venerdì 30 novembre 2012

«Non facciamo pagare la crisi ai più deboli» - Appello della Fondazione PIME Onlus

Appello della Fondazione PIME Onlus

«Non facciamo pagare la crisi ai più deboli»

L'appello del Pime alla presentazione dei dati sull'aiuto alle missioni nel 2011-2012. «La crisi economica chiede agli enti di solidarietà un surplus di trasparenza, credibilità, efficacia». Per il Natale 2012 lanciato un progetto di sviluppo della Fondazione PIME Onlus in Brasile, per sottrarre i ragazzi alla droga e alla criminalità: al suo sostegno ha contribuito anche il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo

"La crisi economica non molla la presa e c'è il rischio che anche persone e famiglie che hanno sempre dato un contributo per i poveri taglino la voce "solidarietà" del loro bilancio. Ma la risposta alla crisi non può essere il ripiegamento su di sé, bensì un coraggioso "prendersi carico" di chi più fatica a sopravvivere e a garantire a se stessi e ai propri figli i bisogni indispensabili. «Guai se la spending review di casa la facessimo sulle spalle dei più deboli!»: è l'appello che la Fondazione PIME Onlus, espressione del Pontificio Istituto Missioni Estere, ha lanciato oggi, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la storica sede di via Mosé Bianchi 94 a Milano.

All'iniziativa hanno preso parte padre Alberto Caccaro, presidente della Fondazione PIME Onlus e direttore del Centro missionario PIME di Milano, padre Sergio Fossati e Fabrizio Carabelli, dell'Ufficio Aiuto Missioni del PIME e la dr.ssa Cinzia Di Stasio, segretario generale dell'Istituto Italiano della Donazione.

Con circa 500 missionari (padri e laici consacrati) sparsi in 18 Paesi del mondo, il PIME opera per l'evangelizzazione e la promozione umana delle popolazioni locali. A supportarne l'attività è la Fondazione PIME Onlus, che garantisce trasparenza, affidabilità ed efficacia alla raccolta fondi, come testimonia anche l'adesione all'Istituto Italiano della Donazione.

Nel corso degli ultimi 10 anni sono transitati dal Pime di Milano alla volta del Sud del mondo ben 73,9 milioni di euro. Su questa cifra è stata applicata una trattenuta per le spese di gestione inferiore all'8%, tra le più basse in assoluto in Italia. ..."

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Arturo Paoli. Ne valeva la pena - biografia scritta da Silvia Pettiti

Sono diventato grande nelle brevi ore di un pomeriggio d’inverno. Avevo compiuto otto anni quattordici giorni prima.

Comincia così - nella biografia scritta da Silvia Pettiti - il racconto della propria vita da parte di Arturo Paoli, sacerdote e missionario, dal titolo Arturo Paoli. Ne valeva la pena (ed. San Paolo, 2010, con la Prefazione di Walter Veltroni).
Quello era il pomeriggio del 14 dicembre 1920...

Riflettendo sul fatto che una vita tanto eccezionale abbia preso le mosse da una ovvietà (la constatazione, appunto, dell’urgenza e della necessità dell’amore tra gli uomini), si scopre quanto sia spesso tutt’altro che banale prendere il coraggio a due mani e mettere in pratica fino in fondo ciò in cui davvero si crede. Non so se Arturo Paoli sia stato un eroe, oppure un santo; ciò che emerge da questo bell’acquerello di Pettiti è semplicemente il ritratto di un uomo che ha saputo fare poche chiacchiere e molti fatti. Più che un esempio, un monito.

L'INTRODUZIONE DELL'AUTRICE SILVIA PETTITI
«Scrivere è viaggiare senza il peso delle valigie», disse Emilio Salgari.
Ho viaggiato, senza il peso delle valigie, per circa dodici mesi: numerosi gli incontri con Arturo Paoli e con tanti testimoni che hanno condiviso le sue esperienze dalla sua giovinezza ad oggi. Ho cercato di tessere insieme ricordi, letture, immagini, parole, tra le migliori vergate da Arturo stesso nel corso della sua lunghissima vita. Le pagine che ne sono scaturite compongono un puzzle dal quale emerge l’intreccio delle storie con la Storia, la freschezza del pensiero, l’originalità dell’uomo e della sua fede.
Il libro ha la forma del racconto a due voci: Arturo narra in prima persona ricordi ed eventi, espone le sue opinioni sulla società, sulla politica, sulla Chiesa, confida la sua ricerca spirituale ed umana di uomo sempre in cammino; la voce narrante srotola il filo degli avvenimenti dentro cui si è svolta la vita di Arturo, attraverso un secolo di storia, durante il quale è cambiato più volte il mondo, e attraverso due continenti, l’Europa e l’America Latina. Le parole di Arturo provengono da fonti diverse, richiamate nelle note bibliografiche. Ho omesso il riferimento quando sono tratte dalle mie interviste o da episodi da lui raccontati in situazioni informali. Molte citazioni non sono letterali, mi sono permessa alcuni adattamenti per rendere coerente la narrazione.
Man mano che il lavoro procedeva, cresceva in me la consapevolezza dell’ardua impresa di “far stare l’oceano in un bicchiere”. Allora, scusandomi sinceramente con le tante persone importanti per la vita di Arturo che non sono nominate, per i tanti luoghi da lui amati e visitati che non ho potuto ricordare, per i tanti fatti che ho dovuto omettere o raccontare per eccessiva rapidità, voglio sperare che queste pagine possano costruire ancora legami di amicizia ed essere occasione di incontro tra quanti hanno a cuore il senso del vivere.

