Nella folla delle solitudini
Costruire il dialogo tra adulti e “figli del web”
di Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto
“America without mistakes…” - “Un’America senza errori”: così, fra il serio e l’arguto, non pochi Australiani amano definire la loro terra, “the lucky country”, “il paese fortunato”, l’unico in questo momento a non risentire della crisi che colpisce l’intero “villaggio globale”. Eppure, la settimana intensa d’incontri e di “lectures” che vi ho appena trascorso, fra ambienti accademici, centri pastorali e eventi di festa e di fede preparati dai nostri emigrati, mi ha fatto cogliere un punto critico che mi sembra meriti particolare attenzione, anche perché è tutt’altro che lontano dal riguardare anche noi: la distanza fra le generazioni, in modo speciale fra gli adulti e quelli che già potremmo chiamare i “nativi digitali”, i figli del “web”. Questa distanza si colora spesso di sofferenza, specialmente quando agli adulti sembra essere diventato impossibile trasmettere ai figli e ai nipoti il patrimonio di valori, che ha sorretto la loro vita e motivato i loro sacrifici (che, specie per i nostri emigranti, sono stati veramente tanti). Nella terra della prosperità non è infrequente incontrare questa sorta di “amore ferito”: l’amore di voler dare alle generazioni più giovani il meglio di sé; la ferita di un’incomunicabilità, che si risolve spesso in estraniamento reciproco e impossibilità di dialogo. La società del benessere avanzato crea insomma nuovi problemi, avvertiti soprattutto nel campo educativo come una sfida, non lontana da quanto è avvenuto e sta avvenendo da noi. Riflettendo su di essa, mi sono chiesto quali condizioni siano necessarie per creare fra adulti e giovani un rapporto comunicativo efficace. È la domanda al centro dell’impegno educativo, di cui giustamente molto si parla fra chi ha a cuore la formazione dei ragazzi e dei giovani.
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