EUROPA E MIGRANTI -
NON SCORCIATOIE MA BUONA POLITICA
Nigrizia
- Editoriale Giugno 2015 -
La passione per i più poveri e sofferenti è nel cuore del carisma comboniano. Ecco perché ci rattristano e indignano la grettezza e l’insensibilità con cui l’Europa sta affrontando l’emergenza immigrazione. Dopo avere accettato la proposta di ripartire per quote tra diversi paesi i richiedenti asilo che sbarcano per lo più sulle coste italiane, gli stati membri della Comunità europea – uno dopo l’altro, eccezion fatta per l’Italia – si sono messi a fare marcia indietro, rinnegando le promesse fatte. Con queste premesse sarà difficile che il 16 giugno il Consiglio dei ministri europei arrivi a raggiungere quella maggioranza qualificata necessaria ad approvare le quote di accoglienza degli immigrati.
Ma l’Europa ha il dovere – facciamo nostre le parole del presidente Sergio Mattarella – di farsi carico «collettivamente di un dramma umanitario senza precedenti, con spirito di solidarietà e disponibilità all’accoglienza».
Si tratta di fare la nostra parte verso uomini, donne e minori che scappano dall’incubo delle guerre, da crisi umanitarie, da dittature, da persecuzioni politiche e religiose. O che hanno lasciato le loro terre in cerca di un lavoro e di una vita migliore.
Dobbiamo essere anche consapevoli che soltanto una minima parte dei 56,7 milioni di rifugiati e profughi nel mondo è ospitata dai paesi cosiddetti sviluppati, mentre la maggior parte si trova in campi situati nei paesi d’Africa, Asia e Medio Oriente, dove le disponibilità di accoglienza sono incomparabilmente inferiori rispetto alle nostre.
Alla delusione per una possibile chiusura della “fortezza Europa” di fronte a questa emergenza si aggiunge un’altra preoccupazione: la proposta di un intervento militare, presentata di recente all’Onu dall’Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, Federica Mogherini, con il sostegno del governo italiano. Operazione con la quale si vorrebbe sgominare la rete criminale che organizza e lucra sul traffico di esseri umani, andando a distruggere i barconi nei porti libici, prima che si carichino di tanti sventurati e prendano il largo.
All’intervento militare si oppone naturalmente il governo di Tobruk, l’unica autorità libica riconosciuta internazionalmente. E lo stesso segretario generale Ban Ki-moon ha espresso riserve sulla proposta della Mogherini.
Lo vogliamo affermare in modo inequivocabile: siamo contrari all’intervento militare. E ci associamo alla protesta di tante associazioni per i diritti umani e ai movimenti per la pace che hanno levato la loro voce per opporsi alla ventilata operazione militare, assurda e inutile. Che rischia di alimentare ulteriormente il conflitto in Libia.
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L’emergenza immigrazione è un fenomeno complesso cui si può rispondere solo con una risposta necessariamente complessa, ma usando gli strumenti della politica, del diritto internazionale, della diplomazia e della collaborazione internazionale delle forze di pace. Si tratta di scongiurare, una volta per sempre, la scorciatoia dell’intervento bellico che – lo dobbiamo ripetere – porterà solo altre distruzioni e altre violenze.
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