Leggi un estratto dalla prefazione di Walter Veltroni, l'indice e le recensioni di Carlo Molari e Piergiorgio Camaiani: ARTURO PAOLI «NE VALEVA LA PENA»

Vedi anche alcuni dei nostri post precedenti: 


Auguri ad Arturo Paoli per i suoi 100 anni



30 novembre 1912
30 novembre 2012

Fratel Arturo Paoli compie 100 anni!




Vedi la biografia  e i messaggi di auguri dal sito OREUNDICI


Molti l’hanno sentito nominare per quel suo libro «Un incontro difficile» che suscitò tanti consensi e discussioni. Egli tratteggia un «tipo» di cristiano completamente al di fuori di certi schemi convenzionali ma finalmente vivo, sensibile al proprio tempo, capace di coglierne i segni.
Ci incuriosiva conoscere questo «piccolo fratello del Vangelo» che ci ha rivelato un cristianesimo così ricco e vitale… e siamo andati a fargli alcune domande.
Questo «catenaccio» introdusse il primo articolo che Rocca dedicò ad Arturo Paoli.
Fu un’intervista realizzata da Vittorio Messori nell’estate del 1967, esattamente quarantacinque anni fa.
Da allora la serie di articoli firmati da Arturo Paoli per Rocca è ininterrotta e prosegue ancora.
Non c’è «storia editoriale» più lunga e fedele di questa nella vita di Arturo, e forse anche in quella di Rocca; ad essa corrisponde una storia di amicizia, come in tutte le cose che riguardano questo piccolo fratello che a novembre compirà cento anni.

Nel deserto «il Signore mi parlò attraverso una metafora», protagonista un cammello. Così fratel Arturo Paoli, alla soglia dei cent’anni, ricorda la svolta decisiva di una vita in prima linea. 

Una vita passata nelle favelas dell’America Latina, nel deserto e tra i minatori Considerato come un profeta vivente, durante il fascismo salvò ottocento ebrei


Chi desidera inviare personalmente gli auguri 
può scrivere a:
FRATEL ARTURO PAOLI
VIA DELLA PIEVE DI S. STEFANO, 3771
S. MARTINO IN VIGNALE - 55100 LUCCA

Domenica 9 dicembre alle ore 11 nella chiesa di S. Michele in Foro a Lucca centro ci sarà la CELEBRAZIONE EUCARISTICA di ringraziamento


giovedì 29 novembre 2012

Rapporto Sbilanciamoci 2013: una controfinanziaria da 29 miliardi per uscire dalla crisi senza tagli ai diritti

La Legge di Stabilità del 2013 si colloca dentro il quadro di una crisi i cui dati sono noti: quest’anno il Pil diminuisce del 2%, un terzo dei giovani non ha lavoro, la spesa sociale si è di fatto dimezzata provocando uno smantellamento del welfare, abbiamo oltre centosessanta crisi industriali in atto con il rischio di perdere altri trecentomila posti di lavoro, più di un miliardo di ore di cassa integrazione nel 2012, più di un milione di posti di lavoro persi dall’inizio della crisi, il potere d’acquisto tornato ai valori di dieci anni fa, oltre cinquanta comuni di media grandezza che il prossimo anno rischiano il dissesto finanziario e di non poter pagare più gli stipendi ai propri dipendenti.
È una crisi tremenda, drammatica.
Noi proponiamo un “cambio di rotta”: basta con il neoliberismo, basta con le politiche di austerity, basta con la subalternità ai mercati finanziari, basta con una politica economica che sta aumentando le sofferenze sociali e accentuando la depressione e la recessione dell’economia reale. Basta con una cura da cavallo che sta uccidendo il cavallo. Si continua a svuotare con il cucchiaino un secchio d’acqua sempre più colmo, mentre bisognerebbe chiudere il rubinetto che quel secchio riempie sempre più velocemente. Il cucchiaino sono i tagli alla spesa pubblica, il rubinetto è la speculazione dei mercati finanziari che continua ad agire indisturbata. Si continua a lisciare il pelo ai mercati finanziari, mentre bisognerebbe fargli il contropelo...

Presentato a Roma, presso la Fondazione Basso in via della Dogana Vecchia 5, il XIV Rapporto su: “Come usare la spesa pubblica per i diritti, l’ambiente, la pace”.
Il Rapporto di quest’anno, 186 pagine di proposte, analisi, soluzioni e idee concrete per uscire dalla crisi salvaguardando i diritti – oltre ad analizzare criticamente le politiche del governo italiano e di Unione e Commissione europea – formula ben 94 proposte specifiche e dettagliate (in una “manovra” da 29 miliardi di euro) sia per le entrate e per le uscite, che per le riduzioni della spesa pubblica come gli stanziamenti per la Difesa o le “grandi opere”.
La filosofia del Rapporto di quest’anno è opposta a quella delle politiche neoliberiste e di “austerity”: per fronteggiare la crisi bisogna investire nel rilancio dell’economia, nella redistribuzione della ricchezza e in un nuovo modello di sviluppo sostenibile e di qualità. Per far crescere la torta bisogna prima fare delle fette più eque per tutti. È ora che i mercati finanziari, i rentiers e le banche si facciano da parte.
Per Sbilanciamoci! cambiare rotta si può e si deve.

SCARICA IL XIV RAPPORTO DI SBILANCIAMOCI!


Vizi capitali, presi per la gola - Il rapporto deformato con il cibo nella riflessione di Enzo Bianchi e in secoli di storia dell’arte.

Il vizio della gola interpretato dal pittore 
fiammingo Hieronymus Bosch (1453-1516) 


Troppo o troppo poco.

Il rapporto deformato con il cibo nella riflessione di Enzo Bianchi e in secoli di storia dell’arte da Giotto a Dalí passando da Bosch, noto pittore fiammingo.


