Dietrich Bonhoeffer.
La fede tra resistenza e resa,
lotta e dono di sé
Egidio Palumbo, Carmelitano
(VIDEO INTEGRALE)
Sesto dei Mercoledì della Spiritualità 2022
tenuto il 16 novembre 2022
e promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
1. La famiglia
Dietrich Bonhoeffer (1) nasce a Breslavia (oggi Wroclaw in Polonia) il 4 febbraio 1906, sesto di otto figli. Sua madre, Paula von Hase, è figlia di un professore di teologia. Suo padre, Karl Bonhoeffer, è professore di psichiatria e neurologia, proviene da una famiglia di giuristi e teologi. La madre si assume in prima persona l’insegnamento primario dei suoi figli maggiori. Anche se la famiglia non frequenta assiduamente il culto nella parrocchia luterana, tuttavia la madre si preoccupa di educare i figli al protestantesimo con la preghiera, il canto corale e la lettura della Bibbia in famiglia. Tutti ricevono anche una formazione musicale e Dietrich diventa un validissimo pianista, tanto che per un certo periodo i genitori lo incoraggiano ad intraprendere la carriera musicale. Nel 1912 il padre viene chiamato ad insegnare all’ospedale della Carità a Berlino. La famiglia così si trasferisce nella capitale presso “il quartiere dei professori”. Dietrich quindi riceve un’educazione da intellettuale pienamente integrato nella borghesia colta di Berlino. Cresce in un ambiente famigliare laico, aperto, ma poco incline alla pratica religiosa, e non favorevole all’ascesa del nazismo, che considera una catastrofe per la Germania e per l’Europa
...
5. Il carcere, il campo di concentramento, la morte
Il 5 aprile 1943 Bonhoeffer viene arrestato dalla Gestapo con l’incriminazione per alto tradimento, vale
a dire per essersi sottratto al servizio militare e di aver aiutato gli ebrei a rifugiarsi in Svizzera. Viene
imprigionato nel campo militare di Tegel. Vede i suoi famigliari, la sua cara fidanzata Maria. Scrive molte
lettere ai famigliari, alla fidanzata, agli amici, in particolare al suo amico E. Bethge (autore di una imponente
biografia Bonhoeffer), scrive frammenti di un romanzo, studi sul tempo e sulla verità, legge romanzi. Dopo
un primo periodo di depressione, riprende a sperare per la libertà. Nelle lettere – pubblicate postume nel
1951 col titolo Resistenza e resa –, in particolare in quelle indirizzate all’amico Bethge, tratta vari temi,
pensando al futuro della Chiesa.
I temi principali che tratta sono i seguenti:
— l’appartenenza al mondo: rimette al centro della fede il mondo reale, sensibile, storico, prendendo le
distanze da una fede idealizzata e astratta (Lettera del 21 luglio 1944);
— l’idea di un cristianesimo non religioso (Lettera del 30 aprile 1944): considera il “tempo della
religione” una fase storica del cristianesimo che non ritornerà più; per lui la religione ha le seguenti
caratteristiche: ricorre alla metafisica, è individualista, evoca un deus ex machina, dipende dai gruppi elitari
della borghesia; con religione intende la forma occidentale del cristianesimo, e quindi prospetta altre forme
inedite di cristianesimo; ma non avrà il tempo di sviluppare questa tematica;
— l’umanità di Gesù: il suo intento è di ripensare la presenza e l’azione di Cristo oggi, in un mondo che
è cambiato rispetto al mondo antico; Gesù non fa della metafisica, ma parla in parabole, non è un
individualista, bensì uomo-per-gli-altri, non cerca privilegi, ma siede alla mensa degli esclusi, non invoca
un dio ex machina, ma fa appello alla responsabilità personale e muore sulla Croce gridando il suo
abbandono al Padre;
— il mondo diventato adulto: nel mondo diventato adulto è necessario un cristianesimo adulto, una fede
cristiana che trovi Dio non nelle questioni irrisolte della vita – un Dio “tappabuchi” – ma in quelle risolte,
non nella sofferenza ma nella salute (Lettera del 30 aprile 1944; Lettera del 29 maggio 1944). Colpisce che
queste riflessioni sono fatte in un momento tragico della sua vita.
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Incontro integrale
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