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lunedì 13 febbraio 2017

“Il libro dell'Ospitalità” recensione di Aldo Pintor

“Il libro dell'Ospitalità” 
recensione di Aldo Pintor

Dobbiamo all'Editore Raffaello Cortina il merito di aver pubblicato una nuova edizione dello splendido “Il libro dell'Ospitalità” l'ultima opera che il poeta ebreo di origine egiziana, Edmond Jàbes, scrisse prima di morire. 

Questo libro è stato composto nel 1991 ma per l'attualità dei temi trattati potrebbe essere stato concepito anche ai nostri giorni. 

D'altra parte gli interrogativi che lo scrittore ci pone, ossia il rapporto tra stanziali e migranti, tra ospitalità e accoglienza, sono tra le domande che accompagnano l'uomo fin dagli albori della sua storia, quando nelle società nomadi di cacciatori raccoglitori ci si doveva porre davanti a persone estranee al gruppo. In seguito l'ospitalità venne considerata sacra presso i beduini del deserto e venne stravolta dalle invasioni barbariche che sconvolsero la vecchia Europa. Altro periodo in cui venne malamente disattesa è nella tragica conquista del West che determinò il genocidio di interi popoli. Alla fine tutte le vicende umane hanno sempre ruotato attorno al concetto di ospitalità che nei vari periodi storici gli uomini a volte si danno ma troppo spesso si negano. 

Però la capacità di essere ospitali con gli altri appartenenti all'umanità è il metro di giudizio del grado e del livello di civiltà di una società umana. Purtroppo in questi cupi tempi hanno successo in varie parti del mondo politici populisti che con parole urlate la vogliono negare. 

Edmond Jàbes in questo suo canto del cigno non ci tedia con analisi storiche o sociologiche ma elabora tutto il suo pensiero di un uomo sensibile che ha conosciuto una tragica negazione di ospitalità quando la sua famiglia venne espulsa dall'Egitto dove ormai risiedeva da generazioni a causa della sua fede ebraica. . 

Quest'opera, la cui stesura è stata preparata da tutta la sua vita, offre meditazioni sue, pensieri e aforismi di altri autori ma soprattutto con abbondanza attinge allo scrigno della Sacra Scrittura. 

Leggendo questo libro percepiamo la tragica sofferenza che oggi come allora incombe nel mondo, e sugli uomini, approfondiamo la relazione tra fede e scrittura e tra esilio e ricerca. Sullo sfondo però si stagna sempre la presenza di un Dio spesso silente. 

Eppure dalla lettura di questo libro ci si sente sollevati e giunti al termine sentiamo di amare di più questa vita che una volta che viene dilatata dall'amore acquista una misura tale da essere comunque più forte della morte. 

Tutti siamo ospiti su questa terra e come tali dobbiamo comportarci coi nostri fratelli in umanità. Una tradizione dei popoli tribali ci insegna che questa terra non l'abbiamo ereditata dai nostri padri ma l'abbiamo presa in prestito dai nostri figli. 

(Questo pianeta non ci è stato regalato dai nostri progenitori: esso ci è stato prestato per i nostri figli) 

Questo bellissimo assunto ci torna in mente leggendo il testamento spirituale di questo grande figlio della valle del Nilo, le cui vicende umane spesso tragiche hanno relegato sempre al ruolo di ospite, qualunque terra abbia toccato il suo peregrinare umano. Ecco perchè forse nessuno come Edmond Jàbes può parlarci in modo così profondo dell'ospitalità. A noi non resta che augurarci che queste preziose parole giungano come balsamo agli uomini di questi tempi dove gli sconvolgimenti del pianeta determinano esodi di dimensioni bibliche dalle terre più devastate dalle guerre verso le più fortunate terre dell'Occidente. 
E il libro del nostro grande Edmond Jàbes ci indica la via della fratellanza e dell'ospitalità.

Guarda la scheda del libro di Edmond Jàbes: “Il libro dell'Ospitalità”