L’invito a non essere ingordi ce lo sentiamo ripetere fin da quando siamo bambini. Un invito apparentemente banale. Scontato. Eppure dietro a questa raccomandazione si nasconde un’antica e saggia preoccupazione: quella di disciplinare l’istinto, evitando gli eccessi. Il cibo? Né troppo né troppo poco. È elemento vitale e riguarda l’equilibrio delle singole persone. Ma, per come è prodotto, per il modo con cui viene venduto e per la ritualità che ne accompagna il consumo dice molto anche sul rapporto con la natura, l’economia, il prossimo. 
Tra i vizi capitali l’ingordigia s’accompagna a degenerazioni d’altro tipo come la lussuria, l’avarizia, la collera, l’accidia, l’orgoglio e l’invidia. Tutti atteggiamenti che indicano un rapporto deformato con la realtà: la sessualità, il denaro, le cose, il lavoro, il tempo, lo spazio, noi stessi e il prossimo. Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, nei libri d’Avvento, usando il linguaggio dei padri del deserto, riflette su queste “tentazioni” che insidiano la nostra libertà.


Vedi anche il nostro precedente post: 

"Se questa vita ha senso" Un percorso di riflessione per l'avvento di Enzo Bianchi per Famiglia Cristiana - Vizi capitali, se li conosci li vinci -



mercoledì 28 novembre 2012

Quasi nel silenzio mediatico in Siria 40.000 cadaveri abbandonati, a pochi km dalla Palestina

Foto di www.facebook.com - Vogliamo la siria LIBERA
Un video agghiacciante ha fatto da buongiorno.
Un video dove c’è solo un accumularsi di corpi di bimbi, un accatastarsi di urla di madri private del più grande amore, strappato via nel sangue e nell’incomprensibilità di un conflitto che ormai è trasceso nella mattanza, semplice, chiara, palese, mattanza.
I bimbi di questo video si chiamavano, e per le loro madri continueranno a chiamarsi, Shahd, Muhammed, Adnan Fateba, Zainab, Iman, Ounoud e Mamdouh.
Un paese che era gelsomino e pane caldo, ora è un mattatoio, una tonnara, un qualcosa di indescrivibile.
Ed ora non voglio parlare di quest’abominio, non voglio dirvi quel che penso dei missili, dei coltelli che sgozzano, dell’areonautica che lavora bombardando senza sosta dell’esercito di Assad, non voglio dirvi quel che penso delle truppe mercenarie che si son appropriate di una rivolta reale che finalmente muoveva mani piedi e voci contro anni di silenzio forzato, di tortura e carcere.
Ora come ora parlare di Siria vuol dire vomitare un odio e un disprezzo infinito per buona parte delle forze in campo: anche se consapevole di quanta mia Siria è lì a resistere alle truppe di Assad come ai proclami islamici dei ribelli arrivati da chissà dove, consapevole di quanto popolo siriano ci sia e ci sia stato nelle strade che urlavano IRHAL, via via da qui, al regime del partito Baath.
Insomma nessun articolo di racconti di guerra, nessun articolo di sterile geopolitica incapace di parlare del dramma umano.
Quel che voglio chiedermi in queste righe è PERCHE’, perché a meno di 400 km dalla Palestina si accumulano nei furgoncini corpi di bimbi come fossero sacchi di farina, perché le urla di quelle mamme non arrivano alle vostre orecchie, non vengono pubblicate sulle vostre bacheche facebook che fino a pochi giorni fa erano invase solo da Gaza.
Giuro, non riesco a capirlo...

Attenzione video con immagini shoccanti


Mailbombing contro il DDL Di Paola - Appello di Flavio Lotti (Coordinatore Nazionale della Tavola della pace)

Mailbombing contro il DDL Di Paola

Invia una mail ai deputati della Commissione Difesa e ai Capigruppo della Camera dei Deputati.

Cara amica, caro amico,

Dal 13 novembre 2012 la Camera dei Deputati sta discutendo il disegno di legge delega di revisione dello strumento militare presentato dal solo ministro della Difesa Giampaolo Di Paola che:

1. taglia il personale per comperare i cacciabombardieri F35 e altre armi;
2. trasforma le Forze Armate in uno strumento da guerre ad alta intensità incompatibile con l’articolo 11 della Costituzione;
3. costringerà i comuni alluvionati o colpiti da una catastrofe naturale a pagare il conto dell’intervento dei militari;
4. non prevede alcuna cancellazione degli sprechi e dei privilegi né una vera riqualificazione della spesa militare;
5. impegna 230 miliardi per i prossimi 12 anni senza aumentare di un solo grado la nostra sicurezza;
6. aumenta di fatto la spesa pubblica.

I vertici militari di questo nostro paese vogliono continuare a comprare armi sempre più moderne e sofisticate e non vogliono rinunciare ai loro privilegi. Ma, mentre si tagliano i servizi alle persone e agli enti locali che li devono fornire e milioni di famiglie non ce la fanno più, queste pretese diventano insopportabili.

Per questo è necessario accrescere subito la pressione sui deputati. 

Invia subito una mail ai deputati della Commissione Difesa e ai Capigruppo della Camera dei Deputati. In allegato trovi la lettera tipo e gli indirizzi. Ti bastano 10 minuti.

Fallo ora, prima che sia troppo tardi! E invita i tuoi amici a fare altrettanto!

