"Veniamo da Paesi poveri, alcuni sono scappati per vedere il mondo e dimenticare tutto, ma hanno trovato solo sbarre e cancelli. Ci danno sonniferi e tranquillanti tutto il giorno, un giorno a settimana la barba e uno i capelli, la carta igienica viene distribuita due giorni a settimana, ci danno da mangiare cibo scaduto". Era giugno scorso quando una lunga lettera raggiunse la stampa da dentro il CIE, Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, a pochi giorni dall'ultima rivolta degli immigrati, che lì vengono rinchiusi anche per sei mesi, in base all'ultima decreto sicurezza del governo. Il CIE più grande d'Italia, quello che un anno fa il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro annunciava di voler chiudere e trasformare in luogo di transito di rom, è invece sempre lì. Gli ultimi ad entrarci per un sopralluogo, lo scorso 14 ottobre, sono stati quattro esponenti di Medici per i diritti umani 1 (Medu), che a Ponte Galeria avevano già fatto quattro sopralluoghi fra il 2005 e il 2008, quando ancora la legge permetteva di trattenere gli irregolari in corso di identificazione per 60 giorni e non per i sei mesi attuali.
Leggi tutto: Rapporto sul CIE di Ponte Galeria "Disumano, inefficiente, inutile"Rapporto di Medici per i Diritti Umani sul centro d’identificazione ed espulsione di Ponte Galeria Novembre 2010: Una storia sbagliata