VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN MOZAMBICO, MADAGASCAR E MAURIZIO
IN MOZAMBICO, MADAGASCAR E MAURIZIO
(4 - 10 SETTEMBRE 2019)
Sabato, 7 settembre 2019
9:30 Visita di cortesia al Presidente nel Palazzo Presidenziale “Iavoloha”
10:15 Incontro con le Autorità, la Società civile e il Corpo Diplomatico nel Ceremony Building
11:15 Ora Media nel Monastero delle Carmelitane Scalze
Pranzo in Nunziatura
Al termine della S.Messa nello stadio di Zimpeto Francesco aveva lasciato il Mozambico in lieve anticipo sui piani, dopo due giorni pieni di visite e incontri, per volare alla volta di Antananarivo, capitale del Madagascar e seconda tappa di questo suo 31esimo viaggio apostolico. La cerimonia di congedo somiglia più ad un “grazie” per aver ridato speranza e aver parlato di nuovo di pace, di riconciliazione e di unità in un Paese che nonostante gli sforzi, i negoziati, gli accordi, ha ancora nel cuore e negli occhi i relitti dolorosi della guerra civile e dell’inimicizia sociale.
Lasciata Maputo, in Mozambico, l'aereo con a bordo Papa Francesco e il suo seguito è atterrato ad Antananarivo, in Madagascar, per la seconda tappa del suo viaggio in Africa. È stato ricevuto con una cerimonia molto sobria, senza discorsi ufficiali, ma con un caloroso saluto da parte dei fedeli presenti, che hanno intonato canti al ritmo di danza.
In serata Francesco è arrivato alla Nunziatura Apostolica in Madagascar, dove è stato accolto da un coro di giovani malgasci, che ha intonato due inni locali in onore del pontefice. Al termine dei canti, Papa Francesco ha salutato individualmente i partecipanti prima di entrare in Nunziatura.
Con l’incontro di Papa Francesco con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico del Madagascar, entra nel vivo la seconda tappa di questo 31.mo viaggio apostolico.
Nel discorso il Papa chiede di impegnarsi per lo sviluppo integrale di tutti gli abitanti, senza escludere nessuno, nel rispetto del patrimonio culturale del popolo, che una presunta “cultura universale” disprezza e distrugge.
Ad ospitare l’evento è il Ceremony Building dove Papa Francesco arriva accompagnato dal capo dello Stato, Andry Rajoelina, dopo la visita di cortesia e il colloquio privato che con lui ha avuto nel vicino Palazzo presidenziale Iavoloha, poco fuori la capitale Antananarivo.
INCONTRO CON LE AUTORITÀ, LA SOCIETÀ CIVILE E IL CORPO DIPLOMATICO
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Ceremony Building (Antananarivo)
Sabato, 7 settembre 2019
Sabato, 7 settembre 2019
Signor Presidente,
Signor Primo Ministro,
Signore e Signori Membri del Governo e del Corpo Diplomatico,
Distinte Autorità,
Rappresentanti delle diverse confessioni religiose e della società civile,
Signore e Signori!
Saluto cordialmente il Presidente della Repubblica del Madagascar e lo ringrazio per il suo gentile invito a visitare questo Paese, come pure per le parole di benvenuto che mi ha rivolto. Lei, Signor Presidente, ha parlato con passione, ha parlato con amore per il Suo popolo. La ringrazio per la Sua testimonianza di patriota. Saluto anche il Primo Ministro, i Membri del Governo, del Corpo Diplomatico e i rappresentanti della società civile. E rivolgo un saluto fraterno ai Vescovi, ai membri della Chiesa Cattolica, ai rappresentanti di altre confessioni cristiane e di diverse religioni. Grazie a tutte le persone e le istituzioni che hanno reso possibile questo viaggio, in particolare al popolo malgascio che ci accoglie con grande ospitalità.
