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giovedì 4 gennaio 2018

«Solo chi sa riconoscere gli sbagli e chiedere scusa riceve la comprensione e il perdono degli altri.» Papa Francesco Udienza generale 03/01/2018 (testo e video)

UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 3 gennaio 2018

Il Papa ha fatto il suo ingresso oggi in Aula Paolo VI, per la prima udienza generale del 2018, alle 9.25 circa, percorrendo a piedi sorridente e rilassato – come di consueto – il corridoio centrale tra due ali di folla. Amabilmente strattonato dalle mani che volevano stringere le sue sia alla sua sinistra che alla sua destra, Francesco si è concesso volentieri soprattutto ai bambini, che lo hanno riempito di doni: non solo letterine, disegni e cartelli colorati dipinti a mano, ma anche statuine dei loro presepi, quasi a voler sottolineare – offrendo al Papa qualcosa di molto personale, preso dalle loro case – la bellezza di questo tempo forte dell’anno liturgico. Ad uno dei bimbi, il Papa ha messo al collo un rosario blu. Non sono mancate soste per bere il mate e il tradizionale scambio dello zucchetto e l'offerta di rose bianche che, per il Papa, come lui stesso ha rivelato, sono segno di grazie che la Madonna concede.







 




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La Santa Messa - 6. L’atto penitenziale

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Riprendendo le catechesi sulla celebrazione eucaristica, consideriamo oggi, nel contesto dei riti di introduzione, l’atto penitenziale. Nella sua sobrietà, esso favorisce l’atteggiamento con cui disporsi a celebrare degnamente i santi misteri, ossia riconoscendo davanti a Dio e ai fratelli i nostri peccati, riconoscendo che siamo peccatori. L’invito del sacerdote infatti è rivolto a tutta la comunità in preghiera, perché tutti siamo peccatori. Che cosa può donare il Signore a chi ha già il cuore pieno di sé, del proprio successo? Nulla, perché il presuntuoso è incapace di ricevere perdono, sazio com’è della sua presunta giustizia. Pensiamo alla parabola del fariseo e del pubblicano, dove soltanto il secondo – il pubblicano – torna a casa giustificato, cioè perdonato (cfr Lc 18,9-14). Chi è consapevole delle proprie miserie e abbassa gli occhi con umiltà, sente posarsi su di sé lo sguardo misericordioso di Dio. Sappiamo per esperienza che solo chi sa riconoscere gli sbagli e chiedere scusa riceve la comprensione e il perdono degli altri.

Ascoltare in silenzio la voce della coscienza permette di riconoscere che i nostri pensieri sono distanti dai pensieri divini, che le nostre parole e le nostre azioni sono spesso mondane, guidate cioè da scelte contrarie al Vangelo. Perciò, all’inizio della Messa, compiamo comunitariamente l’atto penitenziale mediante una formula di confessione generale, pronunciata alla prima persona singolare. Ciascuno confessa a Dio e ai fratelli “di avere molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni”. Sì, anche in omissioni, ossia di aver tralasciato di fare il bene che avrei potuto fare. Spesso ci sentiamo bravi perché – diciamo – “non ho fatto male a nessuno”. In realtà, non basta non fare del male al prossimo, occorre scegliere di fare il bene cogliendo le occasioni per dare buona testimonianza che siamo discepoli di Gesù. E’ bene sottolineare che confessiamo sia a Dio che ai fratelli di essere peccatori: questo ci aiuta a comprendere la dimensione del peccato che, mentre ci separa da Dio, ci divide anche dai nostri fratelli, e viceversa. Il peccato taglia: taglia il rapporto con Dio e taglia il rapporto con i fratelli, il rapporto nella famiglia, nella società, nella comunità: Il peccato taglia sempre, separa, divide.

Le parole che diciamo con la bocca sono accompagnate dal gesto di battersi il petto, riconoscendo che ho peccato proprio per colpa mia, e non di altri. Capita spesso infatti che, per paura o vergogna, puntiamo il dito per accusare altri. Costa ammettere di essere colpevoli, ma ci fa bene confessarlo con sincerità. Confessare i propri peccati. Io ricordo un aneddoto, che raccontava un vecchio missionario, di una donna che è andata a confessarsi e incominciò a dire gli sbagli del marito; poi è passata a raccontare gli sbagli della suocera e poi i peccati dei vicini. A un certo punto, il confessore le ha detto: “Ma, signora, mi dica: ha finito? – Benissimo: lei ha finito con i peccati degli altri. Adesso incominci a dire i suoi”. Dire i propri peccati!

Dopo la confessione del peccato, supplichiamo la Beata Vergine Maria, gli Angeli e i Santi di pregare il Signore per noi. Anche in questo è preziosa la comunione dei Santi: cioè, l’intercessione di questi «amici e modelli di vita» (Prefazio del 1° novembre) ci sostiene nel cammino verso la piena comunione con Dio, quando il peccato sarà definitivamente annientato.

Oltre al “Confesso”, si può fare l’atto penitenziale con altre formule, ad esempio: «Pietà di noi, Signore / Contro di te abbiamo peccato. / Mostraci, Signore, la tua misericordia. / E donaci la tua salvezza» (cfr Sal 123,3; 85,8; Ger 14,20). Specialmente la domenica si può compiere la benedizione e l’aspersione dell’acqua in memoria del Battesimo (cfr OGMR, 51), che cancella tutti i peccati. E’ anche possibile, come parte dell’atto penitenziale, cantare il Kyrie eléison: con antica espressione greca, acclamiamo il Signore – Kyrios – e imploriamo la sua misericordia (ibid., 52).La Sacra Scrittura ci offre luminosi esempi di figure “penitenti” che, rientrando in se stessi dopo aver commesso il peccato, trovano il coraggio di togliere la maschera e aprirsi alla grazia che rinnova il cuore. Pensiamo al re Davide e alle parole a lui attribuite nel Salmo: «Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità» (51,3). Pensiamo al figlio prodigo che ritorna dal padre; o all’invocazione del pubblicano: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore» ( Lc 18,13). Pensiamo anche a San Pietro, a Zaccheo, alla donna samaritana. Misurarsi con la fragilità dell’argilla di cui siamo impastati è un’esperienza che ci fortifica: mentre ci fa fare i conti con la nostra debolezza, ci apre il cuore a invocare la misericordia divina che trasforma e converte. E questo è quello che facciamo nell’atto penitenziale all’inizio della Messa. 

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Saluti:

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A tutti i pellegrini di lingua italiana presenti a questa prima Udienza Generale del 2018 porgo un cordiale augurio di speranza e di pace per il nuovo anno.

Sono lieto di accogliere le partecipanti al Capitolo generale delle Figlie della Misericordia e della Croce, vi incoraggio a promuovere il vostro carisma con spirito di servizio e di fedeltà alla Chiesa.

Saluto i seminaristi dell’Istituto Missioni Consolata; la Famiglia associativa preghiera e carità di Agropoli e i gruppi parrocchiali, in particolare quelli provenienti da Mozzo, da Belvedere di Tezze sul Brenta e da Sant’Arsenio.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. In questo Anno Nuovo vi invito ad accogliere e a condividere ogni giorno la tenerezza di Dio. Cari giovani, siate messaggeri dell’amore di Cristo tra i vostri coetanei; cari ammalati, trovate nella carezza di Dio il sostegno nella sofferenza; e voi, cari sposi novelli, siate testimoni della gioia del Sacramento del Matrimonio attraverso il vostro amore fedele e scambievole.


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