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mercoledì 24 gennaio 2018

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN CILE E PERÙ 15-22 GENNAIO 2018 / 11 - Incontro con i religiosi: "Le nostre vocazioni avranno sempre quella duplice dimensione: radici nella terra e cuore nel cielo." - Celebrazione Mariana Virgen de la Puerta: "Maria sarà sempre una Madre meticcia, perché nel suo cuore trovano posto tutte le razze, perché l’amore cerca tutti i mezzi per amare ed essere amato."


VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN CILE E PERÙ

15-22 GENNAIO 2018


Sabato 20 gennaio 2018
LIMA-TRUJILLO-LIMA
15.00Breve visita alla Cattedrale
15.30Incontro con i Sacerdoti, Religiosi/e, Seminaristi delle Circoscrizioni Ecclesiastiche del Nord del Perù nel Colegio Seminario San Carlos y San Marcelo
16.45Celebrazione Mariana – Virgen de la Puerta nella Plaza de Armas
18.15Partenza in aereo per Lima
19.40Arrivo all’Aeroporto di Lima

Dopo la visita alla Cattedrale di Trujillo, e deposti i fiori ai piedi della Vergine, alle ore 14.50 locali (20.50 ora di Roma), presso il “Colegio Seminario” di Trujillo, il Santo Padre Francesco ha incontrato circa 1.000 Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Seminaristi delle 11 Circoscrizioni Ecclesiastiche del Nord del Perú. Al Suo arrivo, il Santo Padre è stato accolto dal Rettore del Collegio che lo ha accompagnato al patio coperto. Qui, dopo l’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di Piura y Tumbes, S.E. Mons. José Antonio Eguren Anselmi, S.C.V., il Papa ha pronunciato il suo discorso. Al termine dell’incontro, dopo la benedizione finale e lo scambio dei doni con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi, Papa Francesco ha posato per una foto di gruppo con alcuni dipendenti del Collegio e, prima di uscire, ha consegnato un dono al Rettore. Quindi si è recato in papamobile alla Plaza de Armas.


INCONTRO CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE E I SEMINARISTI DELLE
CIRCOSCRIZIONI ECCLESIASTICHE DEL NORD DEL PERÙ







“Radici nella terra e cuore nel cielo”. Con questa immagine il Papa ha sintetizzato la vocazione dei consacrati, durante l’incontro con i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi delle circoscrizioni ecclesiastiche del Nord del Perù, nel "Colegio Seminario" di Trujillo; “Quando manca una di queste due, qualcosa comincia ad andare male e la nostra vita a poco a poco marcisce”



"Non trasformatevi in professionisti del sacro che si dimenticano del loro popolo, da dove vi ha tratto il Signore. Non perdete la memoria e il rispetto per coloro che vi hanno insegnato a pregare".

"Il religioso, il sacerdote, la consacrata, il consacrato è una persona ricca di memoria, gioiosa e riconoscente: trinomio da fissare e da tenere come 'arma" di fronte ad ogni 'mascheramento' vocazionale - ha spiegato Francesco - La coscienza grata allarga il cuore e ci stimola al servizio. Senza gratitudine possiamo essere buoni esecutori del sacro, ma ci mancherà l'unzione dello Spirito per diventare servitori dei nostri fratelli, specialmente dei più poveri". 

"Il Popolo fedele di Dio possiede l'olfatto e sa distinguere tra il funzionario del sacro e il servitore grato. Sa distinguere chi è ricco di memoria e chi è smemorato. Il Popolo di Dio - osserva Bergoglio - sa sopportare, ma riconosce chi lo serve e lo cura con l'olio della gioia e della gratitudine".

"Occorre guardarsi dalla tentazione del 'figlio unico' che vuole tutto per sé, perché non ha con chi condividere - ha aggiunto Francesco -. A coloro che devono esercitare incarichi nel servizio dell'autorità chiedo, per favore, di non diventare autoreferenziali; cercate di prendervi cura dei vostri fratelli, fate in modo che stiano bene, perché il bene è contagioso. Non cadiamo nella trappola di un'autorità che si trasforma in autoritarismo dimenticando che, prima di tutto, è una missione di servizio".

