Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mc 1,40-45
La figura del lebbroso rappresenta il simbolo dell'emarginazione per eccellenza. Ritenuto un imperdonabile peccatore, un reietto da Dio, veniva escluso da ogni consesso civile e religioso, e la lebbra considerata una maledizione, << la figlia primogenita della morte! >> (Gb 18,13). Chi ne era affetto aveva l'obbligo di vivere fuori dai centri abitati, in luoghi deserti e, qualora si fosse imbattuto in qualche persona, rimanendo a distanza doveva gridare: << Immondo! Immondo! >> , in modo che nessuno gli si accostasse. Gesù invece viola questa disposizione della Torah, abbatte anche questo muro di separazione, ciò che distingue il puro dall'impuro, il sacro dal profano, il giusto dal peccatore: gli si accosta, lo tocca e lo purifica (katharìzo) perché è suo fratello, figlio dello stesso Padre. Gli emarginati, i reietti, coloro che dagli uomini sono ritenuti i lontani da Dio, proprio questi sono i prediletti da Gesù, perché << Dio ha scelto ciò che nel mondo è disprezzato e ignobile, le cose che non sono, per distruggere quelle che sono >>(1Cor 1,28). Proprio il lebbroso, immagine dei poveri, degli umili, dei rigettati, dei condannati dalla società civile e religiosa, sarà il primo ad evangelizzare, a << divulgare la Parola (diaphemìzein ton Lògon) >>, a proclamare l'Evangelo del Regno. Mentre Gesù ne prenderà il posto e dovrà starsene << fuori, in luogo deserto >> perché immondo dopo averlo toccato, << disprezzato e reietto dagli uomini >>(Is 53,3).