Fallo per tutti quelli che stanno pagando il prezzo più alto della crisi e delle decisioni sbagliate di chi ci governa. Questa è una delle peggiori!
Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace

Tavola della pace, Libera, Acli, Agesci, Cgil, Arci, Articolo 21, Cipsi, Focsiv, Pax Christi, Legambiente, Lettera 22, Unione degli Universitari, Unione degli Studenti, Rete della conoscenza, Link Coordinamento Universitario, Beati Costruttori di Pace, Emmaus Italia, Rivista “Terra”, Lega per i diritti e la Liberazione dei Popoli, Centro per la Pace Forlì-Cesena, Solidarietà internazionale, Associazione “Voglio Vivere”, Movimento Europeo, Terra del Fuoco, Forum Trentino per la pace, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza.

(fonte: www.perlapace.it)

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"Un'occasione mancata per i missionari" di Gerolamo Fazzini

Un'occasione mancata per i missionari
di Gerolamo Fazzini*

Il Forum del Progetto culturale mette a tema la globalizzazione. Ma tra i relatori non ci sono missionari, impegnati, negli stessi giorni, in un altro evento Cei 

Vabbé, ho deciso che mi gioco quanto resta della mia reputazione. Però a me piace parlare chiaro e dire quel che penso quando vedo cose che, a parer mio, non funzionano. Mi riferisco all'XI Forum del Progetto culturale, in programma nel fine settimana a Roma sul tema "Processi di mondializzazione, opportunità per i cattolici italiani". Tema stimolante e di grande attualità e, come giustamente spiega il sito del Progetto culturale, «dopo aver dedicato le più recenti edizioni all'emergenza educativa e al futuro del Paese, nei 150 anni della sua unità politica, l'orizzonte della riflessione si allarga ora ai nuovi scenari globali, che pongono i credenti davanti a un impegno inedito e creativo, certamente molto vasto e complesso». Parole che suonano come miele per le orecchie mie, direttore di una rivista missionaria, e di quanti, come me respirano la dimensione internazionale ogni giorno nel loro lavoro.

Peccato che poi, scorrendo l'elenco dei relatori, l'entusiasmo subito si smorzi. A parte l'assenza totale di donne (un errore non più ammissibile nel 2012, come se non ci fossero esperte di vaglia, da Simona Beretta della Cattolica a Marta Dassù e via di questo passo...), ammetterete che il quartetto Bagnasco, Ruini, Secchi e D'Agostino non sia proprio il massimo rispetto al tema. Va bene l'ex rettore della Bocconi, ma davvero non c'era in giro di meglio?

E perché non invitare a un appuntamento del genere anche la realtà missionaria nel suo complesso? Del resto, i missionari la globalizzazione la conoscono da vicino, nel bene e nel male: sono, anzi, essi stessi agenti della "globalizzazione del Vangelo". Risposta: perché i missionari - nei medesimi giorni - sono da un'altra parte, a Verona, per prendere parte al Convegno teologico su "Missione ad gentes e nuova evangelizzazione".

Semplice disguido organizzativo legato a una (infausta) sovrapposizione di date? Oppure la controprova di un fenomeno che, ahimè, puntualmente si ripresenta, ossia la "separazione in casa" tra mondo missionario e Chiesa italiana, una separazione - beninteso - che ha delle responsabilità da entrambe le parti?

Vorrei che a rispondere fossero le persone coinvolte.

Per quanto mi riguarda, non cerco stupide polemiche né mi interessano rivendicazioni tanto urlate quanto sterili. Mi limito a registrare, con disagio, l'accaduto: l'ennesima occasione persa per veicolare, nelle vene della nostra Chiesa italiana, quel ricco patrimonio di storie, vissuto e pensiero che potrebbe contribuire ad allargare il cuore e il cervello di una Chiesa troppo appiattita sulle cose di casa e che, a parere di molti, ha perso slancio e smalto di qualche anno/decennio fa in ordine alla missione.

*Gerolamo Fazzini (Verona, 1962) è direttore del sito MissiOnLine.orge di Mondo e Missione, testate del PIME. Dal 1985 scrive per il quotidiano Avvenire; vi ha lavorato dal 1997 al 2001 come responsabile dell’informazione religiosa. Ha diretto un settimanale locale, Il Resegone, a lungo voce di Lecco, la città dove abita, insieme con la moglie e due figli. Viaggia volentieri per raccontare altri popoli, altre Chiese e altre fedi. Ha scritto alcuni libri; l’ultimo, curato insieme a p. Angelo Lazzarotto, è «Cattolici in Cina» (San Paolo 2008).

(fonte: www.vinonuovo.it)


martedì 27 novembre 2012

MISSIONE, CHIESA E TEOLOGIA. A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II - Convegno internazionale Roma 28 - 30 novembre 2012

MISSIONE, CHIESA E TEOLOGIA. 
A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II

Il Convegno internazionale si terrà dal 28 al 30 novembre 2012 presso la Gregoriana

«La nuova evangelizzazione è essenzialmente connessa con la missione ad gentes. La Chiesa ha il compito di evangelizzare, di annunciare il Messaggio di salvezza agli uomini che tuttora non conoscono Gesù Cristo [...] Pertanto occorre pregare lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa un rinnovato dinamismo missionario i cui protagonisti siano, in modo speciale, gli operatori pastorali e i fedeli laici. La globalizzazione ha causato un notevole spostamento di popolazioni; pertanto, il primo annuncio si impone anche nei Paesi di antica evangelizzazione» (Benedetto XVI, Omelia alla S. Messa per la conclusione del Sinodo dei Vescovi, 28 ottobre 2012).
L’ottantesimo di fondazione della Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Gregoriana (1932-2012) s’intreccia, per una fortuita coincidenza, con le celebrazioni per i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Nel quadro di questi eventi, così significativi, ed in ascolto delle istanze emerse dal recente Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, la Facoltà di Missiologia si accinge dunque a vivere tre impegnative giornate di studio incentrate sul tema Chiesa, Missione e Teologia. A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II (dal 28 al 30 novembre 2012),
Tra i numerosi esperti chiamati ad intervenire per la circostanza, figurano personalità di eccellenza nel mondo accademico ed ecclesiale, come Mons. Gianni Colzani, il vescovo emerito Peter Henrici S.I., il Prof. Harvey Cox e il Card. Karl Josef Becker S.I.



