Nessuno s’è fatto da sé: la struttura fondamentale dell’uomo è essere figlio. Nel suo cuore c’è il desiderio di essere amato incondizionatamente. «È questo desiderio dell’amore del padre che ci fa essere figli. Da questa attrazione alla verità si capisce la fede in Gesù», scrive il biblista Silvano Fausti, spiegando il significato del “mangiare il corpo” e del “bere il sangue” celebrati nell’eucarestia.
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.... Si parla di dimorare. Dimorare l’uno nell’altro è tipico dell’amore che non è confusione, che non fa un frullato di due persone, non è antropofagia, dove uno mangia l’altro e l’altro scompare. È un dimorare reciproco dell’uno nell’altro; poiché colui che tu ami ce l’hai nel cuore, diventa il principio della tua vita, diventa la tua vita. L’altro che ti ama, ha te nel suo cuore, tu diventi la sua vita. Allora, mangiare del Figlio vuol dire che il Figlio diventa la mia vita. E lui cosa dice di me? Lo stesso: tu sei la mia vita, ho dato la mia vita per te. E questa comunione piena, espressa con la parola dimorare è una delle definizioni più belle dell’amore: essere di casa presso l’altro, anzi l’altro è la casa mia e viceversa, è la comunione.
Questo dimorare è la vera presenza reale, perché la presenza reale non è il fatto che una persona sia qui, può essere qui ed essere con la testa altrove. Uno ti è presente quando lo ami, se non lo ami non ti è presente, anzi se ti è presente ti scoccia. La presenza reale è questo amore, che realmente fa abitare in te l’altro. E tu dove stai di casa? Stai dove ami! E non è un modo metaforico di dire, è un modo reale, poiché tutta la tua vita si organizza su questo che ti sta a cuore...