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sabato 20 novembre 2010

Ricordo di Adriana Zarri

Chissà se adesso che per lei comincia la vita futura, il gufo continuerà ad annunciare il giorno, se ritroverà le rose del suo giardino o gli amati gatti, come tanto sperava chiedendo a Dio di non farle scherzi. È arrivato ieri – per lei, vera credente un po’ ribelle e a tratti molto border line – il giorno
del 'passaggio terribile' come definiva la morte. A novantun anni se n’è andata la notte scorsa Adriana Zarri...

Non so se la Chiesa, nelle sue istituzioni, renderà onore a Adriana Zarri. Non foss'altro che per il suo lunghissimo amore, che è durato quanto la sua vita. Un amore esigente e critico, per il quale ella si ostinava a pensare che non necessariamente la Chiesa dovesse essere così come era...
... oggi di sicuro c'è una Chiesa che le rende onore, che ne raccoglie la lezione, che ne custodisce la memoria, anche al di là della Chiesa visibile; è quella Chiesa che Adriana Zarri rintracciava nell'umanità tutta intera, fatta di santi e di peccatori, di fedeli e di infedeli, di laici e di preti, di poveri e di viandanti, tutti insieme, senza separazione né discriminazione alcuna...

Adriana Zarri, 91 anni, alla porta del Paradiso: sono sicuro che la trova aperta, nonostante ogni
opinione in contrario. Donna, teologa, scrittrice, giornalista, monaca eremita, sempre attiva in cerca
di Cristo e di cose nuove anche quaggiù...
Ripensando a tutto, personalmente la definirei «indisciplinata, ma fedele». Esigente al massimo verso la sua Chiesa, amata, servita e insieme contestata per amore non sempre manifesto e spesso incompreso perché espresso in modi anche contraddittori e rischiosi...

Cantava i suoi salmi all' alba con gli uccelli, i gatti e le ortensie, il suo tempio era il creato ma teneva nel casale ad Albiano che aveva rifatto come suo eremo un piccolo tabernacolo per l' adorazione, come la "messa sul mondo" imparata da Teilhard de Chardin. Se ne è andata quietamente Adriana Zarri, questa pura eremita di vocazione, progenie di una stirpe che fa ricca di silenzi una terra stravolta dal baccano, dalla menzogna e dallo spettacolo,e probabilmente le assicurano una segreta scialuppa.

Si è spenta ieri notte Adriana Zarri, teologa, mistica, donna inflessibilmente libera e solitaria...
Adriana è stata fra i molti credenti cui il Concilio Vaticano II aveva aperto il cuore alla speranza. Sono molti, e a tutti i livelli, dal fedele a certi parroci a qualche vescovo e fin cardinale, che non si mettono fuori della chiesa, ma ai margini e in mezzo alla gente. La chiesa preferisce ignorarli, e benché siano di sinistra, la sinistra ne fa come la chiesa, ben poco conto...
Leggi tutto:  La mia amica Adriana

Avevamo scritto nel file del desk «non cancellare, non è uscito», e ieri lo abbiamo ritrovato. È il testo, inedito, dell'ultima «Parabola», la rubrica che Adriana Zarri scriveva da anni per il manifesto. Era più lungo del solito, l'avevamo sentita, e allora ne aveva inviato uno più breve chiedendoci però di posticiparlo: «Mettetelo la prossima volta, non ve ne dimenticate». Purtroppo non lo vedrà pubblicato. Di questo testo, così rappresentativo della sua scrittura, e di lei è certo che non ci dimenticheremo
 Leggi tutto: La parola di Adriana

Da giorni circola via e-mail l’epigrafe che lei stessa da tempo si era scritta; è giusto che sia così perché ci dice di questa donna meglio di qualunque nostra parola.


Non mi vestite di nero:/ è triste e funebre./ Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico./ Vestitemi/ a fiori gialli e rossi/ e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani./ Forse c’è una corona./ Forse ci hanno messo una croce./ Hanno sbagliato./ In mano ho foglie verdi/ e sulla croce,/ la tua resurrezione. / E, sulla tomba,/ non mi mettete marmo freddo/ con sopra le solite bugie/ che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra/ che scriva, a primavera, un’epigrafe d’erba./ E dirà/ che ho vissuto,/ che attendo./ E scriverà il mio nome e il tuo,/ uniti come due bocche di papaveri.