Il banchetto
di Matteo Crimella
Gli ultimi saranno i primi (Luca 13,30),
chi si esalta sarà umiliato (Luca 14,11)...
Quali posti occupare?
Il silenzio generale dei farisei e dei dottori della Legge offre a Gesù un vantaggio, di cui egli approfitta per narrare la prima parabola (Luca 14,7-11, cfr il riquadro a p. seguente). Il racconto fittizio prende le mosse dall’attenta osservazione del comportamento degli invitati al banchetto che vogliono assicurarsi i primiposti. Anche nella Bibbia ebraica la cosa era conosciuta, al punto che l’autore dei Proverbi così ammonisce: Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è meglio sentirsi dire: “Sali quassù”, piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante (Proverbi 25,6- 7). Tuttavia Gesù non intende offrire una regola di prudenza, di buona educazione o di modestia; tanto meno vuole suggerire una tecnica raffinata ma subdola per essere onorati in pubblico. Al cuore della parabola c’è una preoccupazione teologica riguardante il mistero di Dio che in Gesù non cerca i primi ranghi ma si rivolge a chi è emarginato. La battuta finale (Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato, Luca 14,11) conferma che il discorso non è sociologico ma teologico; infatti nelle parole di Gesù vi sono due passivi (sarà umiliato e sarà esaltato) che sono da ritenere passivi divini, ossia verbi che hanno Dio come soggetto. Quasi a dire: nella logica del Regno inaugurato da Gesù v’è un vero e proprio capovolgimento delle regole umane; tuttavia questo capovolgimento non può essere solo escatologico (cioè riguardante l’aldilà) ma interessa anche la vita di tutti i giorni, la quale è interpretata secondo la logica di Dio, cioè del Vangelo.
...Il senso della convivialità per noi
Che cosa rappresenta dunque la convivialità nel Vangelo di Luca?
Essa non è semplicemente la cornice ambientale dove si svolge una scena, ma attraverso i dialoghi e le azioni intorno alla tavola l’evangelista tratteggia l’identità di Gesù, il quale accoglie gli inviti a tavola, prende cibo, racconta, guarisce, rimprovera, esorta, rivela il mistero del Regno.
Per mezzo della convivialità, uno dei simboli fondamentali di condivisione e di comunione, Luca rivela che Gesù si è seduto a tavola con ogni persona.
Il mistero dell’incarnazione non è solo da leggere nei termini dell’assunzione della fragilità della carne, ma anche come assunzione di tutto quello che è dell’uomo, della sua natura e della sua cultura di cui il banchetto è segno. Inoltre, sedendosi alla nostra tavola il santo ci ospita alla sua mensa, entra in comunione con noi, ci offre se stesso, manifesta la sua misericordia, ci salva. Il banchetto diventa così una cifra della salvezza offerta da Dio in Gesù. Non è certamente un caso che Gesù abbia anticipato il senso della sua morte salvifica proprio a tavola, spezzando il pane e condividendo il calice, ordinando ai discepoli di ripetere quel gesto in sua memoria. Lettori e destinatari del testo lucano, anche noi ci troviamo oggi sollecitati a chiederci quale sia il senso della convivialità nella nostra società alla luce del modo di viverla di Gesù, quali siano le persone ai margini da invitare alla nostra tavola per condividere non solo il cibo ma anche le storie, intessute di speranze e fatiche, di gioie e sofferenze. Da questa convivialità del Signore con noi nascono relazioni nuove. Chi è stato raggiunto dalla grazia della salvezza ha un altro sguardo sulla realtà, ha un altro modo di sedersi alla tavola del mondo, ha un’altra considerazione delle persone, da lui ritenute fratelli.
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