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mercoledì 3 maggio 2017

Palermo - I candidati Sindaco a confronto con l'Arcivescovo - “Il senso di questo mio intervento è dare voce a chi non ha voce” don Corrado Lorefice

Palermo - I candidati Sindaco a confronto con l'Arcivescovo
“Il senso di questo mio intervento 
è dare voce a chi non ha voce”
 don Corrado Lorefice, 
Arcivescovo di Palermo


Palermo, 28 aprile 2017 - In vista delle prossime elezioni amministrative che si svolgeranno a Palermo l’11 giugno (con eventuale ballottaggio il 25 giugno tra i due candidati che avranno conseguito il maggior numero di voti), l’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice, ha voluto incontrare i candidati a sindaco del Comune di Palermo nel corso di una manifestazione aperta al pubblico che si è svolta venerdì sera, al teatro Don Bosco Ranchibile a Palermo.
L’incontro, molto partecipato è stato organizzato dalla Rete sinodale della Comunicazione, Cultura, Educazione e Pastorale Sociale e del Lavoro ed è stato introdotto dal coordinatore della rete CEC Giuseppe Savagnone.
Oltre agli aspiranti sindaco, hanno preso parte all’incontro numerosi candidati al Consiglio comunale e nei consigli di circoscrizione, nonché diversi operatori pastorali dell’Arcidiocesi che hanno così conosciuto il pensiero di coloro i quali concorrono per sedere sulla poltrona di primo cittadino.



... Che cosa significa per il Vescovo di Palermo incontrare i candidati a sindaco? 
Certamente il Vescovo non è un politico e non rappresenta nessuna forza politica. Il Vescovo non è neanche un portatore di interessi, seppur ecclesiali. La Chiesa che ci ha consegnato il Concilio Vaticano II, infatti, è una Chiesa chiamata a scegliere la povertà in antitesi ad ogni stolta sapienza del potere, dico la povertà politica, la povertà culturale di cui parlava profeticamente il card. Lercaro ispirato da Giuseppe Dossetti, perché la Chiesa non ha schemi culturali o valori sociali da imporre, ma è compagna di tutti nell’avventura della storia, «quella vera non curiosa, la storia della salvezza: di tutti gli uomini e soprattutto la storia degli umili, dei poveri, dei piccoli, di coloro che non hanno ‘creatività’ o sono impediti dall’esplicarla (e sono certo la maggior parte degli uomini), che sono dei senza storia» (G. DOSSETTI, Con Dio e con la storia. Una vicenda di cristiano e di uomo). Il senso allora di questo mio intervento è solo quello di dare voce a chi non ha voce: in quest’ottica, l’orizzonte proprio di ogni politica autentica, e cioè il bene comune, «si trasforma immediatamente – come dice Papa Francesco – in un appello alla solidarietà e in un’opzione preferenziale per i poveri. […] Basta osservare la realtà per comprendere che oggi questa opzione è un’esigenza etica fondamentale per l’effettiva realizzazione del bene comune» (Laudato si’, 158). L’opzione preferenziale per i poveri significa assumere uno sguardo sulla città a partire dalla debolezza, dalla fragilità, dalla marginalità… uno “sguardo dal basso”, come lo chiamava Dietrich Bonhoeffer, e cioè uno sguardo che inquadri il mondo dalla prospettiva in cui lo vedono tutti i ‘piccoli’ della storia: i bambini, i poveri, i migranti, le vittime dell’ingiustizia e degli abusi di qualunque potere. Direi anzi: ogni bambino, ogni povero, ogni migrante, perché non di categorie sociali sto parlando, ma di singole e concrete esistenze che nella loro dignità e nel loro anelito sono per noi la cifra della realtà, l’asse della nostra comprensione della storia. Stare dentro la città, le sue vie, le sue piazze, i suoi quartieri, le sue case, sentire i suoi odori, percepire i suoi drammi, le attese, le speranze, raccoglierne le lacrime di lutto e di gioia, rimanere scavati dalle sue contraddizioni ed entusiasmarsi delle sue nascoste risorse. Tutto ciò la Chiesa lo sa bene ed è lei per prima messa in crisi da questa logica del Regno. Non da maestro o da omileta vengo qui, ma come uno che si porta dentro la fatica della comunità cristiana nel mettersi chiaramente e autenticamente dalla parte dei poveri. Posso perciò semplicemente testimoniare in mezzo a voi stasera il senso ‘politico’ di questo modo di guardare alle cose dall’orizzonte del Regno, dalle cose future che speriamo a partire dalla Pasqua di Cristo (cfr. Fil 3,13). Ovvero: la ricerca del bene di tutti passa attraverso l’inclusione di tutti; come a dire che la democrazia non è un mero esercizio tecnico o una metodologia, ma bensì la cordiale apertura al valore profondo dell’ascolto delle ragioni di ciascuno, e dei più deboli in primo luogo. Nessuno può allora tirarsi fuori, nessuno può far parte per se stesso. La realtà nella sua complessità ci rivela che tutto è connesso, «tutto è in relazione» (Laudato si’, 92) e che è la relazione lo spazio vitale in cui collocare le dinamiche odierne. Viviamo in un mondo che non si accontenta più del principio di autorità, che non accorda nessuna scontata fiducia alle istituzioni. Viviamo in un mondo dove i saperi, le pratiche di vita, le prospettive culturali sono tante e spesso conflittuali. Per questo siamo chiamati a tessere ogni giorno relazioni buone e rispettose dell’altro (è il cuore dell’insegnamento e della testimonianza del padre Giovanni Salonia, maestro di umanità). Per questo ci è richiesta una continua integrazione dei saperi e degli approcci. Diversamente, il rischio è quello di un mondo senza dialogo e senza rispetto, di un mondo dominato dalla tecnocrazia, in cui la tecnica vale più della sapienza della relazione
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La nostra amata Palermo, così martoriata, soprattutto nei decenni precedenti, dalla soffocante presenza della criminalità organizzata, non dovrà mai smettere di combattere, giorno dopo giorno, sull’esempio del Beato Don Pino Puglisi e dei tanti martiri della giustizia, contro ogni forma di mentalità mafiosa che, come Egli soleva ammonire, «è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi» (Mafia e Chiesa, Intervento al Centro “Padre Nostro”, 1993), per l’esercizio del potere. A chi amministra e amministrerà la Città, alla Chiesa palermitana tutta, a ciascuno di noi, il compito di dare l’esempio e vivere ogni istante della nostra esistenza nel segno della legalità e nel rispetto della dignità umana. Con uno stile di vita umile, sobrio e cordiale.
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Servizio TGR Sicilia