Clicca qui per scaricare il programma completo della tre giorni di studi


"Cristianesimo, bellezza sì lusso e vanagloria no" di Enzo Bianchi


Cristianesimo, bellezza sì lusso e vanagloria no

di Enzo Bianchi

Conosciamo bene
l’episodio evangelico in cui una donna rompe un vasetto di alabastro contenente del profumo preziosissimo e lo versa sul capo di Gesù. Giuda e altri discepoli contestano questo gesto, accusando la donna di sprecare il profumo: sarebbe stato meglio venderlo - dicono - e con il ricavato aiutare poveri! Ma Gesù vede in quell’atto gratuito l’amore profetico per lui, avviato verso la morte, e non solo lo giustifica ma lega l’annuncio del Vangelo alla memoria di questa donna (cf. Mc 14,3-9; Mt 26,6-13; Gv 12,1-8).
Nel cristianesimo non c’è posto per il legalismo, ma occorre vivere la gratuità, la libertà e, al limite, l’eccesso di bellezza. Questo però non giustifica né l’accumulo di ricchezza né il lusso di chi vuole imporsi, farsi vedere, ostentare la propria arroganza.

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lunedì 26 novembre 2012

Il problema delle vite parallele dei preti. Aiutiamoli a diventare e a restare uomini prima ancora che preti.

Lo dico con molta franchezza: a me non basta più il discorso sui tanti bravi e santi preti che il comportamento di alcuni va ad infangare 
È successo ancora. Ho aspettato qualche giorno a scrivere, perché proprio non ce la facevo. Ma è successo ancora. Ricordate la Preghiera per l'amico prete caduto nel fango, che ho scritto qualche mese fa? Beh, ho dovuto riprenderla in mano a lungo in questi giorni. Perché anche don Alberto Barin, il cappellano di San Vittore finito lui stesso in carcere con le accuse più infamanti, è un mio amico. Non è semplicemente uno dei tanti preti che - con il lavoro che faccio - mi è capitato di incontrare. Lui è stato nella mia parrocchia per dodici anni, era il prete dell'oratorio negli anni del mio passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Lo avevo rivisto appena un mese fa, ascoltando da lui parole molto belle...
E allora la domanda è sempre quella: come è possibile che un prete così, un uomo dalla spiritualità forte, cada in questa maniera?...
Mi dico: che cosa possiamo fare perché non vada a finire così? Certo, il male è all'opera. Ma se il nostro compito è lottare contro il male, non possiamo accettare situazioni del genere come una fatalità.
A questo punto balbetto proprio, perché il tema è più grande di me. Ma questo problema delle vite parallele di troppi preti, di un'umanità che non trova un equilibrio nel ministero sacerdotale, è un macigno rispetto alla nostra testimonianza. Aiutiamoli a diventare e a restare uomini prima ancora che preti. E, vi prego, di tutto questo cominciamo a parlare davvero. (Giorgio Bernardelli)


Gino Rigoldi: punire chi commette reati, ma riflettere sulla solitudine dei preti
«L'inchiesta giudiziaria è in corso e se un uomo commette un reato è naturalmente giusto che risponda del suo comportamento scontando una condanna e una pena. Senza scuse, senza se e senza ma, con la massima chiarezza. Detto questo...»: comincia così, don Gino Rigoldi, la sua riflessione sull'amico e collega don Alberto Barin. Il primo è il cappellano del carcere minorile Beccaria, da decenni conosciuto in tutta Italia per il suo impegno sociale accanto agli ultimi. Il secondo è il cappellano (ormai ex) di San Vittore, altrettanto impegnato su analoghi fronti ma sconosciuto ai più sino all'altro ieri: quando la notorietà gli è piovuta addosso con l'arresto e le accuse aggravate di violenza sessuale nonché concussione nei confronti di almeno sei detenuti.
«Ecco, detto questo - prosegue don Rigoldi - vorrei solo che questa vicenda fosse guardata con la pietà che tutte le storie umane meritano. Perché è una storia che parla soprattutto di solitudine. In primo luogo quella delle vittime, certo, e in questo caso dei detenuti: forse le persone più sole della terra, per la loro stessa condizione. Ma qui c'è anche, vorrei dire, il problema della solitudine dei preti. Che hanno le stesse debolezze, tentazioni, fragilità di ogni altro essere umano: con l'aggravante di non poter contare, spesso, su nessuno a cui appoggiarsi quando ne hai bisogno davvero. Conosco don Alberto. Non so cosa abbia fatto e ripeto: se ha commesso dei reati ne risponderà. Ma dico pure che nessun luogo come il carcere è capace di tirar fuori le debolezze personali anche più misere». Continua: «Non è un'attenuante, è ovvio. Il cappellano sta lì in galera appunto per darlo, il conforto, non per chiederlo. Tuttavia gli sbagli, anche i peggiori, li possiamo fare tutti. L'importante è che questi non devono cancellare il bene che uno compie. E anche don Alberto, insieme con i suoi eventuali sbagli, di bene a San Vittore ne ha fatto molto. Quando mi sarà consentito andrò a trovarlo a Bollate. Penso che ne avrà bisogno»...


