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sabato 13 maggio 2017

Le trasformazioni del post-moderno e la sfida educativa di Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto

Le trasformazioni del post-moderno 
e la sfida educativa 
di Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto


 Ai docenti delle Scuole Superiori,

4 Maggio 2017 - Vasto 




Scopo delle riflessioni che seguono è, in primo luogo, quello di offrire una lettura - ovviamente appena evocativa - del contesto socio-culturale della post-modernità occidentale, in cui si situano oggi le giovani generazioni e l’azione educativa ad esse rivolta, e quindi quello di delineare le condizioni, le sfide e le priorità che ne conseguono per le principali agenzie operanti nel campo dell’educazione (famiglia, scuola, comunità civile ed ecclesiale). 
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Rispetto alle insicurezze del postmoderno basta la rinuncia a dire tutto o a spiegare tutto o, all’opposto, la consegna alla necessità di tacere, cadendo nell’insignificanza? Certamente, a chi educa va chiesto di inquietare il presente, denunciandone gli idoli totalizzanti, ma anche le cadute nel negativo senza speranza. In questo senso, agli educatori nell’epoca postmoderna si domanda di porsi in ascolto, senza seduzioni di compimento e di possesso, per aprire sentieri di libertà e accendere la passione per la verità. Proprio per questo si chiede loro di mettersi in gioco senza mai far violenza alla libertà con prove di forza: «Una leggenda rabbinica - afferma Rosenzweig - favoleggia di un fiume in terre lontane, un fiume così pio che durante il sabato cessava di scorrere. Se in luogo del Meno attraverso Francoforte scorresse quel fiume, senza dubbio tutti quanti gli ebrei di Francoforte osserverebbero scrupolosamente il sabato. Ma Dio non opera tali segni. Egli ha palesemente orrore della inevitabile conseguenza: che in tal caso proprio i meno liberi, i timorosi e i meschini diverrebbero i ‘più pii’. E, si sa, Dio vuole per sé soltanto uomini liberi»
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L’icona biblica di Emmaus ci consente così una descrizione dell’azione educativa: educare è accompagnare l’altro dalla tristezza del non senso alla gioia della vita piena di significato, introducendolo nel tesoro del proprio cuore e del cuore della Chiesa, rendendolo partecipe di esso per la forza diffusiva dell’amore. Chi vuol essere educatore deve poter ripetere con l’apostolo Paolo queste parole, che sono un autentico progetto educativo: “Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia” (2 Cor 1,24). Sullo stile educativo di Gesù, quale emerge dal suo rapporto con i discepoli di Emmaus, dobbiamo esaminarci tutti, chiedendoci se e fino a che punto il nostro impegno al servizio dell’educazione sia fatto analogamente di compagnia, memoria e profezia. Facilmente il bilancio ci sembrerà perdente: ci conforta tuttavia il fatto di non essere soli. Dio - che ha educato il suo popolo nella storia della salvezza - continua a educarci e a educare anche in questo tempo postmoderno: “Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Non rinunciamo dunque a raccogliere la sfida educativa, qualunque sia il livello di responsabilità che ci è dato di vivere. E confidiamo nel divino Maestro. A Lui vorrei rivolgermi concludendo queste riflessioni, per dirgli con semplicità e fiducia a nome di tutti coloro che vogliano accettare e vivere la sfida educativa: Signore Gesù, Tu ti sei fatto compagno di strada dei discepoli dal cuore triste, incamminati dalla città di Dio verso il buio della sera. Hai fatto ardere il loro cuore, aprendolo alla realtà totale del Tuo mistero. Hai accettato di fermarti con loro alla locanda, per spezzare il pane alla loro tavola e permettere ai loro occhi di aprirsi e di riconoscerti. Poi sei scomparso, perché essi - toccati da te - andassero per le vie del mondo a portare a tutti l’annuncio liberante della gioia che avevi loro dato. Concedi anche a noi di riconoscerti presente al nostro fianco, viandante con noi sui nostri cammini. Illuminaci e donaci di illuminare a nostra volta gli altri, a cominciare da quelli che specialmente ci affidi, per farci anche noi compagni della loro strada, come tu hai fatto con noi, per far memoria con loro delle meraviglie della salvezza e far ardere il loro cuore, come tu hai fatto ardere il nostro, per seguirti nella libertà e nella gioia e portare a tutti l’annuncio della tua bellezza, col dono del tuo amore che vince e vincerà la morte. Amen. Alleluia”.

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Le trasformazioni del post-moderno e la sfida educativa di Bruno Forte  (PDF)