara, Luterani, Pentecostali, Chiesa ortodossa di Serbia, Metodisti, Chiesa apostolica Armena, Anabbattisti (Mennonite World Conference), Chiesa ortodossa Rumena, Chiesa cristiana (Discepoli di Cristo), Riformati, Chiesa Copta. La Parola dal Libro del profeta Isaia e cantato il Salmo 122. E poi ancora l'invocazione, dal Vangelo di Giovanni, ad essere "una cosa sola" in Cristo. È una sinfonia di lingue con brevi letture - da parte di cinque donne - in cinese, portoghese, Swahili, arabo, Malayalam cui fa seguito un lungo momento di silenzio. Tra le preghiere di intercessione, quella del Pastore Luca Anziani, che si fa portavoce del desiderio che lo Spirito rinnovi la solidarietà per gli affamati, i malati, i carcerati, i migranti e per tutti coloro che hanno perso la speranza.

La preghiera ecumenica in Vaticano

Vergogna per lo scandalo della divisione tra cristiani

Francesco nell'omelia grida allo scandalo, quello di "non dare insieme la testimonianza al Signore Gesù", quello scandalo che i Padri conciliari erano convinti danneggiasse la predicazione del Vangelo.

Questo Sinodo è un’opportunità per fare meglio, superando i muri che ancora esistono tra noi. Concentriamoci sul terreno comune del nostro comune Battesimo, che ci spinge a diventare discepoli missionari di Cristo, con una comune missione.
L'ecumenismo del sangue è più forte di qualsiasi parola

Il pensiero del Pontefice va ai tanti cristiani di diverse tradizioni la cui testimonianza è invece pienamente conforme allo stile di Gesù che ha dato la vita per la salvezza e ha lottato contro le tentazioni del divisore. Francesco ricorda che, come la sinodalità, l'unità dei cristiani è necessaria per la missione, missione che in alcuni luoghi del mondo si fa a tal punto ardua che porta al martirio:

[...] danno la vita insieme per la fede in Gesù Cristo, vivendo l’ecumenismo del sangue. La loro testimonianza è più forte di qualsiasi parola, perché l’unità viene dalla Croce del Signore.

L'unità, dono imprevedibile

È sempre lo Spirito Santo che guida verso una maggiore comunione, rimarca il Papa che ricorda come l'unità è un frutto del Cielo, "non della terra", che va al di là di qualsiasi impegno volontaristico da parte dell'uomo, pure indispensabile. È una grazia, insomma. Questo deve alimentare una disponibilità all'affidamento; e qui il Successore di Pietro cita padre Paul Couturier - considerato il pioniere dell'ecumenismo spirituale, l'ispiratore dell'attuale Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani - il quale parlava di dono da implorare “come Cristo vuole” e “con i mezzi che Egli vuole”.

È un dono di cui non possiamo prevedere i tempi e i modi; dobbiamo riceverlo «senza porre alcun ostacolo alla Provvidenza e senza pregiudicare i futuri suggerimenti dello Spirito Santo», come dice ancora il Decreto conciliare.

Il Papa durante la veglia con i partecipanti al Sinodo

L'unità, un cammino

La visione di Francesco è sempre dinamica, legata a un processo. È evidente nel passaggio dell'omelia in cui spiega che l'unità - e anche questo è un insegnamento che scaturisce dal sinodo - "matura nel movimento, strada facendo". È il servizio reciproco in uno stile di cooperazione a farla crescere.

L’unione tra i cristiani cresce e matura nel comune pellegrinaggio “al ritmo di Dio”, come i pellegrini di Emmaus accompagnati da Gesù risorto.

