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mercoledì 6 giugno 2018

Corpus Domini, card. Montenegro: “la negazione dell’acqua e del pane è un assassinio senza spargimento di sangue”

Corpus Domini, card. Montenegro: 
“la negazione dell’acqua e del pane è 
un assassinio senza spargimento di sangue”

Pubblichiamo il testo integrale della riflessione-preghiera pronunciata, domenica 3 giugno 2018, Solennità del Corpus Domini, dal card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, al termine della processione cittadina in piazza Cavour ad Agrigento, dopo avere concelebrato la S.Messa con i parroci della città nella chiesa San Domenico.


“Signore Gesù, anche quest’anno sei passato per le vie della nostra città. Ogni volta pensiamo di essere noi a portarTi tra le nostre case, la verità invece – come accadde ai due discepoli di Emmaus (cfr Lc24,13ss) – è che sei sempre Tu a condurci: come la colonna di fuoco, di cui parla la Bibbia, che ci precede nelle tanti notti della nostra storia; come nube che ci copre e avvolge nelle tante arsure di questa antica Città (cfr Es14,19-20.24).

Signore, noi ti adoriamo presente nel pane eucaristico; ti riconosciamo nel tuo corpo donato, il quale mette insieme i vari chicchi di grano e poi si spezza per amore; ti riconosciamo nel tuo sangue versato, bevanda che irrobustisce e rinfranca. Ci offri pane e sangue come farmaco che sana e guarisce. Grazie! Ma, tu sei presente in un altro modo, Gesù, lo sei nel sacramento scomodo del fratello povero, ma in questa maniera non siamo altrettanto capaci di riconoscerti, voltiamo addirittura la faccia dall’altro lato, forse per non aver fastidi, o forse perché presi da tante corse e interessi, o perché non vogliamo. Eppure sei sempre tu, lo stesso, sia nel pane e nel vino che nel fratello. 
Madre Teresa diceva: “Come è possibile che si possa vedere Dio in un pezzo di pane e non nel volto di un fratello…Egli si è fatto l’affamato, il nudo, il senza patria, affamato non di solo pane, ma di amore, nudo non solo senza un pezzo di stoffa, ma nudo senza dignità umana; senza patria, non solo perché non ha casa, ma perché dimenticato, non amato, non curato, non amabile per alcuno”.

Tu, Gesù, sai bene quanta è amara l’indifferenza. Perdonaci, per le colpevoli distanze che mettiamo tra il sacramento dell’altare e il sacramento del fratello, tra la tua carne e la carne dei poveri.

Eppure, considerando la nostra grande devozione, avremmo dovuto imparare qualcosa di più dai tuoi amici: penso, per esempio, a San Calogero, il nostro Bel Vecchio, a cui ci sentiamo tanto legati, che non si rinchiuse nel suo eremo, ma ricco di Te, portava pane e acqua agli appestati. Tu, e ti sono grato, per rincuorarci e incoraggiarci ci ricordi le fatiche di tanti cristiani di questa terra che, sul tuo e suo esempio, non hanno mai chiuso le porte del cuore ai bisognosi. In questi anni di permanenza ad Agrigento ho sentito parlare con ammirazione di sacerdoti che hanno dedicato la loro vita ai poveri, o di laici che sono stati costruttori di bene comune e di cittadinanza attiva, sorelle e fratelli a noi ignoti, ma da Te inscritti nel libro dei santi del Regno. Aiutaci ad essere come loro!

Signore, permettimi ora che ti parli di un problema che interessa questa terra, e lo faccio prendendo spunto dal fatto che ti sei presentato a noi non solo come pane, ma anche come acqua viva. Il salmista, che ha conosciuto l’aridità del deserto e che perciò sapeva bene cosa significa una sorgente d’acqua che fa fiorire la vita attorno a sé, canta la creazione con una bella immagine, pensandola come un fiume che esce dal grembo di Dio. Tu, nel difficile e lungo cammino, hai aiutato Israele a essere popolo e a scoprire la bellezza della libertà. Già la prima tappa, dal Mar Rosso a Elim, mise tutti alla prova. È scritto nella Bibbia: “Camminarono tre giorni nel deserto senza trovare acqua. Arrivarono a Mara, ma non potevano bere le acque, perché erano amare” (Es15,22-23). L’esperienza dura della sete li accompagnò durante il cammino verso la nuova terra: nel deserto, alla mancanza di pane si può opporre resistenza, all’assenza d’acqua consegue la morte (cfr Es17,1-7).

