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martedì 23 gennaio 2018

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN CILE E PERÙ 15-22 GENNAIO 2018 / 10 - Messa a Huanchaco: "La fede ci apre ad avere un amore concreto, non di idee, concreto, fatto di opere, di mani tese, di compassione; che sa costruire e ricostruire la speranza quando tutto sembra perduto... Riempite sempre la vostra vita di Vangelo."


VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN CILE E PERÙ

15-22 GENNAIO 2018


Sabato 20 gennaio 2018
LIMA-TRUJILLO-LIMA
7.40Partenza in aereo per Trujillo
9.10Arrivo all’Aeroporto di Trujillo
10.00Santa Messa sulla spianata costiera di Huanchaco
12.15Giro in papamobile nel quartiere “Buenos Aires”

L'incontro privato con i gesuiti nella chiesa di San Pedro a Lima, l'arrivo in Nunziatura e poi la suggestiva Messa a Trujillo sulla spianata di Huanchaco: tutto questo nelle immagini esclusive raccolte dalle telecamere di Vatican Media durante la prima giornata del Papa in Perù.

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Nel penultimo giorno del suo viaggio in Perù, Papa Francesco vola al nord, verso quella che è conosciuta come la «città dell’eterna primavera», Trujillo, messa in ginocchio circa un anno fa da piogge torrenziali che hanno provocato 145 morti, 18 scomparsi, 438 feriti.
Più di un milione le persone colpite . Mentre le case distrutte sono state 25mila; altre 23mila sono inagibili e 260mila abitazioni sono state danneggiate con minore intensità. Le inondazioni hanno devastato 79 scuole e 25 centri sanitari e danneggiato le strutture di altre 2.600 scuole e 840 strutture sanitarie. Sono andati distrutti 4 mila chilometri di strade e 420 ponti. Sono stati persi circa 30mila ettari di raccolto. Sta in questi impressionanti numeri una delle ragioni per cui Bergoglio ha voluto includere una tappa qui. 

Nuovo bagno di folla, festoso, chiassoso e colorato quello che stringe in un abbraccio la papamobile mentre costeggia le sponde del mare e si spinge tra centinaia di migliaia di fedeli giunti da tutto il nord del Perù nell’immensa spianata di Huanchaco, in località balneare sulla costa peruviana del Pacifico. Francesco è arrivato dall’aeroporto di Trujillo, la seconda città del Perù, dove è atterrato poco prima delle 9 del mattino accolto dalla gioia dei danzatori de La Marinera, ballo tradizionale.

La messa si svolge nella spianata vicina ad una città storica del Perù, Huanchaco, meta balneare e turistica. Il sole è caldo ma tira un vento leggero. Lungo la strada il Papa è stato festeggiato e acclamato dalla folla, e ha anche fatto un giro tra i fedeli con la papamobile aperta per salutarli. L'entusiasmo dei peruviani per Bergoglio si era già visto il giorno precedente per le strade di Lima ma qui, sulla costa Incas è apparsa davvero incontenibile.


Francesco arrivato in papamobile, viene accolto calorosamente da centinaia di migliaia di persone - 200mila secondo le stime ufficiali - che si esibiscono in danze e canti, e dalle diverse comunità che hanno portato le statue e le immagini sacre dei loro patroni per farle benedire.


SANTA MESSA
IN ONORE DI SANTA MARIA PORTA DEL CIELO
Spianata costiera di Huanchaco (Trujillo)






OMELIA DEL SANTO PADRE

Queste terre hanno sapore di Vangelo. Tutto l’ambiente che ci circonda e questo immenso mare sullo sfondo ci aiutano a comprendere meglio l’esperienza che gli apostoli hanno vissuto con Gesù e che oggi anche noi siamo chiamati a vivere. Mi fa piacere sapere che siete arrivati da diversi luoghi del nord peruviano per celebrare questa gioia del Vangelo.

I discepoli di ieri, come tanti di voi oggi, si guadagnavano da vivere con la pesca. Uscivano sulle barche come alcuni di voi continuano a fare sui “cavallini di totora” [piccole imbarcazioni monoposto costruite con la pianta chiamata totora] e tanto loro quanto voi con lo stesso fine: guadagnarsi il pane quotidiano. In questo si giocano molte delle nostre fatiche di ogni giorno: poter portare avanti le nostre famiglie e procurare ad esse quanto le aiuterà a costruire un futuro migliore.

Questa «laguna con pesci dorati», come hanno voluto chiamarla, è stata fonte di vita e benedizione per molte generazioni. Nel corso del tempo ha saputo nutrire sogni e speranze.