Omelia di P. Aurelio Antista

Omelia di P. Aurelio Antista
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
 Solennità di Cristo Re dell'Universo - 25.11.2012

Mi sembra che possiamo dire che la solennità odierna di Cristo Gesù Re dell'Universo rappresenti la porta che si apre e faccia entrare uno spiraglio di luce che ci consente di cogliere il senso ultimo, definitivo, il compimento di questa nostra storia umana; una storia così contraddittoria, a volte violenta, ricca di tensioni, eppure una storia salvata, redenta perché una storia amata da Dio...

Per ascoltare l'omelia clicca qui


"Contro la dittatura della finanza" di Alex Zanotelli

Ho riflettuto a lungo come cristiano e come missionario, nonché come cittadino, sulla crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando, e sono riandato alla riflessione che noi missionari avevamo fatto sul debito dei paesi impoveriti del Sud. Per noi i debiti del Sud del mondo erano ‘odiosi’ e ‘illegittimi’ perché contratti da regimi dittatoriali per l’acquisto di armi o per progetti faraonici , non certo a favore della gente. E quindi non si dovevano pagare!...

... Se ci impegniamo, partendo dal basso e mettendoci in rete, a livello italiano ed europeo, il nuovo può fiorire anche nel vecchio Continente. Da parte mia rifiuto di accettare un Sistema di mondiale dove il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse: un pianeta con un miliardo di obesi tra i ricchi, e un miliardo di affamati tra gli impoveriti, e dove ogni minuto si spendono tre milioni di dollari in armamenti e nello stesso minuto muoiono per fame quindici bambini. Il mercato, la dittatura della finanza si trasformano allora “ in armi di distruzione di massa”, dice giustamente J. Stiglitz, premio Nobel dell’economia. “Il potere economico-finanziario lascia morire – afferma F. Hinkelammert - e il potere politico esegue….Entrambi sono assassini.”

Diamoci da fare perché vinca invece la vita!

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domenica 25 novembre 2012

25 novembre: Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne

25 novembre: Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne


Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita dalle Nazioni Unite con la risoluzione n. 54/134 del 1999.
La data è stata scelta dal movimento internazionale delle donne in onore delle sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana assassinate il 25 novembre del 1961 perché si opponevano al regime dittatoriale del paese. Il coraggio dimostrato e la forza delle sorelle Mirabal hanno contribuito a renderle delle eroine internazionali. La loro storia è stata scelta a simbolo della grave violazione dei diritti umani rappresentata dalla violenza sulle donne.
La violenza spesso impedisce alle donne di sfuggire alla povertà. Amnesty International si concentra quest’anno sul legame tra povertà e violenza, per spezzare questa catena con cui moltissime donne nel mondo sono costrette a vivere vedendosi violati i loro diritti umani. Le loro vite sono segnate dalla violenza sessuale, dallo scarso accesso a un’istruzione adeguata e dalla mancata protezione dai rischi collegati alla gravidanza e al parto. I loro diritti devono essere protetti e le loro voci ascoltate.
In Italia stando agli ultimi dati istituzionali disponibili, forniti da una ricerca Eures-Ansa nel 2010, le violenze famigliari sono ormai la prima causa di morte nel nostro Paese. E qui, all'interno delle mura domestiche, le vittime sono donne nel 70,7% dei delitti. Secondo l'Istat una italiana su tre subisce molestie fisiche o sessuali nel corso della vita, il 5% è vittima di stupri o tentati stupri.

*****
In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne 2012, Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura invita a contare lentamente da 1 a 100. Sono oltre cento le donne uccise quest'anno da maschi-killer. Stiamo assistendo a un'inaudita escalation di violenza. Si chiama femminicidio. Violenza per lo più domestica: i killer sono ex-compagni, mariti, partner, padri. Killer che odiano, killer che non amano, killer che violentano la parola "amore". E quante sono le vittime, sempre donne, dei tanti altri tipi di abusi e violenze sessuali? Contiamo fino a 100, e ben oltre 100, molto, molto oltre. Barbarie, ignoranza, inciviltà sono violenza. Chiediamo a voce alta civiltà, cultura, progresso. Contro il femminicidio, contro il machismo. Contro ogni violenza sulle donne.

100 Morte che non contano - Contro la violenza sulle donne

Presentando in una conferenza stampa a New York la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre, i partecipanti hanno evidenziato il ruolo fondamentale che la collaborazione con una gamma articolata di attori della società civile , specialmente il settore privato, ha assunto nell’intento di creare spazi sicuri in cui possano vivere serenamente le ragazze, stabilire una cultura del rispetto delle donne e porre fine alla violenza perpetrata nei confronti di donne e ragazze.

Violenze sessuali, violenze fisiche su donne e bambine, violenze domestiche, femminicidi. Sono tante, tantissime le donne uccise per mano di uomini respinti. In Italia, ma non solo. Le vittime sono di ogni età, religione, razza, Paese, classe sociale.
Poi ci sono quelle uccise da mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati, padri, compagni, ex compagni. È il dramma della violenza legato all’amore che finisce, la violenza che avviene all’interno di una relazione sentimentale.
Sono i cosiddetti delitti passionali come vengono erroneamente definiti dalla cronaca quasi come fossero questioni di famiglia, questioni private. La violenza domestica non viene ancora percepita come un crimine.
Invece questi sono delitti, omicidi di una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna, in quanto donna.
Leggi tutto: Violenze di genere (pdf) di Cotrina Madaghiele (Presidente Associazione Genere Femminile)

115 sono le donne uccise dall'inizio del 2012 a oggi, vittime di femminicidio. Una ogni 2-3 giorni! Questo video è per loro e per non dimenticarle e per dire BASTA A OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE E VIOLENZA. 


