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lunedì 18 maggio 2015

Sul significato dello «stare con» le persone più deboli - Nel cuore dei poveri di Jean Vanier

Sul significato dello «stare con» le persone più deboli 
Nel cuore dei poveri


di Jean Vanier


Nel suo libro A Nazareth Manifesto (New Jersey, Wiley Blackwell, 2015) Samuel Wells rivela che Gesù è venuto per insegnarci non soltanto a fare qualcosa per le persone senza una casa, ma anche a stare con loro. È questo il vero segreto della Chiesa, come anche delle nostre comunità, e si spera che un giorno possa essere il segreto dell’intera umanità: stare con.
Stare con significa vivere fianco a fianco, significa entrare in relazioni reciproche di amicizia e di sollecitudine. Significa ridere e piangere insieme, significa trasformarsi reciprocamente. Ogni persona diventa un dono per l’altra, rivelando all’altro che facciamo tutti parte di un’immensa e meravigliosa famiglia, la famiglia di Dio. Siamo tutti profondamente uguali come esseri umani, ma anche profondamente diversi; tutti abbiamo i nostri doni speciali e la nostra missione unica nella vita. Questa straordinaria famiglia, sin dalle sue lontane origini, e da allora con tutti coloro che generazione dopo generazione sono stati sparpagliati su questo pianeta, è composta da persone di cultura e capacità diverse, ognuna con le sue forze e debolezze, e tutte preziose.

L’evoluzione di questa famiglia, dagli inizi a oggi, certamente ha comportato guerre, violenza e la ricerca infinita di dominazione e di maggiori possedimenti. È anche un’evoluzione nella quale profeti di pace hanno continuato a chiedere “pace, pace”, chiamando le persone a incontrarsi e a vedersi belle e preziose. Molti di noi, nel mondo attuale, continuano ad anelare la pace e l’unità. Tuttavia, in tanti restiamo impigliati nella nostra cultura, dove ci ritroviamo coinvolti nella lotta per vincere e avere di più. Come possiamo liberarci dalla cultura che incita le persone non alla responsabilità verso la famiglia umana e il bene comune, ma al successo individuale e al predominio sugli altri? Come possiamo svincolarci dai tentacoli e dalle catene di questa cultura, così da essere liberi per noi stessi, liberi dal nostro ego sovradimensionato e dalle nostre compulsioni, liberi di amare gli altri così come sono, diversi e tuttavia uguali?
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