Nel preambolo della Costituzione della vostra Repubblica, avete voluto sigillare uno dei valori fondamentali della cultura malgascia: il fihavanana, che evoca lo spirito di condivisione, aiuto reciproco e solidarietà. Include anche l’importanza dei legami familiari, dell’amicizia e della benevolenza tra gli uomini e verso la natura. Così si rivelano “l’anima” del vostro popolo e quei tratti peculiari che lo contraddistinguono, lo costituiscono e gli permettono di resistere con coraggio e abnegazione alle molteplici avversità e difficoltà che deve affrontare quotidianamente. Se dobbiamo riconoscere, valorizzare e apprezzare questa terra benedetta per la sua bellezza e la sua inestimabile ricchezza naturale, non è meno importante farlo anche per quest’“anima” che vi dà la forza di rimanere impegnati con l’aina (vale a dire con la vita), come ha ben ricordato padre Antonio di Padova Rahajarizafy, S.J.
Dopo che la vostra Nazione ha riguadagnato la sua indipendenza, essa aspira alla stabilità e alla pace, attuando un’alternanza democratica positiva che attesta il rispetto della complementarità degli stili e dei progetti. E questo dimostra che «la politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo» (Messaggio per la 52ª Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2019) quando è vissuta come servizio alla collettività umana. È chiaro, quindi, che la funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida continua per coloro che hanno la missione di servire e proteggere i propri concittadini, in particolare i più vulnerabili, e di favorire le condizioni per uno sviluppo dignitoso e giusto, coinvolgendo tutti gli attori della società civile. Perché, come ricordava San Paolo VI, lo sviluppo di una nazione «non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo» (Enc. Populorum progressio, 14).
In questa prospettiva, vi incoraggio a lottare con forza e determinazione contro tutte le forme endemiche di corruzione e di speculazione che accrescono la disparità sociale e ad affrontare le situazioni di grande precarietà e di esclusione che generano sempre condizioni di povertà disumana. Da qui la necessità di introdurre tutte le mediazioni strutturali che possano assicurare una migliore distribuzione del reddito e una promozione integrale di tutti gli abitanti, in particolare dei più poveri. Tale promozione non può limitarsi alla sola assistenza, ma chiede il riconoscimento di soggetti giuridici chiamati a partecipare pienamente alla costruzione del loro futuro (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 204-205).
Inoltre, abbiamo imparato che non possiamo parlare di sviluppo integrale senza prestare attenzione alla nostra casa comune e prendercene cura. Non si tratta solo di trovare gli strumenti per preservare le risorse naturali, ma di cercare «soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (Enc. Laudato si’, 139).
La vostra bella isola del Madagascar è ricca di biodiversità vegetale e animale, e questa ricchezza è particolarmente minacciata dalla deforestazione eccessiva a vantaggio di pochi; il suo degrado compromette il futuro del Paese e della nostra casa comune. Come sapete, le foreste rimaste sono minacciate dagli incendi, dal bracconaggio, dal taglio incontrollato di legname prezioso. La biodiversità vegetale e animale è a rischio a causa del contrabbando e delle esportazioni illegali. È vero che, per le popolazioni interessate, molte di queste attività che danneggiano l’ambiente sono quelle che assicurano per il momento la loro sopravvivenza. È dunque importante creare occupazioni e attività generatrici di reddito che siano rispettose dell’ambiente e aiutino le persone ad uscire dalla povertà. In altri termini, non può esserci un vero approccio ecologico né una concreta azione di tutela dell’ambiente senza una giustizia sociale che garantisca il diritto alla destinazione comune dei beni della terra alle generazioni attuali, ma anche a quelle future.
Su questa strada, dobbiamo impegnarci tutti, compresa la comunità internazionale. Molti suoi rappresentanti sono presenti oggi. Bisogna riconoscere che l’aiuto fornito da queste organizzazioni internazionali allo sviluppo del Paese è grande e che rende visibile l’apertura del Madagascar al mondo. Il rischio è che questa apertura diventi una presunta “cultura universale” che disprezza, seppellisce e sopprime il patrimonio culturale di ogni popolo. La globalizzazione economica, i cui limiti sono sempre più evidenti, non dovrebbe portare ad una omogeneizzazione culturale. Se prendiamo parte a un processo in cui rispettiamo le priorità e gli stili di vita originari e in cui le aspettative dei cittadini sono onorate, faremo in modo che l’aiuto fornito dalla comunità internazionale non sia l’unica garanzia dello sviluppo del Paese; sarà il popolo stesso che progressivamente si farà carico di sé, diventando l’artefice del proprio destino.