Lectio del Vangelo della domenica a cura di fr. Egidio Palumbo

Lectio del Vangelo della domenica
a cura di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)

XXXIV DOMENICA – B - 
25-11-2012

Il paradosso della regalità di Cristo

1. L’ultima domenica dell’anno liturgico è dedicata a “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo”. È una solennità liturgica istituita da Pio XI nel 1925 con una prevalente finalità apologetico-strumentale che risente del clima socio-culturale dell’epoca, ovvero: riaffermare la regalità di Cristo e il primato della presenza regale dei cristiani e della “società cristiana” nel mondo. È una regalità perlopiù omologata a quella dei regni di questo mondo. 
Per un paradosso molto ricorrente nella fede cristiana, le letture bibliche scelte per questa solennità vengono a smentire il suo intento apologetico-strumentale originario e lo orientano verso una concezione della regalità più conforme allo stile di vita di Cristo Gesù. 

2. Accostandoci alla pagina del vangelo di questa domenica (Gv 18,33-37) e leggendo anche i versetti che seguono, cioè da 18,38 fino a 19,22 vale a dire tutto il processo davanti a Pilato e il momento della crocifissione, notiamo che il “discorso” sulla regalità di Gesù è concentrato proprio dentro questa sezione, in particolare: 18,33.36.37.39; 19,2.3.12.14.15.19.21. 
Altrove nel vangelo di Giovanni si fa cenno alla regalità, quando, dopo la vicenda della moltiplicazione/condivisione dei pani (Gv 6,1-13), i presenti vogliono prendere Gesù per farlo re (Gv 6,14). Ma egli oppone nettamente il suo rifiuto: prende subito le distanze e si ritira sul monte, stando da solo alla presenza del Padre (Gv 6,15), stando davanti a Colui che l’ha chiamato a vivere una regalità altra. 
Nel processo davanti a Pilato, invece, Gesù accetta – ecco il paradosso – di essere chiamato re. La risposta che egli dà alla domanda di Pilato («Dunque, tu sei re?»): «Tu lo dici: io sono re» (Gv 18,37), ha una doppia valenza.

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sabato 24 novembre 2012

"Il coraggio di educare" di Giuseppe Savagnone

Il coraggio di educare
di Giuseppe Savagnone

Giuseppe Savagnone, direttore del Centro Diocesano per la Pastorale della Cultura di Palermo. Spunti per costruire un dialogo educativo con le nuove generazioni a scuola, in famiglia, in parrocchia: nuovi strumenti, nuove opportunità, nuova pastorale. Incontro promosso dalla parrocchia S.Antonio-Novara 

Siamo sicuri che l'emergenza educativa non dipenda dagli educatori?
E noi, educatori, siamo capaci di metterci davvero in discussione?....
Nelle nostre comunità spesso si evita la discussione e il confronto.... si vuole la conformità...
Le nostre parrocchie spesso sono solo stazioni di servizio dove si va a prendere il sacramento... nelle parrocchie manca quella elaborazione culturale che dovrebbe aiutare a vivere i problemi della vita reale ....
Noi viviamo in una società che non ha più il senso del futuro, che sostanzialmente è senza speranza ...


PRIMA PARTE
 

SECONDA PARTE 
 

TERZA PARTE
 


Lo sguardo profetico di Don Tonino Bello sull'Europa - "Casa comune o cassa comune?"

Casa comune o cassa comune?
di Tonio Dell'Olio e Renato Sacco

La crisi, l’Europa, la chiusura delle fabbriche, la disoccupazione… 
Sono temi con cui ci confrontiamo oggi e che don Tonino leggeva e commentava, con uno sguardo che sapeva andare lontano, oltre 20 anni fa.

“Tutti siamo preoccupati per la recessione, per quello che la lira sta attraversando, per i problemi che si aprono per la chiusura inesorabile che nei prossimi mesi vedrà tante fabbriche improduttive chiuse e quindi tanti lavoratori mandati a casa. Verranno tempi duri: inutile che ce lo nascondiamo. Dobbiamo dircelo qui, ai piedi della Madre, perché sia lei a renderli più dolci. Verranno tempi duri per la nostra vita nazionale. Verranno tempi duri proprio nel momento in cui ci stiamo preparando a vivere l’esperienza nella casa comune della nuova Europa, che a me si presenta anche con tristi presagi perché ha più il sapore di una convivenza economica, di una cassa comune che di una casa comune. Sembra più l’Europa dei mercanti che l’Europa dei fratelli che si trovano tutti quanti insieme a vivere la loro identità aperta per aprirsi anche all’accoglienza degli altri. Tempi duri. L’Unione Europea sembra svilupparsi non tanto in una convivialità di differenze quanto attorno al marco e probabilmente attorno a grandi nazioni che renderanno la nostra vita standardizzata un po’ sulla loro. Verranno tempi difficili, ma noi li dobbiamo affrontare con grande speranza. Perché, se ce la mettiamo tutta le cose dovranno cambiare”. (13 settembre 1992)...

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venerdì 23 novembre 2012

"La bellezza del nostro Dio" di mons. Bruno Maggioni

La bellezza del nostro Dio 
È fatto così: vuole tanto bene a tutti 

Ho predicato la Bibbia ai missionari, l'ho predicata alle suore, l'ho predicata in clausura. Stranamente, le mie prediche erano uguali. Perché c'è una spiritualità di fondo, che è il vangelo, e che è per tutti e che sorregge tutti. Questa spiritualità - che viene dal vangelo e che è comune a tutti - in pratica si deve poi esprimere nei vari impegni che ognuno si trova a fare, nei vari ambienti in cui ognuno vive e deve intervenire.
Questa è l'unica cosa che posso e che so fare. Io non conosco la tecnica missionaria né la tecnica della preghiera in clausura. Dovunque e a tutti io parlo della preghiera di Gesù Cristo. E vedo che va bene. Si sente dire che le monache di clausura hanno una loro spiritualità, i missionari ne hanno un'altra e così via.
Io ho sempre trovato che, se gratti in fondo, la spiritualità è uguale. Nel mio libretto, "Alle radici della sequela", descrivo la sequela come una struttura spirituale che è di tutti i cristiani. È chiaro che poi questa si manifesta in forme diverse. Ma il messaggio di Gesù Cristo è uguale. Non può essere diversamente.


