Un cuore in due. Così alla fine del mese di giugno al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna sono nate due gemelline siamesi, caratterizzate da una rara congiunzione toracico-addominale.
"Hanno scelto con serenità, direi perfino con letizia". Nella tensione che si respira da quasi un mese nei corridoi della clinica pediatrica del Sant'Orsola, il primario Mario Lima dimentica per un attimo il suo professionale camice verde e si concede un moto dell'animo: "Questi due genitori sono mille anni avanti a noi".
Mentre i medici di Bologna decidono se e come intervenire sul drammatico caso delle piccole siamesi, sorge spontanea una domanda che giriamo a Michele Aramini, 58 anni, sacerdote e autorevole bioeticista.
Leggi tutto: Il bioeticista Aramini: intervento lecito nel caso servisse a salvare almeno una delle due... Io non credo che la questione possa essere ridotta alla dimensione tecnica e scientifica: come si fa a decidere sulla base della possibilità tecnica di eseguire un intervento che una persona deve vivere ed un'altra morire? Può sembrare scontato rispondere che di fronte alla necessità di una scelta è comunque auspicabile propendere per il male minore. Ma non è altrettanto facile quando in sala operatoria ci sei tu, con le tue mani che guidano il bisturi e che, materialmente, a mente lucida decidi di uccidere una persona. Non è per porre fine a una vita in sala operatoria che un chirurgo studia e lavora.
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Il commento del teologo sul caso delle gemelle nate unite e con un solo cuore. Esemplare il comportamento di genitori e medici.
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Tutti per Lucia e Rebecca, le gemelline battezzate subito dopo la nascita. È il cuore che le unisce. Ed è il cuore che deciderà.