“Il terrore negli occhi dei bambini”
di Andrea Tornielli
Il Papa in ginocchio fra le macerie del terremoto nel centro Italia.
«Ho visto il terrore negli occhi dei bambini. E ho visto la forza che nonostante tutto sanno trasmettere gli anziani...». Papa Francesco è visibilmente stanco e provato dopo la maratona che lo ha portato nelle zone terremotate. Un viaggio fatto a sorpresa un giorno dopo la conclusione del faticoso viaggio in Georgia e Azerbaigian. Alla fine della giornata, commosso, commenta con chi gli sta vicino ciò che ha colto nei volti delle persone incontrate. È voluto venire ad Amatrice, Accumuli, Arquata e Pescara del Tronto per abbracciare i vivi e pregare per i morti, non per benedire le macerie. Guardando dal parapetto della strada che dall’alto offre una visuale sulle case di Pescara del Tronto devastate come da un bombardamento, Bergoglio si è commosso. E girandosi verso il vescovo, Giovanni D’Ercole, ha chiesto sussurrando con un filo di voce: «Quanti morti?». Ricevuta la risposta è rimasto in silenzio a pregare. Ha scelto di non arrivare dal cielo, come un vip, con l’elicottero che gli avrebbe permesso un viaggio molto più breve e soprattutto meno faticoso. Ha voluto venire in macchina, cercando fino all’ultimo di depistare i giornalisti con quella risposta data domenica sera sul volo di ritorno da Baku, quando aveva detto di non aver ancora scelto la data. Doveva essere, e in fondo è stata, una visita privata. Non ha pronunciato discorsi, soltanto qualche breve cenno di saluto. Non è venuto tra i terremotati per parlare. Ma per ascoltare e abbracciare. Per testimoniare silenziosamente, con tenerezza, la sua personale vicinanza. A colpirlo di più, alla fine di una giornata costellata da emozioni e bagnata da tante lacrime, sono stati gli occhi dei bambini e quelli degli anziani. «Ho visto il terrore, la paura nei volti dei più piccoli», confida ai collaboratori più vicini, pensando ai tanti bambini che sono rimasti sepolti sotto le macerie. «Ho percepito la forza che sanno trasmettere gli anziani». Nonostante quanto è accaduto, nonostante i propri cari e gli amici che non ci sono più, le case sbriciolate, la perdita di tutto. L’incontro che ha maggiormente colpito Francesco è stato proprio quello con i vecchi, alla residenza San Raffaele Borbona, che accoglie ammalati cronici e non autosufficienti. Tra di loro molti sfollati a causa del terremoto. Con i loro volti apparentemente così fragili, eppure in grado di trasmettere forza e speranza al Pontefice loro coetaneo venuto a dire loro che non sono soli.
(fonte: “La Stampa” del 5 ottobre 2016)
Guarda anche il post già pubblicato:
Francesco, l'«amico sacerdote» tra i terremotati del centro Italia. La visita di un umile, buon pastore.