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domenica 7 maggio 2017

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n.25/2016-2017 (A) di Santino Coppolino


'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo: Gv 10,1-10


Subito dopo avere dato la vista al cieco nato (9,1-41), Gesù presenta se stesso come la Porta attraverso la quale si entra nella vita vera. Le sue parole manifestano una chiara polemica con i capi religiosi che non rappresentano certo un modello da seguire, tra il suo modo ed il loro di guidare il popolo di Dio, descrivendo i sedicenti pastori di Israele come fossero lupi rapaci che si impadroniscono di ciò che non è loro - il popolo - e sottomettendolo attraverso la violenza. Gesù offre liberazione e dona la vita per le sue pecore, i capi invece le tengono nella schiavitù e le opprimono. Egli accusa le istituzioni religiose di avere usurpato il loro ruolo di pastori, di esercitare abusivamente il loro potere, che loro non sono i veri rappresentanti di Dio perché fanno il contrario di quello che dovrebbero. L'evangelista indirizza proprio ad essi tutto il capitolo 10 perché in Gesù anche loro possano riconoscere "la Porta delle pecore ed il Pastore bello", "e perché credendo, abbiano la  vita nel suo Nome" (20,31). I capi del popolo che ascoltano, e noi che leggiamo, siamo chiamati a lasciarci aprire gli occhi dal Signore, a rigettare il falso modello di pastore che ci rende schiavi del potere e della morte. A riconoscere nella Parola di Gesù la risposta del Padre al bisogno di pienezza di vita che ogni uomo si porta dentro. Non esiste purtroppo una schiavitù peggiore di quella religiosa, infatti "ogni religione che non rispetta l'uomo, perfino nella sua libertà di sbagliare, è anche contro Dio, soprattutto quando lo fa nel suo Nome. In ogni dialogo religioso che si rispetti, la vera domanda teologica da porsi è "antropologica": mortifica o vivifica l'uomo?"(cit.). Quanti invece ascoltano la voce del Signore, egli le conduce fuori del recinto-prigione dell'istituzione religiosa dando loro la piena libertà. Come Chiesa pertanto siamo chiamati a non più ricercare potere e privilegi, che opprimono e mortificano i fratelli, ma a seguire il Pastore Bello, l'unico Pastore Legittimo, che ci chiama, nel suo Nome, ad amare, servire e perdonare.