Un uomo, che amava la Sicilia e i siciliani, ha scritto: “Non esiste alcuna civiltà senza acqua: senza saper valorizzare l’acqua, senza saper amministrare l’acqua […] In ogni tempo, civiltà e gestione dell’acqua si identificano” (Danilo Dolci). Signore, quello dell’acqua non è, e non può essere, un problema solo di alcuni, ma è di tutti; la posta in gioco non è soltanto quella dei suoi costi – problema grave e da non trascurare, aumentano, infatti, le famiglie che tra noi hanno difficoltà a pagare le bollette dell’acqua – ma si tratta anche della tenuta della democrazia partecipativa, del bene comune e dell’equità sociale. L’acqua, non è una merce comune, ma è un bene essenziale, insostituibile, che va difeso non solo dalle politiche egoistiche dei grandi faraoni di oggi, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, ma anche dalle scelte locali che sembra si rifacciano al modello di tali nuovi faraoni: l’acqua deve essere accessibile a tutti.

In questa nostra bella e martoriata terra, viviamo da tempo, un grande paradosso: nonostante la ricchezza delle nostre fonti, le città e i paesi del nostro territorio non sono sempre adeguatamente approvvigionati. «L’accesso all’acqua potabile e sicura– scrive Papa Francesco – è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani» (Laudato si’, n. 30).

Noi, tua Chiesa, serva di Dio e dell’uomo, innanzi a Te, Pane di Vita e acqua che disseta, non può né vuole tacere su questo problema, perché nella questione dell’acqua è presente il diritto alla vita; il diritto dell’inalienabile dignità dell’uomo; il diritto della sopravvivenza dei poveri e dei più abbandonati della società. Tu lo sai come acqua e cibo siano strettamente collegati, infatti l’alto prezzo dell’acqua ha conseguenze inevitabili sul costo del cibo e delle sue produzioni: sete e fame sono anzitutto e soprattutto bisogni primari…basta dare uno sguardo alle terre povere del pianeta per rendersi conto come di carestie e di siccità si muore (cfr LS, n. 31). Anche se poi – ma non ti pare strano? – mostriamo meraviglia e rabbia quando vediamo arrivare i barconi nelle nostre spiagge.

Gesù, l’acqua, il cibo … sono problemi presenti nel Vangelo della gioia, sono pagine di umanità, pagine che questa Chiesa vuole e deve leggere, alla luce dello Spirito di Verità. Il non volerne tener conto è svilire colpevolmente il tuo Vangelo. Lo dici chiaramente nella pagina del giudizio. E poi, anche tu hai avuto sete, hai mendicato un po’ d’acqua alla samaritana e hai chiuso la tua vita terrena gridando: “Ho sete”, raccogliendo in esso il grido dei poveri di sempre del Nord e del Sud del mondo.

Gesù, Tu, Pane di Vita, Pane per la vita, che hai sperimentato la sete, la fame, la nudità: facci comprendere che la negazione dell’acqua e del pane è un assassinio senza spargimento di sangue; facci capire che la negazione dei diritti è un attacco alla vita e alla sua dignità; facci capire che verità, giustizia, solidarietà, libertà, sono necessarie garanzie per la costruzione della pace e binari obbligatori nel viaggio della vita. Gesù, donaci di capire, finalmente, che la cultura dello scarto e dell’indifferenza uccide la fraternità, mentre quella dell’inclusione, della cura e della custodia, la promuove e vivifica. Amen”.

(fonte: L'Amico del Popolo Agrigento articolo di Carmelo Petrone del 3/06/2018 )

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