Lectio del Vangelo della domenica
a cura di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
XXXIV DOMENICA – B -
25-11-2012
Il paradosso della regalità di Cristo
1. L’ultima domenica dell’anno liturgico è dedicata a “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo”. È una solennità liturgica istituita da Pio XI nel 1925 con una prevalente finalità apologetico-strumentale che risente del clima socio-culturale dell’epoca, ovvero: riaffermare la regalità di Cristo e il primato della presenza regale dei cristiani e della “società cristiana” nel mondo. È una regalità perlopiù omologata a quella dei regni di questo mondo.
Per un paradosso molto ricorrente nella fede cristiana, le letture bibliche scelte per questa solennità vengono a smentire il suo intento apologetico-strumentale originario e lo orientano verso una concezione della regalità più conforme allo stile di vita di Cristo Gesù.
2. Accostandoci alla pagina del vangelo di questa domenica (Gv 18,33-37) e leggendo anche i versetti che seguono, cioè da 18,38 fino a 19,22 vale a dire tutto il processo davanti a Pilato e il momento della crocifissione, notiamo che il “discorso” sulla regalità di Gesù è concentrato proprio dentro questa sezione, in particolare: 18,33.36.37.39; 19,2.3.12.14.15.19.21.
Altrove nel vangelo di Giovanni si fa cenno alla regalità, quando, dopo la vicenda della moltiplicazione/condivisione dei pani (Gv 6,1-13), i presenti vogliono prendere Gesù per farlo re (Gv 6,14). Ma egli oppone nettamente il suo rifiuto: prende subito le distanze e si ritira sul monte, stando da solo alla presenza del Padre (Gv 6,15), stando davanti a Colui che l’ha chiamato a vivere una regalità altra.
Nel processo davanti a Pilato, invece, Gesù accetta – ecco il paradosso – di essere chiamato re. La risposta che egli dà alla domanda di Pilato («Dunque, tu sei re?»): «Tu lo dici: io sono re» (Gv 18,37), ha una doppia valenza.