sabato 30 marzo 2019

“Hanno faticato per il Signore” (Rm 16,12). La diaconia delle donne nelle lettere di Paolo.- Egidio Palumbo (VIDEO INTEGRALE)

“Hanno faticato per il Signore” (Rm 16,12).
La diaconia delle donne nelle lettere di Paolo.
Egidio Palumbo 
(VIDEO INTEGRALE)

I Mercoledì della Bibbia 2019
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)



Incontro di mercoledì 13 marzo
(Ultimo dei  Mercoledì della Bibbia 2019)




1. Un giudizio troppo negativo da ridimensionare

Il giudizio di misoginia, ovvero di repulsione o avversione per la donna, pesa sull’apostolo Paolo, a motivo di alcuni versetti delle sue lettere che ammoniscono le donne nelle assemblee liturgiche a coprirsi il capo con il “velo” o a tenere un’acconciatura adeguata (1Cor 11,5) e a non avere diritto di parola (1Cor 14,34-35; 1Tm 2,11-14), a pensare all’educazione delle giovani e a dedicarsi alla casa (Tt 2,3-5), a dare alla luce figli (1Tm 2,15), a stare sottomesse ai propri mariti, come la Chiesa è sottomessa a Cristo (1Cor 11,3.8-9; Ef 5,23; Col 3,18; Tt 2,5). Sono affermazioni che stridono con la nostra attuale sensibilità culturale (anche se oggi c’è più di un nostalgico misogino… ); perciò hanno bisogno di essere collocate e comprese sia nel loro contesto socio-culturale, sia nel contesto delle lettere paoline e della fede biblica in genere, tenendo presente, per il contesto della fede biblica, il detto di S. Gregorio Magno: «La Scrittura cresce con chi la legge». 

Crescendo in questa prospettiva, allora, si vedrà che il giudizio di misoginia nei confronti di Paolo non corrisponde esattamente alla sua mentalità, alle sue intenzioni e alla sua azione pastorale di cura delle comunità cristiane.

Certamente il contesto socio-culturale in cui visse Paolo è fortemente segnato dalla dominante patriarcale, androcentrica (l’uomo maschio al centro) e maschilista. Anche la sua formazione religiosa di ebreo appartenente al movimento dei farisei rimane rilevante, ma egli lo ha integrato con il suo impegno di rilettura delle S. Scritture – in particolare della Torah – e della stessa fede ebraica alla luce dell’evento Cristo. 

In ultimo, il suo essere celibe (1Cor 7,8) – questa l’opinione più attestata – non è certo una componente secondaria della sua personalità, bensì una dimensione carismatica che ha strutturato il suo stile di vita, il suo modo di essere e di agire, poiché Paolo vive la verginità nella condizione celibataria, non per imposizione o come fuga, bensì per una scelta di fede libera e consapevole, motivata dal fatto che nel Cristo Risorto il mondo futuro è già presente e noi tutti siamo in cammino verso Lui che viene verso di noi (1Cor 7,29.31.32).

Ebbene, tenendo conto di tutto questo, si vedrà che Paolo, pur essendo figlio del suo tempo, in fondo – a motivo di Cristo – ha avuto rispetto per le donne e le ha pienamente coinvolte perché ha riconosciuto in loro sapienza e intraprendenza nell’annuncio del vangelo e nella cura pastorale delle comunità cristiane. Un tale atteggiamento, simile a quello di Paolo – dobbiamo riconoscerlo –, non è sempre facile riscontrarlo oggi nei nostri ambienti ecclesiali


La Parola di Dio non è soggetta al monopolio di alcuni, ma è per tutti i credenti, comprese le donne, purché tutti, uomini e donne, vengano ben istruiti nella conoscenza delle S. Scritture e siano ben formati umanamente e spiritualmente. Questo ci insegna Paolo. E vale anche per il nostro tempo.

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Incontro integrale