Voi, come gli apostoli, conoscete la forza della natura e avete sperimentato i suoi colpi. Come essi affrontarono la tempesta sul lago, a voi è toccato affrontare il duro colpo del “Niño costiero”, le cui conseguenze dolorose sono tuttora presenti in tante famiglie, specialmente quelle che non hanno ancora potuto ricostruire le loro case. Anche per questo ho voluto venire e pregare qui con voi.

Portiamo a questa Eucaristia anche quel momento tanto difficile che interpella e pone molte volte in dubbio la nostra fede. Vogliamo unirci a Gesù. Lui conosce il dolore e le prove; Lui ha attraversato tutti i dolori per poterci accompagnare nei nostri. Gesù sulla croce vuole essere vicino ad ogni situazione dolorosa per darci la mano e aiutarci ad alzarci. Perché Egli è entrato nella nostra storia, ha voluto condividere il nostro cammino e toccare le nostre ferite. Non abbiamo un Dio estraneo a quello che sentiamo e soffriamo, al contrario, in mezzo al dolore ci offre la sua mano.

Questi scossoni mettono in discussione e in gioco il valore del nostro spirito e dei nostri atteggiamenti più elementari. Allora ci rendiamo conto di quanto sia importante non essere soli ma uniti, pieni di quella unità che è frutto dello Spirito Santo.

Che cosa è successo alle fanciulle del Vangelo che abbiamo ascoltato [cfr Mt 25,1-13]? Improvvisamente sentono un grido che le sveglia e le mette in movimento. Alcune si resero conto di non avere l’olio necessario per illuminare la strada nell’oscurità, altre invece riempirono le loro lampade e poterono trovare e illuminare la strada che le portava allo sposo. Nel momento indicato ognuna mostrò di che cosa aveva riempito la sua vita. No tenemos un Dios ajeno a lo que sentimos y sufrimos, al contrario, en medio del dolor nos entrega su mano.

Lo stesso succede a noi. In determinate circostanze comprendiamo con che cosa abbiamo riempito la nostra vita. Com’è importante riempire la nostra vita con quell’olio che permette di accendere le nostre lampade nelle molteplici situazioni di oscurità e trovare le strade per andare avanti!

So che, nel momento di oscurità, quando avete sentito il colpo del Niño, queste terre hanno saputo mettersi in movimento e queste terre avevano l’olio per correre e aiutarsi come veri fratelli. C’era l’olio della solidarietà, della generosità che vi ha messi in movimento e siete andati incontro al Signore con innumerevoli gesti concreti di aiuto. In mezzo all’oscurità, insieme a tanti altri, siete stati torce vive e avete illuminato la strada con mani aperte e disponibili per alleviare il dolore e condividere quello che avevate nella vostra povertà.

Nella Lettura evangelica, possiamo notare come le fanciulle che non avevano l’olio andarono al villaggio a comprarlo. Nel momento cruciale della loro vita, si accorsero che le loro lampade erano vuote, che mancava loro l’essenziale per trovare la strada della gioia autentica. Erano sole e così restarono, sole, fuori dalla festa. Ci sono cose, come ben sapete, che non si improvvisano e tanto meno si comprano. L’anima di una comunità si misura da come riesce ad unirsi per affrontare i momenti difficili, di avversità, per mantenere viva la speranza. Con questo atteggiamento date la più grande testimonianza evangelica. Il Signore ci dice: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). Perché la fede ci apre ad avere un amore concreto, non di idee, concreto, fatto di opere, di mani tese, di compassione; che sa costruire e ricostruire la speranza quando tutto sembra perduto. Così diventiamo partecipi dell’azione divina, quella che ci descrive l’apostolo Giovanni quando ci mostra Dio che asciuga le lacrime dei suoi figli. E quest’opera divina Dio lo compie con la stessa tenerezza di una madre che cerca di asciugare le lacrime dei suoi figli. Com’è bella la domanda che può fare a ognuno di noi il Signore alla fine della giornata: quante lacrime hai asciugato oggi?

Altre tempeste possono sferzare queste coste e, nella vita dei figli di queste terre, hanno effetti devastanti. Tempeste che ci interpellano anche come comunità e mettono in gioco il valore del nostro spirito. Si chiamano violenza organizzata, come il “sicariato” e l’insicurezza che esso crea; si chiamano mancanza di opportunità educative e di lavoro, specialmente tra i più giovani, che impedisce loro di costruire un futuro con dignità; la mancanza di un alloggio sicuro per tante famiglie costrette a vivere in zone ad alta instabilità e senza accessi sicuri; come pure tante altre situazioni che voi conoscete e soffrite, che come le peggiori inondazioni abbattono la mutua fiducia, tanto necessaria per costruire una rete di sostegno e di speranza. Inondazioni che investono l’anima e reclamano da noi l’olio che abbiamo per farvi fronte. Quanto olio hai?

