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martedì 4 febbraio 2025

Bellezza e profondità del vero amore di Gianfranco Ravasi

Bellezza e profondità
del vero amore
di Gianfranco Ravasi


Domenica saremo insieme, cinque o sei ore, troppo poco per parlare, 
abbastanza per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi.

Nella sua breve vita (morì poco più che quarantenne nel 1924) Franz Kafka fu legato a tre donne, Felice Bauer, la prima fidanzata, Dora Dymant con cui convisse alle soglie della sua morte nel sanatorio di Kirling presso Vienna, e soprattutto Milena Jesenska, con la quale ebbe un rapporto intenso, che fu forse l’unico porto sicuro in cui riposò la sua angosciata ricerca di una stabilità sentimentale. Di questo incontro sono rimaste le tenere e dense Lettere a Milena, scambiate con lei tra il 1920 e il 1922.
A esse abbiamo attinto raccogliendo una testimonianza folgorante che illumina la bellezza e la profondità del vero amore. I due sognano di avere, nel futuro incontro atteso, un’oasi di intimità, una manciata di ore: esse, però, sono troppo poche per un abbraccio e una confessione personale, ma sufficienti per quel dialogo muto che solo i veri innamorati riescono a intessere.

Infatti, un po’ come nella fede, in amore i silenzi sono più eloquenti delle parole. Lo stringersi dolcemente la mano e soprattutto il guardarsi negli occhi creano una comunione unica, una sintonia piena, una consonanza interiore che spegne ogni gelo e distanza. Chi è stato ed è un innamorato nel senso genuino del termine sa che cosa significhi questa contemplazione. Purtroppo viviamo in un tempo in cui l’eccesso di sessualità, l’immediatezza dei contatti di pelle, il mero “consumare” l’atto dei corpi che s’abbracciano senza che le anime si incontrino, impediscono di vivere un amore autentico. Esso si nutre di tenerezza, di sentimento, di delicatezza, di passione, di condivisione, di silenzi e di parole che fioriscono dal cuore. È un momento in cui i due si donano reciprocamente, come esclama la donna innamorata del biblico Cantico dei cantici: «Il mio amato è mio e io sono sua… Io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2,16; 6,3).

(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica” - 2 febbraio 2025)