Fa un certo effetto la definizione che in Facebook dà di sé Anders Behring Breivik. L’autore della strage di Oslo, il macellaio che ha ucciso una settantina di ragazzi quasi uno per uno e ha affidato altre vittime a una bomba, si è definito “cristiano”. I giornali, nel parlarne, hanno poi aggiunto pietosamente l’aggettivo “fondamentalista”. Forse per alleviare un po’ lo scandalo.
Dopo questo episodio è venuta alla luce una posizione estrema prima inesistente, si è posto una sorta di precedente inaudito. E d’ora in poi il mondo è autorizzato a pensare che accanto ai cristiani “moderati” possa crescere un’ala fondamentalista capace di atti terroristici, proprio come in Occidente si pensa dell’islam. Siamo diventati speculari. Forse bisognerebbe che qualcuno dicesse chiaro e forte che non è una questione metodologica: stesse idee ma prassi diversa. Sono proprio le idee che non hanno nulla a che fare col cristianesimo, nel senso evangelico del termine.Leggi tutto: Cristiani immaginari di Mirella Camera