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martedì 21 febbraio 2017

"Il Papa e i bambini" di Giovanni Maria Vian


Il Papa e i bambini

di Giovanni Maria Vian




Forse è inevitabile, nella tendenza attuale dei media, che la notizia del Papa in parrocchia sia limitata a filmati televisivi, a qualche breve frase, con cronache e accenni di commento, che pure aiutano. Ma chi voglia davvero capire il Pontefice al di là di stereotipi che non corrispondono alla realtà deve guardare proprio alle ore che il vescovo di Roma, visitando le parrocchie della sua diocesi, senza fretta trascorre con i fedeli. Qui infatti si coglie la sua vicinanza alla gente comune, ai bambini, alle mamme che portano in braccio i loro bimbetti, agli anziani, con una capacità di incontro a cui spesso basta l’ascolto, una preghiera in silenzio e a occhi chiusi, una benedizione, invocata durante la visita a Ponte di Nona anche su alcuni musulmani.

Una vicinanza che Bergoglio nella sua vita precedente di religioso e poi di vescovo ha sempre mostrato verso tutti, cercando d’incontrare i lontani, i trascurati, i poveri, e come ha ricordato durante la sede vacante. «La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria» aveva detto, delineando poi il profilo del Papa da eleggere, «un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali».

Colpiscono dunque le immagini di Francesco nella parrocchia romana circondato da ragazzini, ma più ancora fa riflettere il dialogo con loro, straordinario nella sua semplicità, sulla figura papale. Subito indirizzato all’essenziale: perché sei diventato Papa? E subito trasformato in un’efficacissima lezione di catechismo e di storia, che non sarà dimenticata perché raccontata in prima persona dall’eletto che, paziente, incalzava i bambini.

L’importante? Soprattutto «si prega», poi «il Signore invia lo Spirito santo e lo Spirito santo aiuta nell’elezione». E chi viene scelto «forse non è il più intelligente, forse non è il più furbo, forse non è il più sbrigativo per fare le cose, ma è quello che Dio vuole per quel momento della Chiesa». Poi, «arriverà un altro, che sarà differente, sarà diverso, forse sarà più intelligente o meno intelligente, non si sa, ma arriverà quest’altro nello stesso modo: eletto dal gruppo dei cardinali sotto la luce dello Spirito santo».

Ecco dunque il Papa, spiegato non solo ai bambini, in un tempo in cui, anche nella Chiesa, qualcuno rischia di dimenticare il sentire cattolico. E le difficoltà? «Ci sono e ci saranno, ma non bisogna spaventarsi, le difficoltà si superano, si va avanti, con la fede, con la forza, con il coraggio» ha risposto Francesco. Che va avanti, appunto, con fede, forza e coraggio.


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