La grande attesa del popolo è per la rinascita gloriosa dell’ormai defunto regno del re Davide, il “regno d’Israele”. La monarchia in Israele era infatti durata appena l’arco di tre re, poi, a causa di scismi e di lotte fratricide, era miseramente fallita, la nazione era diventata facile preda per i suoi nemici e Israele ora è sotto la dominazione dei pagani.
Le attese ci sono, i sogni anche, e le profezie non mancano. C’è solo da attendere il Messia, “il figlio di Davide”, per la loro realizzazione, e allora, in quel giorno, come profetizzò Isaia, “Stranieri ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo servizio… ci saranno estranei a pascere le vostre greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli… Vi nutrirete delle ricchezze delle nazioni, vi vanterete dei loro beni” (Is 60,19; 61,5.6). Queste sono le promesse. Un futuro di potenza, di dominio, di splendore e di ricchezza. Con queste prospettive è evidente che il popolo avrebbe avuto difficoltà a riconoscere in Gesù il Messia atteso. Gli ebrei attendono il regno d’Israele, e Gesù annuncia loro il regno di Dio (Mt 4,17; At 1,6). Loro aspettano la venuta del figlio di Davide, e lui si rivela quale figlio di Dio.
Per questo, le stesse folle che hanno ... (Alberto Maggi)
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