Auguri a mons. Luigi Bettazzi
«Uomo innamorato di Dio, vescovo credibile, testimone del Concilio, profeta della pace e della giustizia.»
(26 novembre 1923 – 16 luglio 2023)
La ricerca di verità, oltre le convenienze
Il nostro saluto a Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea e a lungo Presidente di Pax Christi, scomparso il 16 luglio 2023. La sua voce profetica ha spesso illuminato anche il nostro cammino
L’amicizia del Gruppo Abele con Luigi Bettazzi arriva da lontano. Un’amicizia fondata sul suo stretto legame personale con Luigi Ciotti, ma anche su una comune lettura del mondo e dei suoi problemi, in particolare rispetto al tema della pace da costruire attraverso la giustizia.
La sua è stata fino all’ultimo una voce lucida, profetica, rispettosa della verità e mai delle convenienze. Come da sempre siamo stati abituati ad ascoltarla.
Ricordiamo i suoi interventi ai primi corsi dell’Università della Strada, quando aveva sede sulla collina di Murisengo proprio accanto alla comunità di Cascina Abele. E poi tanti altri momenti di condivisione, anche su temi scomodi. Perché Luigi Bettazzi non si sottraeva mai al dialogo ed era capace di tenere sempre al centro della riflessione la persona e i suoi bisogni, non la dottrina con le sue rigidità. Fu così ad esempio quando nacque Davide e Gionata, l’associazione creata per interrogare la Chiesa sul rapporto fra omosessualità e fede: un percorso non semplice, che insieme a noi scelse di accompagnare.
Ricordiamo la sua presenza accanto a un altro grande amico, don Tonino Bello, che gli successe alla guida di Pax Christi con altrettanta profondità e autorevolezza, purtroppo per un tempo breve.
Oggi salutiamo Monsignor Bettazzi rievocando le sue preziose parole in occasione dell’ultimo incontro in cui ci ha fatto dono della sua saggezza, un corso di Casacomune del maggio 2019 presso la Certosa 1515 di Avigliana.
“(…) Rispetto all’insieme del mondo, io sono ottimista. Se il buon Dio alla fine lo ha fatto, credo ne valesse la pena. Impegnarci è sempre positivo: magari ci sembrerà di fare poco, che valga poco, ma col tempo qualcosa succederà. Se siamo al mondo è per contribuire a lasciarlo migliore di quando siamo nati.”
(fonte: Gruppo Abele)
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Don Ciotti ricorda Luigi Bettazzi: «Uomo di pace e di giustizia»
Parlare e ricordare nella sua città un personaggio dello spessore storico, morale, intellettuale come monsignor Luigi Bettazzi non è semplice. Il religioso, per 33 anni (dal 26 novembre 1966 al 20 febbraio 1999) vescovo di Ivrea, scomparso lo scorso luglio, è infatti nel dna degli eporediesi, nel loro cuore e nel loro animo. Una sola frase, parola, aggettivo banale o fuori luogo o un’affermazione mal interpretata potrebbero indebolire o banalizzarne lo sforzo descrittivo. Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, sotto scorta per le sue battaglie contro la mafia, intervistato dal giornalista Lodovico Poletto (nato in Canavese, dove conserva profonde radici familiari e professionali), è riuscito a tratteggiare il “mito” di Bettazzi, aggiungendo e non togliendo brillantezza alla figura e alla storia di una personalità prestigiosa, amata, quasi venerata a Ivrea.
«È stato un uomo innamorato di Dio e della giustizia, un vescovo credibile» è stato il passaggio finale di don Ciotti, accompagnato dagli applausi della sala.
«Noi oggi siamo qui a parlarne col piglio degli storici, ma lui era proiettato nel futuro» ha catturato così l’attenzione del pubblico don Ciotti, che di Bettazzi era amico fraterno e con lui ha sostenuto battaglie per la giustizia sociale e civile.
E poi via con un album di ricordi che andrebbe trascritto in un libro. O meglio, in un saggio «perché Bettazzi - ha confidato don Ciotti - era un brillante pensatore, un fine teologo, un intellettuale che aveva l’ardore di andare controcorrente: aveva il coraggio di avere coraggio». Così ha ripercorso anni e anni di battaglie per la pace, quella vera, «quella che la diplomazia non cerca più, frenata dagli interessi di parte», stigmatizza il fondatore di Libera.
«Bettazzi, e lo dico con forza, è stato profeta della pace e della giustizia. Lo è stato con le sue parole, con il suo esempio, con i suoi scritti. Sempre lucido. Sempre pungente» ha detto don Ciotti. «Era il paladino dei poveri in una Chiesa povera, e questo gli ha attirato non poche antipatie».
«Un vescovo rosso, un prete comunista. Così lo avevano definito», lo ha provocato Lodovico Poletto.
«Un sacerdote che stava sempre e comunque dalla parte degli operai, ma che sapeva parlare, e lo sapeva fare bene, anche con gli imprenditori, i finanzieri, gli industriali» ha ricordato don Ciotti. «Era un uomo libero che amava navigare in mare aperto. Lo ha fatto sino alla soglia del secolo di vita. Per i suoi cento anni eravamo pronti ad arrivare a Ivrea e festeggiarli con lui. Si è spento quattro mesi prima». E don Ciotti, sceso dal palco, tra gli applausi, ha guardato verso il grande schermo dove era proiettata una bellissima immagine di lui con Bettazzi. In mezzo alla gente.
(fonte: La Sentinella del Canavese, articolo di Mauro Giubellini 15 Novembre 2024)