L'unità, non frutto di compromessi o equilibrismi

Ricorre il termine "armonia" nel testo del Papa, quell'armonia che peraltro tanto spesso abbiamo ascoltato nei suoi discorsi in occasione del recente viaggio apostolico in Asia e Oceania. L'incoraggiamento è a non lasciarsi bloccare dalle difficoltà che la sfida ecumenica pone e ha sempre posto. Anche qui è lo Spirito "che spinge in un'unità di multicolore diversità". E precisa:

Il Sinodo ci sta aiutando a riscoprire la bellezza della Chiesa nella varietà dei suoi volti. Così l’unità non è uniformità, né frutto di compromessi o di equilibrismi.

Una supplica universale da parte dei rappresentanti delle diverse Chiese

La palestinese Karram: imploriamo la pace per chi soffre nei conflitti

Alla supplica corale si uniscono Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, e Frère Alois, già priore della Comunità di Taizé. Il Papa chiude l'incontro recitando il Padre Nostro. La teologa palestinese sottolinea ai media vaticani: "In questa veglia ecumenica avevo nel cuore tutte le persone del Medio Oriente che in questo momento stanno soffrendo a motivo dei conflitti con tante sofferenze. Sono sicura che la nostra preghiera, tutti uniti, con Chiese diverse, possa implorare la pace per tutti. Siete nel nostro cuore, noi continuiamo a seminare la pace e a costruire l'unità dappertutto, al di là di tutto".
(fonte: Vatican News, articolo di Antonella Palermo 11/10/2024)


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OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO


Testo consegnato

«Io ho dato loro la stessa gloria che tu hai dato a me» (Gv 17,22). Queste parole della preghiera di Gesù prima della Passione, si possono riferire in modo eminente ai martiri, glorificati per la testimonianza resa a Cristo. In questo luogo ricordiamo i Primi Martiri della Chiesa a Roma: sul loro sangue è stata costruita questa basilica, sul loro sangue è stata edificata la Chiesa. Possano questi Martiri rafforzare la nostra certezza che, avvicinandoci a Cristo, ci avviciniamo gli uni agli altri, sostenuti dalla preghiera di tutti i santi delle nostre Chiese, già perfettamente uniti dalla loro partecipazione al Mistero pasquale. Come afferma il Decreto Unitatis redintegratio, di cui ricorre il sessantesimo anniversario, quanto più i cristiani sono vicini a Cristo, tanto più sono vicini tra loro (cfr n. 7).

In questo giorno, nel quale ricordiamo l’apertura del Concilio Vaticano II, che ha segnato l’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico, siamo riuniti insieme ai Delegati fraterni, ai nostri fratelli e sorelle delle altre Chiese. Perciò faccio mie le parole che San Giovanni XXIII rivolse agli osservatori all’apertura del Concilio: «La vostra stimata presenza qui, la commozione che abbraccia il mio cuore di sacerdote, di vescovo della Chiesa di Dio […] mi invitano ad affidarvi l’anelito del mio cuore, che arde dal desiderio di lavorare e soffrire per l’avvicinarsi dell’ora in cui si compirà per tutti la preghiera di Cristo nell’Ultima Cena» (13 ottobre 1962). Entriamo in questa preghiera di Gesù, facciamola nostra nello Spirito Santo, accompagnata da quella dei Martiri.

Unità dei cristiani e sinodalità sono collegate. Infatti, se «il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (Discorso nel 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015), esso va percorso con tutti i cristiani. «Il cammino della sinodalità […] è e dev’essere ecumenico, così come il cammino ecumenico è sinodale» (Discorso a Sua Santità Mar Awa III, 19 novembre 2022). In entrambi i processi, si tratta non tanto di costruire qualcosa quanto di accogliere e far fruttare il dono che già abbiamo ricevuto. E come si presenta il dono dell’unità? L’esperienza sinodale ci aiuta a scoprirne alcuni aspetti.

