Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mt 16,21-27
Il brano è una splendida sintesi dell'identità di Gesù e del suo progetto d'amore, e quella di Simon Pietro (e di tutti i credenti) con la sua incapacità di sognare al di là delle proprie attese. Lo scandalo della croce ci fa vedere l'abisso che esiste tra Dio e tutte le immagini che di Lui abbiamo. "Davanti all'infamia della croce anche Pietro - la pietra - diventa scandalo, inciampo satanico per il Signore stesso" (cit.). Volere sfuggire in ogni modo e con ogni mezzo alla morte è il desiderio primo di ogni uomo, ma è anche il principio e il fondamento dei nostri egoismi che, invece di salvarci, ci conducono alla perdizione. Anche quando ascoltiamo la Parola e la "riconosciamo" (16,16), corriamo sempre il grave pericolo di ridurla a misura umana, proiettando su Dio i nostri desideri. Pietro ha ben compreso che Gesù è il Messia di Dio, ma "la verità di Cristo e di Dio non è quella che lui intende."(cit.) La fede nel Dio di Gesù non è un pacchetto di nozioni teologico-filosofiche a buon mercato da mandare e ripetere a memoria, ma un cammino lento, faticoso e progressivo, che dura tutta una vita, con la compagnia scomoda e dolorosa della Parola della croce. Come Chiesa abbiamo sempre bisogno di essere purificati dal nostro modo satanico di intendere Dio e il suo Regno, attraverso l'incontro con il Volto di Colui che ci ama alla follia, fino a dare la sua vita. Egli , di fronte al nostro peccato, alla nostra durezza di cuore, alla nostra "oligopistìa", non ci respinge via, lontano da lui, ma ci ricorda che non siamo noi i maestri ma i discepoli, ricollocandoci nella posizione giusta: dietro di Lui.