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venerdì 8 settembre 2017

Malaria e immigrazione, che nesso c'è?

Le due malattie. Tragico lutto e caccia agli «untori»
di Giuseppe Anzani

Una bambina di quattro anni che muore di malaria dopo il ricovero in un ospedale italiano è un dolore che trapassa il cuore, è il picco del dolore. È per noi anche una incredula angoscia perché è una morte insolita, e la paura vi associa pensieri di allarme. La malaria in Italia non c’è; la malaria è stata un incubo, per l’Italia, per secoli e secoli, quando infestava le zone paludose poi finalmente bonificate nel secolo scorso; e l’anopheles, la zanzara malefica che inietta nel sangue il plasmodium col suo pungiglione, è stata sconfitta, sradicata. La malattia è rimasta endemica nelle zone tropicali del mondo, dove ogni anno si contano più di 200 milioni di malati e circa 400mila morti (il 2 per mille). E la notizia che nello stesso ospedale c’erano due bimbi malati, di ritorno da un viaggio nel Burkina Faso, loro Paese d’origine, mescolandosi alle paure addensate negli ultimi tempi da un clima di nervosismo ostile verso il flusso dei migranti sulla rotta mediterranea, ha fatto uscire parole cattive da qualche esponente politico impregnato di umori cattivi.

Perché un conto è l’urto impressionante dell’allarme dal lato sanitario, per il caso più unico che raro, e il bisogno di una indagine di precisione assoluta, senza la quale si rischiano vaniloqui. Un altro conto è il rigurgito di parole insensate sulle «orde di finti profughi che stanno invadendo l’Italia» senza che i governanti assicurino che queste orde non portino «gravissime malattie». Un’immagine che sembra evocare la peste portata al seguito dai Lanzichenecchi nel racconto del Manzoni (chiedendo scusa allo scrittore lombardo, per qualche differenza stilistica). Un modo per gettare la tragedia di questa morte sulla bilancia dei rancori preventivi, della rabbia e dell’astio verso una intera moltitudine di persone che non c’entrano e che sono additate come indistinto bersaglio di massa. È di nuovo il corto circuito del pensiero che cerca il capro espiatorio, costruisce la categoria degli untori.

Gli esperti sono già all’opera per scoprire l’origine del morbo che ha ucciso la piccola Sofia. Le statistiche dicono che ogni anno circa 600 italiani che tornano da viaggi di lavoro o turismo nei Paesi dove la malaria è endemica prendono l’infezione. In Francia stanno peggio, sono 2.200. Gli immigrati non c’entrano con queste vicende. Da noi un contagio "autoctono" (cioè originato in Italia) può accadere a chi risiede in zone aeroportuali, se qualche zanzara resta tra i vestiti o nelle valigie, e punge prima di morire; oppure per contagio da sangue infetto a sangue sano, evento anche questo ordinariamente evitabile. Si accenna l’ipotesi che il contagio sia avvenuto in ospedale, e gli interrogativi irrompono e ci scuotono sui rischi durevoli e generici che le statistiche assegnano alle infezioni nosocomiali; ma per ogni certezza dobbiamo ancora attendere.

Questa attesa non è senza ansia. L’accompagna l’immagine di quel volto, nella fissità della morte che è il peso dell’assurdo, come accade per ogni dolore innocente che precipita dentro la vita. Ma a sciogliere l’enigma non giova caricare il cuore di ostilità verso chi porta solo il fardello d’un altro dolore innocente e farne fantasma globale d’un male colpevole d’ogni male che accada. Questa è ancora malaria, l’altra malaria: quando il plasmodio dell’odio ti è entrato nell’anima.
(fonte: Avvenire)


Il caso della bambina morta di malaria all'ospedale di Brescia ha scatenato polemiche sui migranti
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Uno squallore unico. E, purtroppo, uno squallore che si ripete. La vergogna si è abbattuta sui titoli di apertura di Libero e de Il Tempo dedicati alla bambina morta di malaria nell'ospedale di Trento...

Le associazioni Articolo 21, A mano disarmata, Progetto diritti, la Rete Nobavaglio e Amnesty International Italia hanno dato mandato ai loro legali di studiare la possibile presentazione di un esposto-denuncia alla magistratura contro i due quotidiani per violazione della legge 25 giugno 1993, n. 205 che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali; nonché per violazione dell'articolo 658 del Codice Penale (procurato allarme). 
"Titoli e sommari - hanno spiegato le associazioni - prendono spunto da un'ipotesi tutt'altro che dimostrata e che invece viene data per certa e non trovano riscontro in notizie accertate, né per altro si possono configurare come "opinioni" affermando la fattualità di accadimenti mai avvenuti. Come cittadine e cittadini prima ancora che come professionisti dell'informazione, siamo per la libertà di espressione tutelata dall'articolo 21 della nostra Costituzione, ma siamo anche per il rispetto delle leggi e soprattutto siamo a favore di una libera informazione che tuteli il bene primario della democrazia: la verità. Chiediamo a cittadini, associazioni e forze politiche di unirsi a noi in questa battaglia di civilta'". 
Sono tante le voci di protesta anche su Facebook, che accusano le testate di razzismo e contestano le tesi sulla trasmissione del morbo da loro sostenute...


Le modalità dell’infezione non sono ancora note, Lega e Forza Italia, però, hanno già trovato gli untori. Senza bisogno alcuna analisi scientifica. Il caso della bambina di 4 anni morta per malaria agli Ospedali Civili di Brescia, è già diventato occasione di polemica politica: soprattutto per i partiti di centrodestra che ne hanno approfittato per mettere nel mirino i migranti.

E così mentre il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha inviato un gruppo di esperti per accertare le modalità del contagio della piccola Sofia – considerato che la bambina non risulta aver effettuato viaggi in Paesi a rischio e la zanzara che trasmette la malattia non risulta presente, come specie, in Italia – Lega e Forza Italia hanno già trovato i colpevoli. “Che l’approdo massiccio di persone provenienti da Paesi africani nei quali alcune malattie debellate da tempo secondo l’Oms a livello europeo, si stiano rimanifestando in maniera rilevante in Italia, è più che un sospetto”, dice sicura l’ex sottosegretario Michaela Biancofiore, coordinatrice regionale di Forza Italia in Trentino Alto Adige. La deputata ha subito annunciato un’interrogazione al Ministro della sanità “per capire come sia potuto avvenire il contagio della bambina se non per mezzo di una zanzara evidentemente approdata in Italia attraverso i milioni di sbarchi degli ultimi mesi”.

Ha già fatto il lavoro degli ricercatori anche il deputato della Lega Nord, Paolo Grimoldi. “Sembra evidente che a portare in Italia malattie che da noi erano state debellate da decenni sono gli immigrati che arrivano dall’Africa“, dice il leghista che poi arriva a collegare la morte della bambina a Brescia allo stupro di Rimini: “Lo Stato che fa entrare e accoglie questi immigrati è responsabile non solo della loro condotta e dei reati da loro commessi, come lo stupro di Rimini, ma anche del rischio che possano diffondere malattie”. Si spinge oltre, invece, Tony Iwobi, il responsabile Sicurezza e Immigrazione della Carroccio, che chiede di chiudere subito i confini: “Chiusura ermetica dei confini, espulsioni di massa e controlli sanitari a tappeto e capillari sui richiedenti asilo ancora presenti sul territorio nazionale. Non c’è un minuto da perdere. Sveglia!”...