"Gesù ci invia - ha anche detto - ad essere portatori di comunione, di unità, ma tante volte sembra che lo facciamo disuniti e, quello che è peggio, facendoci spesso gli sgambetti. Ci è chiesto di essere artefici di comunione e di unità". Questo, ha spiegato Francesco,"non equivale a pensare tutti allo stesso modo, fare tutti le stesse cose. Significa apprezzare gli apporti, le differenze, il dono dei carismi all'interno della Chiesa sapendo che ciascuno, a partire dalla propria specificità, offre il proprio contributo, ma ha bisogno degli altri. Solo il Signore ha la pienezza dei doni, solo Lui è il Messia. E ha voluto distribuire i suoi doni in maniera tale che tutti possiamo offrire il nostro arricchendoci con quelli degli altri".


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CELEBRAZIONE MARIANA - VIRGEN DE LA PUERTA
Plaza de Armas (Trujillo)







Papa Francesco, dalla storica piazza di Trujillo, la “città dell’eterna primavera”, di fronte alla statua della “Mamita de Otuzco”, Madonna cara ai peruviani di questa regione, pronuncia per la prima volta la parola «femminicidio» chiedendo leggi adeguate contro la violenza. 
Le parole del Pontefice arrivano alla fine della meditazione per la celebrazione mariana che conclude la sua giornata nel Nord del Perù, caratterizzata da un clima gioioso


 








DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari fratelli e sorelle!


Ringrazio Mons. Héctor Miguel per le sue parole di benvenuto a nome di tutto il popolo di Dio pellegrino in queste terre.

In questa bella e storica piazza di Trujillo che ha saputo suscitare sogni di libertà in tutti i peruviani ci raduniamo oggi per incontrarci con la “Mamita de Otuzco”. So che molti di voi hanno dovuto fare molti chilometri per essere qui, riuniti sotto lo sguardo della Madre. Questa piazza si trasforma così in un santuario a cielo aperto in cui tutti vogliamo lasciarci guardare dalla Madre, dal suo materno e tenero sguardo. Madre che conosce il cuore dei peruviani del nord e di tante altre parti; ha visto le loro lacrime, le loro risa, le loro aspirazioni. In questa piazza si vuole custodire la memoria di un popolo che sa che Maria è Madre e non abbandona i suoi figli.

La casa si veste a festa in maniera speciale. Ci accompagnano le immagini venute da diversi angoli di questa regione. Insieme con l’amata Immacolata Vergine della Porta di Otuzco, saluto e do il benvenuto alla Santissima Croce di Chalpón de Chiclayo, al Signore Prigioniero de Ayabaca, alla Vergine delle Grazie de Paita, al Divino Bambino del Miracolo de Eten, alla Vergine Addolorata di Cajamarca, alla Vergine dell’Assunzione di Cutervo, alla Immacolata Concezione di Chota, a Nostra Signora di Alta Grazia di Huamachuco, a Santo Toribio di Mongrovejo di Tayabamba (Huamachuco), alla Vergine Assunta di Chachapoyas, alla Vergine dell’Assunzione di Usquil, alla Vergine del Soccorso di Huanchoco, e alle Reliquie dei Martiri Conventuali de Chimbote.

Ogni comunità, ogni angolino di questa terra viene accompagnato dal volto di un santo, dall’amore per Gesù Cristo e per sua Madre. E contemplare che dove c’è una comunità, dove ci sono vita e cuori palpitanti e ansiosi di trovare motivi di speranza, motivi per il canto, per la danza, per una vita degna… lì c’è il Signore, lì troviamo sua Madre e anche l’esempio di tanti santi che ci aiutano a rimanere lieti nella speranza.

Con voi rendo grazie per la delicatezza del nostro Dio. Egli cerca di avvicinarsi ad ognuno nella modalità in cui può accoglierlo, e così nascono i più diversi titoli. Esprimono il desiderio del nostro Dio di essere vicino ad ogni cuore, perché la lingua dell’amore di Dio si pronuncia sempre “in dialetto”, non conosce altro modo per farlo, e inoltre risulta motivo di speranza vedere come la Madre assume i tratti dei figli, i vestiti, il dialetto dei suoi per renderli partecipi della sua benedizione. Maria sarà sempre una Madre meticcia, perché nel suo cuore trovano posto tutte le razze, perché l’amore cerca tutti i mezzi per amare ed essere amato. Tutte queste immagini ci ricordano la tenerezza con cui Dio vuole essere vicino ad ogni villaggio, ad ogni famiglia, a te, a te, a me, a tutti.