Ecco perché dobbiamo prestare un’attenzione e un rispetto particolari alla società civile locale, al popolo locale. Sostenendo le sue iniziative e le sue azioni, la voce di coloro che non hanno voce sarà resa più udibile, così come le varie armonie, anche contrastanti, di una comunità nazionale che cerca la propria unità. Vi invito a immaginare questo percorso nel quale nessuno è messo da parte, o va da solo o si perde.
Come Chiesa, vogliamo imitare l’atteggiamento di dialogo della vostra connazionale, la Beata Victoire Rasoamanarivo, che san Giovanni Paolo II beatificò nella sua visita di trent’anni fa. La sua testimonianza d’amore per la sua terra e le sue tradizioni, il servizio ai più poveri come segno della sua fede in Gesù Cristo ci mostrano la via che anche noi siamo chiamati a percorrere.
Signor Presidente, Signore e Signori, desidero riaffermare la volontà e la disponibilità della Chiesa Cattolica in Madagascar di contribuire, in un dialogo permanente con i cristiani delle altre confessioni, con i membri delle altre religioni e con tutti gli attori della società civile, all’avvento di una vera fraternità che valorizzi sempre il fihavanana, promuovendo lo sviluppo umano integrale, affinché nessuno sia escluso.
Con questa speranza, chiedo a Dio di benedire il Madagascar e coloro che vi abitano, di conservare la vostra bella isola pacifica e accogliente, e di renderla prospera e felice! Grazie.
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Al termine dell'incontro con le autorità, insieme al presidente malgascio, Papa Francesco ha piantato un albero di baobab all'ingresso della Sala.
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ORA MEDIA NEL MONASTERO DELLE CARMELITANE SCALZE
Antananarivo
Sabato, 7 settembre 2019
Sabato, 7 settembre 2019
Una pausa rigenerante in una giornata densa di incontri e di discorsi, il momento di preghiera di Papa Francesco con le Carmelitane scalze, questa mattina, nel loro monastero ad Antananarivo, Madagascar. Il Papa sottolinea l'importanza dei piccoli gesti d'amore, perché sono questi che salvano il mondo, e raccomanda alle monache di vincere ogni ombra interiore con la preghiera e l'apertura del cuore
Nella cappella del Monastero delle Carmelitane scalze di Antananarivo, il Papa lascia il testo preparato per dire alle monache quello che ha in cuore, parla in italiano. La sua omelia prende avvio da una parola della Lettura appena fatta “coraggio” e dice che per seguire il Signore ci vuole sempre un po’ di coraggio, ma osserva, "il lavoro più pesante lo fa Lui", noi dobbiamo avere il coraggio di lasciarlo fare.
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Vedi i post precedenti:
- Comincia il quarto viaggio di Papa Francesco in Africa - Nel segno della riconciliazione - Il baricentro dell’evangelizzazione nelle periferie del mondo
- Viaggio di Papa Francesco in Mozambico, Madagascar e Maurizio - Partenza - Incontro con i giornalisti - Arrivo in Mozambico (foto, testi e video)
- Papa Francesco in Mozambico: Incontro con le Scholas Occurrentes - Incontro con le autorità: "Il coraggio della pace si attua nella ricerca instancabile del bene comune!" - Incontro interreligioso con i Giovani: "Voi siete importanti! siete la gioia di oggi. La speranza del domani." (foto, testi e video)
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- Papa Francesco in Mozambico: Visita all'Ospedale di Zimpeto "Rinnovate gli sforzi, perché qui si possa continuare a 'dare alla luce' la speranza." (foto, testi e video)
- «Gesù non è un idealista, che ignora la realtà ... ci spinge ad essere qui e ora, semi di gioia e speranza, pace e riconciliazione... Vogliamo un futuro di pace.» Papa Francesco Omelia 06/09/2019 Maputo - Mozambico (foto, testo e video)