Giovanni il Battezzatore ha iniziato la propria predicazione con un grido: “Convertitevi, perché il regno dei cieli si è avvicinato!”, ed ecco che a questo suo invito aderiscono molti giudei che, avendo deciso nel loro cuore di cambiare mentalità e comportamento e di produrre frutti di penitenza, si fanno immergere da Giovanni nel fiume Giordano. Giovanni è esigente: non basta il gesto dell’immersione per trovare salvezza di fronte al giudizio imminente, non è neppure sufficiente vantare la propria identità di figli di Abramo. No, occorre un modo di vivere che mostri la volontà di non sottostare più all’ingiustizia, di smettere di essere peccatori: allora i peccati saranno perdonati.
Chi crede e accoglie questa predicazione di Giovanni? Non i sacerdoti e gli officianti del tempio, non gli scribi conoscitori della legge, ma donne e uomini visibilmente in stato di peccato, raffigurati dal binomio “prostitute e pubblicani” (cf. Mt 21,32). Visibilmente potremmo dunque immaginarci una fila di persone “segnate a dito”, che vanno al Giordano dal Battista: ebbene, in quella fila di peccatori si mette anche Gesù! Azione scandalosa, persino per gli stessi cristiani delle prime comunità, alcuni dei quali cercheranno di minimizzare l’evento fino quasi a dimenticarlo, ma il Vangelo, anzi, tutti e quattro i Vangeli ce lo testimoniano con chiarezza: Gesù si associa ai peccatori, si mostra tra di loro e come uno di loro nel chiedere a Giovanni l’immersione...
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