Conosco l’amore che avete per l’Immacolata Vergine della Porta di Otuzco che oggi, insieme a voi, desidero proclamare Vergine della Porta, “Madre della Misericordia e della Speranza”.

Vergine cara che, nei secoli passati, dimostrò il suo amore per i figli di questa terra quando, collocata sopra una porta, li difese e li protesse dalle minacce che li affliggevano, suscitando l’amore di tutti i peruviani fino ai nostri giorni.

Ella continua a difenderci e a indicarci la Porta che ci apre la via verso la vita autentica, la Vita che non marcisce. Ella è colei che sa accompagnare ad uno ad uno i suoi figli perché tornino a casa. Ci accompagna e ci conduce fino alla Porta che dà Vita perché Gesù vuole che nessuno rimanga fuori, alle intemperie. Così accompagna «la nostalgia di tanti di ritornare alla casa del Padre, che attende la loro venuta» e tante volte non sanno come tornare. Diceva San Bernardo: «Tu che ti senti lontano dalla terra ferma, sbattuto dalle onde di questo mondo, in mezzo a burrasche e tempeste: guarda la stella e invoca Maria». Ella ci indica la via di casa, Ella ci conduce a Gesù che è la Porta della Misericordia, e ci lascia con Lui, non chiede niente per sé, ci porta a Gesù.

Nel 2015 abbiamo avuto la gioia di celebrare il Giubileo della Misericordia. Un anno in cui ho invitato tutti i fedeli a passare per la Porta della Misericordia, attraverso la quale – scrivevo – «chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza». E voglio ripetere insieme con voi lo stesso desiderio che avevo allora: «Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio!». Come desidero che questa terra che ospita la Madre della Misericordia e della Speranza possa moltiplicare e trasmettere dappertutto la bontà e la tenerezza di Dio. Perché, cari fratelli, non c’è medicina migliore per curare tante ferite che un cuore capace di misericordia, un cuore capace avere compassione davanti al dolore e alla disgrazia, davanti all’errore e alla voglia di rialzarsi di tanti che non sanno come poterlo fare.

La compassione è attiva perché «abbiamo imparato che Dio si china su di noi (cfr Os 11,4) perché anche noi possiamo imitarlo nel chinarci sui fratelli». Chinandoci specialmente davanti a quelli che più soffrono. Come Maria, essere attenti a quelli che non hanno il vino della gioia, come accadde alle nozze di Cana.

Guardando a Maria, non vorrei concludere senza invitarvi a pensare a tutte le madri e le nonne di questa Nazione; sono vera forza motrice della vita e delle famiglie del Perù. Che cosa sarebbe il Perù senza le madri e le nonne? Che cosa sarebbe la nostra vita senza di loro? L’amore per Maria ci deve aiutare a generare atteggiamenti di riconoscenza e gratitudine nei riguardi della donna, nei riguardi delle nostre madri e nonne che sono un baluardo nella vita delle nostre città. Quasi sempre silenziose portano avanti la vita. E’ il silenzio e la forza della speranza. Grazie per la vostra testimonianza!

Riconoscere e ringraziare; ma guardando alle madri e alle nonne voglio invitarvi a lottare contro una piaga che colpisce il nostro continente americano: i numerosi casi di femminicidio. E sono molte le situazioni di violenza che sono tenute sotto silenzio al di là di tante pareti. Vi invito a lottare contro questa fonte di sofferenza chiedendo che si promuova una legislazione e una cultura di ripudio di ogni forma di violenza.

Fratelli, la Vergine della Porta, Madre della Misericordia e della Speranza, ci mostra la via e ci indica la migliore difesa contro il male dell’indifferenza e dell’insensibilità. Ella ci conduce a suo Figlio e così ci invita a promuovere e irradiare «una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli». Che la Vergine vi conceda questa grazia.

[Preghiera]

[Affidamento alla Vergine della Porta]

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