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domenica 9 ottobre 2016

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 45/2015-2016 (C) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino

Vangelo
Lc 17,11-19


La lebbra è una malattia terribile, chiamata "la figlia primogenita della morte"(Gb 18,13) e ritenuta una vera e propria maledizione di Dio, una punizione riservata a coloro che hanno fatto esperienza del peccato e per questo sono divorati, pezzo per pezzo, dalla morte. I lebbrosi sono "cadaveri ambulanti, impuri ed esclusi, obbligati a star fuori dalla comunità dei viventi "(cit.), esseri immondi che rendono immondo tutto quello con cui vengono a contatto. La Samaria e la Galilea, simboli dell'infedeltà e dell'idolatria, sono la cifra di questa impurità generatrice di morte, che impedisce ogni contatto con Dio, con gli uomini e con le cose. Questa è la ragione per cui Gesù attraversa queste due regioni, le taglia in mezzo proprio perché nessun fratello si senta escluso dalla prossimità e dalla tenerezza di Dio, e tutti tragga dietro di sé fino a Gerusalemme dove, sul Golgota, manifesterà al mondo intero il volto misericordioso del Padre. Lebbrosi sono i samaritani e i galilei, lebbrosa è la comunità dei credenti (il numero dieci è il simbolo dell'assemblea sinagogale) perché incapace di vivere la misericordia (17,1-6) lebbrosi siamo tutti perché viviamo visibilmente la stessa morte. 
Il Signore Gesù, venendo a contatto con noi, usandoci misericordia, assume la nostra lebbra divenendo come noi (cfr. Lv 13). "Escluso dalla comunità degli uomini, ci porta tutti in comunione con Dio. La sua misericordia ha piagato lui della nostra lebbra e guarito noi con le sue piaghe".
Basta soltanto alzare la voce, invocare il suo Nome misericordioso e ottenere la salvezza, cadendo infine ai suoi piedi per rendergli grazie ("eukharistòn").