Lo chiamavo "l’uomo dei ponti". E lui sorrideva con quello sguardo e quella faccia da eterno ragazzo. Alexander Langer da Vipiteno gioca la sua vita su molti fronti, ma non è mai venuto meno a quella sua vocazione di riportare tutto a unità... Dove gli altri vedevano un frammento, lui sapeva ricomporre l’insieme. Dove gli altri si preparavano allo scontro, lui era sempre pronto a offrire occasioni di incontro. Dove si alzavano i muri, cercava una breccia da cui passare, perché per lui non c’era muro senza una breccia.
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Se si dovesse chiudere in una formula ciò che Alex Langer ci ha insegnato, essa non potrebbe che essere: piantare la carità nella politica. Proprio piantare, non inserire, trasferire, insediare. E cioè farle metter radici, farla crescere, difenderne la forza, la possibilità di ridare alla politica il valore della responsabilità di uno e di tutti verso «la cosa pubblica», il «bene comune», verso una solidarietà tra gli umani e tra loro e le altre creature secondo il progetto o sogno di chi «tutti in sé confederati estima/ gli uomini, e tutti abbraccia/ con vero amor, porgendo/ valida e pronta ed aspettando aita/ negli ultimi perigli e nelle angosce/ della guerra comun».
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