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giovedì 14 marzo 2013

“Strappate cuori, guarite mondo” - L’ultima omelia da cardinale di Jorge Mario Bergoglio

L’ultima omelia da cardinale di Jorge Mario Bergoglio, pronunciata un mese fa, nel mercoledì delle ceneri.

... Oggi, ancora una volta, siamo invitati a intraprendere un cammino pasquale verso la Vita, cammino che comprende la croce e la rinuncia, che sarà scomodo ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che c’è qualcosa che non va bene in noi stessi, nella società o nella Chiesa, siamo invitati a cambiare, a dare una sterzata nelle nostre vite, a convertirci. Oggi sono piene di sfida le parole del profeta Gioele: strappate il vostro cuore, non le vostri vesti e convertitevi al Signore vostro Dio. Queste parole sono un invito a tutti, nessuno escluso. Strappate il cuore e non le vesti di una penitenza artificiale senza garanzie di futuro. Strappate i cuori per dire con il salmo «Abbiamo peccato». «La ferita dell’anima è il peccato. Oh, povero ferito, riconosci il tuo dottore! Mostra le piaghe delle tue colpe. E visto che a Lui non si possono nascondere i nostri pensieri più intimi, fai sentire il gemito del tuo cuore. Cerca la Sua compassione con le tue lacrime, con la tua insistenza, importunalo! Che ascolti i tuoi sospiri, che il tuo dolore arrivi fino a Lui, in modo che, alla fine, possa dirti: Il Signore ha perdonato il tuo peccato» (San Gregorio Magno). Questa è la realtà della nostra condizione umana. Questa è la verità che può avvicinarci alla nostra autentica riconciliazione con Dio e con gli uomini. Non si tratta di screditare l’autostima ma di penetrare nel più profondo dei nostri cuori e farci carico del mistero della sofferenza e del dolore che ci lega da secoli, da migliaia di anni, da sempre. Strappate i cuori affinché da quella fessura possiamo guardarci veramente. Strappate i cuori, aprite i cuori, perché solo in un cuore strappato e aperto può entrare l’amore del Padre. Strappate i cuori, dice il profeta, e Paolo ci chiede «Lasciatevi riconciliare con Dio». Cambiare il modo di vivere è segno e frutto del cuore strappato e riconciliato da un amore che va oltre noi stessi. Questo è l’invito, di fronte alle tante ferite che ci danneggiano e che ci possono portare alla tentazione di indurirci. Strappate il cuore per sentire l’eco delle tante vite lacerate e che l’indifferenza non ci renda insensibili. Strappate il cuore per poter amare con l’amore con il quale siamo amati, consolare con la consolazione con la quale siamo consolati e condividere ciò che abbiamo ricevuto. Questo tempo liturgico non è solo per noi, ma anche per la trasformazione della nostra famiglia, della nostra comunità, della nostra Chiesa, della nostra Patria, del mondo intero...