Molte volte ci interroghiamo su come affrontare queste tempeste, o su come aiutare i nostri figli e superare queste situazioni. Voglio dirvi: non c’è altra via d’uscita migliore di quella del Vangelo, e si chiama Gesù Cristo. Riempite sempre la vostra vita di Vangelo. Voglio esortarvi ad essere comunità che si lasci ungere dal suo Signore con l’olio dello Spirito. Lui trasforma tutto, rinnova tutto, consola tutto. In Gesù abbiamo la forza dello Spirito per non accettare come normale ciò che ci fa male, non renderlo una cosa naturale, non “naturalizzare”, ciò che ci inaridisce lo spirito e, quel che è peggio, ci ruba la speranza. I peruviani, in questo momento della loro storia, non hanno diritto a lasciarsi rubare la speranza! In Gesù abbiamo lo Spirito che ci mantiene uniti per sostenerci a vicenda e far fronte a ciò che vuole prendersi il meglio delle nostre famiglie. In Gesù Dio ci rende comunità credente capace di sostenersi; comunità che spera e perciò lotta per respingere e trasformare le molteplici avversità; comunità che ama perché non permette che stiamo con la mani in mano. Con Gesù l’anima di questo popolo di Trujillo potrà continuare a chiamarsi “la città dell’eterna primavera”, perché con Lui tutto diventa occasione di speranza.

Conosco l’amore che questa terra prova verso la Madonna, e so quanto la devozione a Maria vi sostiene portandovi sempre a Gesù. E dandoci l’unico consiglio che sempre ripete: “Fate quello che Lui vi dirà” (cfr Gv 2,5). Chiediamo a lei che ci ponga sotto il suo manto e che ci porti sempre a suo Figlio; ma diciamolo cantando con questa bella canzone marinara: «Madonnina della porta, dammi la tua benedizione. Madonnina della porta, dacci pace e tanto amore». Siete capaci di cantarla? La cantiamo insieme? Chi comincia a cantare? «Madonnina della porta…”. Nessuno canta? Il coro nemmeno? Allora recitiamola, se non la cantiamo. Insieme: «Madonnina della porta, dammi la tua benedizione. Madonnina della porta, dacci pace e tanto amore». Un’altra volta! «Madonnina della porta, dammi la tua benedizione. Madonnina della porta, dacci pace e tanto amore».

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Oggi, al passaggio di Papa Francesco in papamobile, c’erano palloncini, striscioni di benvenuto, bandierine bianche e rosse o bianche e gialle. Circa un anno fa, verso la fine di marzo 2017, c’erano invece solo scene di devastazione, con case e macchine sommerse, palazzi distrutti, gente sfollata. Il quartiere di Buenos Aires a Trujillo, uno dei più poveri in questa città a nord del Perù, è stato sicuramente quello più colpito da “El Niño costero”, l’ondata di inondazioni e frane che ha messo in ginocchio il Paese nella scorsa primavera. I bilanci parlavano di circa 3mila vittime e 500 case distrutte. 

Papa Francesco ha deciso di visitarlo personalmente e di salutare la sua gente subito dopo la messa nella località balneare di Huanchaco, e prima del pranzo e della tappa nella cattedrale di Santa Maria. Numerosa la folla scesa in strada per accogliere il Pontefice, che a un certo punto ha fatto anche fermare l’auto per scendere e abbracciare due ragazze che gli donavano delle rose bianche. 

La folla riempiva intanto i margini delle strade e le finestre delle case. Tra strette di mano, saluti e benedizioni, a Bergoglio è stato regalato un cappellino tipico peruviano che ha indossato per qualche secondo. Poi, risalito a bordo dell’auto scoperta, ha ripreso il suo giro per le vie della città fino all’arcivescovado. 

È in questo palazzo di stampo coloniale dalla vivace facciata blu e bianca, situato nella parte nord della centralissima Plaza de Armas, accanto alla cattedrale, che il Papa ha trascorso il pranzo in privato. 

Durante la sua visita in Perù, Papa Francesco ha fatto fermare la papamobile nelle vie di Trujillo per un gesto di grande tenerezza. Il pontefice è sceso dall’auto per andare a incontrare e benedire una donna cieca di 99 anni che si trovava sul marciapiede con i suoi familiari per salutarlo durante il suo passaggio. Bergoglio ha dato una carezza all’anziana, poi si è intrattenuto per qualche parole e le ha donato un rosario prima di ripartire lasciandole un ricordo speciale.


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