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SEGNI DEI TEMPI NOSTRI: IL DIALOGO INTERRELIGIOSO di Giordano Frosini

La diversità delle religioni accompagna da sempre il cammino dell’uomo, ma oggi sta succedendo qualcosa di inedito rispetto anche al passato più recente: i confini si sono confusi; i credenti si sono avvicinati fino a mescolarsi insieme; volenti o nolenti, le religioni sono state costrette a fare i conti anche con questo effetto, tutt’altro che secondario, al seguito della globalizzazione.

Guardare al di là del proprio naso
Oggi i diversamente credenti camminano fianco a fianco, lavorano e costruiscono gomito a gomito, i loro figli frequentano le stesse scuole e i matrimoni misti stanno crescendo con una certa celerità nelle nostre popolazioni. Non c’è più la possibilità di distrarsi e far finta di non vedere fenomeni tanto diffusi etanto rilevanti. La vita ne risulta profondamente cambiata ed è destinata a cambiare ancora di più nel nostro futuro. Anche se non ci piace, dobbiamo prendere atto che noi stiamo vivendo una situazione che assomiglia molto a quella del medioevo. Etimologicamente “barbaro” non ha un significato dispregiativo, significa soltanto “straniero”. In questo senso, i barbari sono ancora alle porte, anzi sono già entrati in casa. Dal passato dovremmo imparare a non compiere gli stessi errori. La paura dell’altro è parte integrante soltanto degli spiriti mediocri, che non sanno vedere al di là del proprio naso.

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giovedì 22 novembre 2012

Generazioni insieme - "Insieme - 10" di Enzo Bianchi - Rocca, novembre 2012

Insieme - 10

rubrica di ENZO BIANCHI
Rocca, novembre 2012

Un clima sociale sempre più avvelenato e il desiderio di trovare scorciatoie per uscire dalla crisi esasperano sempre più anche le contrapposizioni generazionali, come se una data di nascita più recente fosse di per sé garanzia di maggior facilità nel risolvere i problemi. La tensione tra giovani e anziani è antica quanto il mondo, ma forse oggi la stiamo vivendo con aspetti paradossali. Da un lato le nostre società occidentali sembrano affette da giovanilismo esasperato: nessuno vuole invecchiare e ogni trucco è buono, dalla cosmesi al vestiario, dall’esercizio fisico alle diete, dall’aggiornamento tecnologico ai comportamenti sociali... tutto deve concorrere a relegare in un futuro indefinito il progressivo invecchiamento, fino a negarlo contro ogni evidenza. D’altro canto la strenue difesa di quella che un tempo si chiamava “gerontocrazia” subisce gli attacchi dei più giovani che, anche verbalmente, considerano gli anziani ferrivecchi da rottamare, finendo per cosificare gli appartenenti alle generazioni precedenti. Senza contare poi il tacito disprezzo che si nutre per chi esce definitivamente dal ciclo produttivo, come se l’unico apporto di un individuo alla società fosse il suo contributo al prodotto interno lordo.

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“La salvezza è sempre altrove. Educare all’incontro” - Convegno nazionale Fondazione Migrantes (Roma 19/22 novembre)

Da lunedì 19 a giovedì 22 novembre a Roma, presso la Domus Pacis-Torre Rossa Park Hotel, si tiene il convegno nazionale “La salvezza è sempre altrove. Educare all’incontro”, organizzato in occasione del 25° anniversario della nascita della Fondazione Migrantes, al quale partecipano i direttori regionali, diocesani e i collaboratori dei vari ambiti pastorali della mobilità umana che fanno capo alla Fondazione

“Educare all’incontro” per “non cedere alla sfiducia e alla paura”. E’ la sollecitazione rivolta ieri da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, al Convegno nazionale della Fondazione Migrantes in corso a Roma e promosso nel suo 25° anniversario. Fino a domani, vede riuniti i direttori regionali, diocesani e i collaboratori dei vari ambiti pastorali della mobilità umana. La migrazione è sentita da molti come una minaccia, ha affermato mons. Paolo Schiavon, presidente della Migrantes, in apertura dei lavori, ma “è un'occasione provvidenziale di promozione umana” ed è “una questione morale che occupa e preoccupa la Chiesa”. 
Ascolta l'intervista di Adriana Masotti (Radio Vativana) a mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione (audio mp3)

“Siamo invitati a tornare sulla esperienza fondamentale del nostro servizio ecclesiale verso i migranti – ha detto Mons. Crociata - esaminandolo mediante la categoria dell’incontro, una categoria molto espressiva per la nostra fede se solo richiamiamo l’affermazione così pregnante con la quale papa Benedetto XVI la introduce nella sua prima enciclica: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Deus Caritas est, 1).
Il Segretario Generale ha proposto una rilettura dei principali documenti del Vaticano II “secondo una logica di scuola conciliare dell’incontro”, perché “l’incontro di Dio con noi e di noi con lui ha aperto gli orizzonti della fraternità e dell’incontro con l’altro”.
Leggi il testo integrale dell'intervento di Mons. Mariano Crociata "Educare all'incontro alla scuola del Concilio Vaticano II"