Papa Francesco insieme a Sua Santità Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli; da Sua Beatitudine Ieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia dopo aver salutato 150 minorenni ospiti del centro hanno attraversato il cortile dedicato alla registrazione dei profughi per raggiungere una grande tenda nella quale hanno salutato individualmente circa 250 richiedenti asilo e pronunciato tre brevi discorsi. Primo a prendere la parola l’arcivescovo Ieronymos, quindi il patriarca Bartolomeo, infine Papa Francesco.
Durante il suo primo discorso a Lesbo Papa Francesco si è rivolto ai profughi e ai rifugiati del campo di Moria dicendo loro:”Non perdete la speranza, non siete soli”.
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I tre leadears spirituali si sono poi fermati a pranzo con i profughi e i rifugiati del campo di Moria.
“Noi, Papa Francesco, Patriarca ecumenico Bartolomeo e Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos, ci siamo incontrati sull’isola greca di Lesbo per manifestare la nostra profonda preoccupazione per la tragica situazione dei numerosi rifugiati, migranti e individui in cerca di asilo, che sono giunti in Europa fuggendo da situazioni di conflitto e, in molti casi, da minacce quotidiane alla loro sopravvivenza”. Si apre così la Dichiarazione congiunta firmata oggi nel Mòria refugee camp da, nell’ordine, Ieronymos II, Francesco e Bartolomeo I.
I tre leadears spirituali si sono poi fermati a pranzo con i profughi e i rifugiati del campo di Moria.
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Subito dopo il pranzo con un minibus Francesco con Ieronymos e Bartolomeo si sono trasferiti al porto di Mytilene per incontrare la cittadinanza e la comunità cattolica e fare memoria delle vittime delle migrazioni.
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Dopo avere recitato, rivolti verso la folla e dando le spalle al mare, ognuno una preghiera per i naufraghi scomparsi – da gennaio ad oggi più di 400 tra cui molti bambini – Papa Francesco, l’arcivescovo Ieronymos e il patriarca Bartolomeo hanno osservato un minuto di silenzio. Quindi, lasciata la postazione ornata da un piccolo albero di ulivo, simbolo di pace, i tre leader religiosi hanno raggiunto una sorta di piccolo palco di legno affacciato sul mare dal quale hanno lanciato nelle acque tre corone di fiori bianchi e gialli consegnati loro da tre bambini, in continuità con il gesto effettuato da Papa Francesco in mare aperto, durante la sua visita a Lampedusa nel luglio 2013.
Ancora un istante di raccoglimento preceduto dal segno della croce, e gli sguardi dei tre uomini di Chiesa a seguire per un po’ i fiori galleggianti sull’acqua.
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“Il Papa ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori. Si tratta di persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesvos prima dell’accordo fra Unione Europea e Turchia”. Lo ha dichiarato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, poco prima della partenza dell’aereo papale dall’aeroporto di Mytilene alla volta di Roma. “L’iniziativa del Papa – ha spiegato Lombardi – è stata realizzata tramite una trattativa della Segreteria di Stato con le autorità competenti greche e italiane. Tutti i membri delle tre famiglie sono musulmani. Due famiglie vengono da Damasco, una da Deir Azzor (nella zona occupata dal Daesh). Le loro case sono state bombardate. L’accoglienza e il mantenimento delle tre famiglie saranno a carico del Vaticano. L’ospitalità iniziale sarà garantita dalla Comunità di Sant’Egidio”.
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