L’unità è una grazia, un dono imprevedibile. Il vero protagonista non siamo noi, ma lo Spirito Santo che ci guida verso una maggiore comunione. Come non sappiamo in anticipo quale sarà l’esito del Sinodo, così non sappiamo esattamente come sarà l’unità a cui siamo chiamati. Il Vangelo ci dice che Gesù, in quella sua grande preghiera, “alzò gli occhi al cielo”: l’unità non è innanzitutto un frutto della terra, ma del Cielo. È un dono di cui non possiamo prevedere i tempi e i modi; dobbiamo riceverlo «senza porre alcun ostacolo alla Provvidenza e senza pregiudicare i futuri suggerimenti dello Spirito Santo», come dice ancora il Decreto conciliare (UR, 24). Padre Paul Couturier soleva dire che l’unità dei cristiani va implorata “come Cristo vuole” e “con i mezzi che Egli vuole”.

Un altro insegnamento che viene dal processo sinodale è che l’unità è un cammino: matura nel movimento, strada facendo. Cresce nel servizio reciproco, nel dialogo della vita, nella collaborazione di tutti i cristiani che «fa emergere più chiaramente il volto di Cristo servitore» (UR, 12). Ma dobbiamo camminare secondo lo Spirito (cfr Gal 5,16-25); o, come dice Sant’Ireneo, come tôn adelphôn synodía, “una carovana di fratelli”. L’unione tra i cristiani cresce e matura nel comune pellegrinaggio “al ritmo di Dio”, come i pellegrini di Emmaus accompagnati da Gesù risorto.

Un terzo insegnamento è che l’unità è armonia. Il Sinodo ci sta aiutando a riscoprire la bellezza della Chiesa nella varietà dei suoi volti. Così l’unità non è uniformità, né frutto di compromessi o di equilibrismi. L’unità dei cristiani è armonia nella diversità dei carismi suscitati dallo Spirito per l’edificazione di tutti i cristiani (cfr UR, 4). L’armonia è la via dello Spirito, perché Egli stesso, come dice San Basilio, è armonia (cfr Sul Salmo 29, 1). Noi abbiamo bisogno di percorrere il sentiero dell’unità in virtù del nostro amore per Cristo e per tutte le persone che siamo chiamati a servire. Lungo questa via, non lasciamoci mai fermare dalle difficoltà! Abbiamo fiducia nello Spirito Santo, che spinge all’unità in un’armonia di multicolore diversità.

Infine, come la sinodalità, l’unità dei cristiani è necessaria per la loro testimonianza: l’unità è per la missione. «Che tutti siano una cosa sola ... perché il mondo creda» (Gv 17,21). Questa era la convinzione dei Padri conciliari nell’affermare che la nostra divisione «è di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura» (UR, 1). Il movimento ecumenico è nato dal desiderio di testimoniare insieme, con gli altri e non lontano gli uni dagli altri, o peggio ancora gli uni contro gli altri. In questo luogo i Protomartiri ci ricordano che oggi, in molte parti del mondo, cristiani di diverse tradizioni danno la vita insieme per la fede in Gesù Cristo, vivendo l’ecumenismo del sangue. La loro testimonianza è più forte di qualsiasi parola, perché l’unità viene dalla Croce del Signore.

Prima di cominciare questa Assemblea, abbiamo avuto una Celebrazione penitenziale. Oggi esprimiamo anche la vergogna per lo scandalo della divisione dei cristiani, lo scandalo di non dare insieme testimonianza al Signore Gesù. Questo Sinodo è un’opportunità per fare meglio, superando i muri che ancora esistono tra noi. Concentriamoci sul terreno comune del nostro comune Battesimo, che ci spinge a diventare discepoli missionari di Cristo, con una comune missione. Il mondo ha bisogno di una testimonianza comune, il mondo ha bisogno che siamo fedeli alla nostra comune missione.

Cari fratelli e sorelle, davanti al Crocifisso San Francesco d’Assisi ha ricevuto la chiamata a restaurare la Chiesa. La Croce di Cristo guidi anche noi, ogni giorno, nel cammino verso la piena unità, nell’armonia tra di noi e con tutta la creazione, «perché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli» (Col 1,19-20).

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