Giovani: l’estate è il tempo giusto per
“mettersi al servizio dell’altro e della società”
Sono migliaia i ragazzi che, nel periodo di vacanze, decidono di offrire il loro tempo a favore di chi è meno fortunato o per promuovere la cultura della legalità. Le esperienze di Caritas Padova, Libera e Ipsia Acli
L’estate per molti giovani è il momento giusto per dedicarsi ad attività ed esperienze di volontariato, mettendo a disposizione tempo, competenze, impegno, volontà in progetti concreti di vicinanza, sostegno, aiuto, conoscenza, progettazione.
“Mettersi al servizio dell’altro e della società”:
ecco il fil rouge che accompagna queste iniziative, che sono promosse da Caritas diocesane e associazioni.
Piattaforma interattiva. Caritas Padova negli ultimi anni ha proposto vari strumenti indirizzati ai giovani, finalizzati a informare sulle numerose proposte e occasioni a disposizione nel territorio diocesano e nazionale, con qualche possibilità anche all’estero. Ora, con il supporto e il contributo di Caritas Italiana e con il sostegno dell’8Xmille della Chiesa cattolica, Caritas Padova ha attuato un salto di qualità puntando a raggiungere più giovani e a fornire un’informazione più strutturata e ricca di proposte, grazie a uno strumento interattivo, in grado di intercettare le iniziative di Caritas locali, associazioni, enti di tutta Italia e porle all’attenzione di singoli e gruppi, offrendo la possibilità di orientare la scelta di un’esperienza di volontariato. Si chiama www.esperienzedivolontariato.it e registra già oltre un centinaio di proposte che vanno dai servizi alla disabilità all’animazione di campi estivi, dai campi di lavoro alle proposte all’estero in Kosovo, Grecia, Libano, Marocco… Caritas Padova.
“Educare alla carità – spiega Enrico Baldo, l’operatore di Caritas Padova che segue questo progetto – è uno dei nostri obiettivi pastorali e passa anche attraverso la sperimentazione dell’incontro e del dono di sé”.
Giorgio Pusceddu, uno dei tre componenti l’équipe di Caritas Padova che si occupa delle iniziative per i giovani, racconta: “Noi da qualche anno prepariamo uno strumento cartaceo che si chiama Summer on con l’obiettivo di suggerire a gruppi di giovani e a educatori esperienze estive di volontariato. Per avere un feed back e accrescere le offerte siamo passati alla piattaforma on line. Mentre sul cartaceo ci siamo concentrati prevalentemente sulla diocesi, per il portale abbiamo contattato tutte le Caritas diocesane per raccogliere tutte le iniziative estive dedicate ai giovani”.
La caratteristica comune delle attività proposte è “l’incontro”.
Quest’anno, precisa Pusceddu, “rappresenta una fase di lancio dell’iniziativa e anche di test. Ci rivolgiamo al ragazzo che cerca: per lui lo strumento deve essere fruibile, semplice. Il sito permette di attuare ricerche specifiche in base a diverse caratteristiche: periodo, zona, età, numero dei partecipanti, costi. La maggior parte delle proposte sono in Italia.Il 60% dei fruitori del sito hanno meno di 30 anni, con un 30% sotto i 24 anni e un 30 dai 24 ai 30 anni. Dal lancio del sito, a inizio giugno, ci sono state 20mila visualizzazioni di pagine, con 4 minuti per sessione, con circa 6 pagine frugate per sessione. Il nostro è un progetto appena partito destinato a crescere. Attualmente abbiamo circa 115 esperienze inserite”.
Cultura della legalità. Migliaia di giovani scelgono ogni estate di fare un’esperienza di impegno e di formazione sui terreni e i beni confiscati alle mafie e ora gestiti dalle cooperative sociali e dalle associazioni. “Abbiamo 50 campi in 13 regioni. Abbiamo attivato 170 settimane, da febbraio fino a ottobre, anche se il periodo più gettonato è da giugno ad agosto: 3.100 ragazzi andranno sicuramente sui campi, con altri 700 posti ancora liberi e da confermare”, afferma Claudio Siciliano, referente per Libera dei campi “E!State Liberi!”.“Il nostro progetto – chiarisce – ha tre elementi cardine: la scoperta del valore dei beni confiscati, l’accendere un riflettore sul valore della restituzione alla collettività di questi beni e di modelli alternativi al sistema mafioso, gesti concreti”.L’80% dei partecipanti sono under 35, il 50% under 25. L’anno scorso i minorenni (14-17 anni) hanno rappresentato circa il 45%. Il 60-70% dei partecipanti non fanno parte di Libera, ma vengono a sapere del progetto attraverso il passaparola, in famiglia, a scuola, in parrocchia o attraverso i gruppi Scout.
“Il progetto – osserva Siciliano – attrae per la sua concretezza:
le attività agricole o di risistemazione del bene, la formazione e l’incontro con il territorio per uno scambio interculturale. Tendenzialmente, le mete più scelte sono la Sicilia e la Campania, anche se circa il 90% dei ragazzi viene dal Centro-Nord”. Rispetto alla proposta formativa di Libera,“alcuni dei campi sono rivolti a minorenni, altri sono misti, altri sono adatti a esperienze per famiglie, altri ancora a gruppi organizzati, nei quali ad esempio partecipano le parrocchie. Ci sono anche campi di approfondimento tematico, ad esempio sulla corruzione e trasparenza in ambito sanitario, sulle agromafie e sul caporalato”.
Da iniziative in Italia a quelle all’estero. Daniele Socciarelli, responsabile dei campi di volontariato per Ipsia Acli, racconta che “quest’anno partecipano 120 persone, provenienti un po’ da tutta Italia: dalla Puglia al Lazio, dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte alla Toscana e all’Emilia Romagna. I campi, iniziati l’ultima settimana di luglio, proseguono sino alla fine di agosto”. Divisi in diversi gruppi, saranno attivi nelle varie aree in cui Ipsia lavora: dai Balcani (Albania, Bosnia, Kossovo e Moldova) a Mozambico e Kenya, fino al Brasile. “Partecipano ai nostri campi persone dai 18 ai 35/40 anni.
I campi hanno come filo conduttore l’attenzione ai diritti del fanciullo: si passa dall’animazione in scuole a quella in piccoli centri di accoglienza e di ricreazione.
Il nostro impegno non è in grandi città, ma in centri un po’ isolati dove abbiamo attivato progetti di cooperazione.C’è tutto un lavoro di preparazione che i volontari fanno prima di partire sul tema dei diritti dei bambini, che poi viene rielaborato al rientro e diventa anche pista di lavoro per la progettazione”.Tra i 120 “c’è un 30% che sono volontari attivi della nostra organizzazione e che fanno durante l’anno accoglienza sul territorio italiano delle famiglie di profughi e rifugiati nella Stazione centrale a Milano. Il restante 70% sono giovani che si avvicinano per passaparola o che vengono da associazioni con le quali collaboriamo di solito, come Bambini in Romania, Save the Children, Caritas, ma anche ragazzi alle prime esperienze. Quest’anno un 30% è costituito da persone che sono ritornate, ma di solito compongono un 50% dei partecipanti”.
(fonte: Sir)