venerdì 15 febbraio 2019

Insulti e discriminazioni e il rischio del razzismo strisciante. Melegnano, Mantova e altri episodi piuttosto "discutibili" in questi ultimi giorni...


Insulti e discriminazioni.
Melegnano, Mantova e il rischio del razzismo strisciante
di Marina Corradi

Sembrano due piccole storie.

La prima viene da Mantova. Un consigliere comunale di Fratelli d’Italia ha annunciato che venerdì prossimo al lunapark cittadino verranno distribuite gratuitamente le frittelle ai bambini. Postilla: solo ai bambini con cittadinanza italiana, perché, riporta la Gazzetta di Mantova, oggi secondo il consigliere si presterebbe troppa attenzione alle famiglie di extracomunitari, e troppo poca alle nostre. Prima gli italiani, dunque. Chissà come faranno, gli addetti al bancone. Chiederanno la carta d’identità ai ragazzini? Cosa diranno a quelli che abusivamente, innocentemente domandano una frittella? Non vorremmo trovarci dietro a quel banco. L’iniziativa sembra perfino troppo stupida per essere vera. 
Ma la prontezza con cui Giorgia Meloni, imbarazzata, ne ha preso le distanze («Il consigliere la annulli immediatamente e porga scuse pubbliche o saremo costretti a prendere provvedimenti nei suoi confronti», cosa che poi ha fatto), testimonia che è autentica.

La seconda 'piccola' storia viene da Melegnano, a sud di Milano. 
Sui muri di una casa l’altra notte sono stati vergati degli insulti: 'Italiani pagate per questi negri di m..', e poi una freccia, a indicare un’abitazione. La casa è quella di una famiglia italiana che ha adottato un ragazzo senegalese, Bakary. «Si tratta di una delle persone più miti e rispettose che abbiamo mai conosciuto», dice di lui la madre adottiva. Ma il giovane africano, che è qui da cinque anni e oggi ne ha ventidue, si è rivelato anche un atleta. Tra le fila dell’Atletica leggera Melegnano ha vinto nel 2017 i campionati nazionali del Centro sportivo italiano, e nel 2018 si è imposto sugli 800 metri. Un campione, e un ragazzo, testimoniano alla società sportiva, cui tutti vogliono bene.

Dal sindaco della cittadina, dall’Anpi e dal M5s locale immediate dichiarazioni di solidarietà. Un fatto che conforta. Perché anche questa non è una piccola storia di provincia. Scrivere su un muro 'Negri di m.', con una freccia, perché sia chiaro dove abita il 'nemico', è un gesto, è vero, che qualunque ignorante può fare. Quel che più conta è che succede il mattino dopo, quando i primi passanti leggono. Si fermano almeno un attimo, amareggiati, o alzano le spalle e corrono ai loro impegni? Oppure concordano tacitamente con il razzismo di cui un poveretto, col coraggio del buio, si fa voce?

Quel ragazzo, il giovane campione. Credeva forse di avercela fatta, e che nessuno più nel quartiere facesse caso alla sua pelle, da quando poi aveva dimostrato a tutti come sapeva correre, sulle sue agili gambe nere. Ma nemmeno questo basta, ad alcuni. A quelli che nella loro frustrazione e povertà d’animo hanno bisogno di un capro espiatorio, sui cui sfogarsi. Lo straniero, il nero. Offenderlo, discriminarlo deve dare loro un sapore di rivalsa. Il gusto acre, la fatua illusione di sentirsi superiori. Il ragazzo di Melegnano ha una famiglia che lo ama e la disciplina di un atleta, e pure ferito continuerà la sua corsa. Studierà, lavorerà. Magari avrà una moglie, e dei figli color caffelatte, assolutamente italiani. Chi è fuggito dal suo paese, chi ha visto la morte in faccia, spesso si porta dentro una potente voglia di vivere. Quella che, qui da noi, non tutti hanno più, pur non avendo mai affrontato la guerra né la fame. Immiseriti tuttavia abbastanza per andare, di notte, a vomitare rabbia su un muro. Per immaginare di regalare frittelle ai bambini, ma solo agli italiani. Gli altri, i piccoli cinesi, africani, via. Saranno però quei bambini, fra trent’anni, gli infermieri che cureranno negli ospizi tanti di noi, vecchi e soli. Bisognerebbe rallegrarsi, che ripopolino le nostre periferie svuotate. Bisognerebbe trattarli come figli, perché diventino generosi. Perché lo siano con noi, il giorno che ne avremo bisogno.
(fonte testo: Avvenire, giovedì 14 febbraio 2019)
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Altri episodi piuttosto "discutibili" in questi ultimi giorni...


No da Pordenone a biologa da Palermo, polemica

Galeotta fu quella mail partita per errore da Pordenone e diretta in Sicilia. Un tasto invio premuto per sbaglio ha scatenato una serie di polemiche. Protagonista della storia è Erminia Muscolino, 30 anni, di Ficarazzi (Pa), laureata in in biologia che sta frequentando la specializzazione in biotecnologia medica e medicina molecolare. "Prima di terminare un altro corso di alta formazione in ricerca chimica missione Cra che sto seguendo ho mandato vari curricula in centri in Italia che si occupano di ricerca clinica fra cui uno l'ho spedito in provincia di Pordenone in Fvg, naturalmente essendo disponibile ad andare fuori anche a titolo gratuito, e per sbaglio ho ricevuto una risposta da questa struttura dove c'era scritto: 'già ricevuta anche io.... Figurati se andiamo a prendere una da Palermo'. Era una comunicazione interna arrivata a me per errore come ho potuto appurare essendo la mail indirizzata ad un'altra persona ma che faceva riferimenti alla mia richiesta". A questo punto la giovane biologa è andata su tutte le furie. "Ho letto incredula quella farse discriminatoria che parla da sola e sono rimasta allibita e dispiaciuta da tale affermazione", dice all'ANSA. Allora Erminia ha acceso il pc e ha risposto: "riscontro la sua mail sicuramente pervenutami per errore con poche ma sentite battute: sorvolando sui possibili profili penali che potrebbero desumersi dalle sue parole, palesemente discriminatorie per i palermitani, io volevo solo ringraziarla. Ho capito che questo centro non fa per me. A Palermo abbiamo menti libere, aperte e scevre da ogni pregiudizio, non credo potrei esprimere al meglio le mie potenzialità professionali ed umane collaborando con persone con la mente ristretta, chiusa ed evidentemente corrotta da stupidi pregiudizi. Pertanto chiedo di non tenere conto della mia candidatura"... 
(fonte: ANSA 12/02/2019)

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Scuola del Sud non considerata! 
Lettera inviata Orizzonte Scuola da Mario Bocola

La caduta di stile del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha creato un’ondata di sdegno nel mondo della scuola che ha ancora di più acuito le divisioni ed i contrasti che affliggono il mondo dell’istruzione.

Invece di far sì che il lavoro dei docenti riacquisti quella considerazione sociale che ormai ha smarrito, quelle parole pronunciate da un Ministro della Repubblica che ha giurato fedeltà davanti al Capo dello Stato, in occasione del giuramento del Governo Conte, rappresentano l’emblema di come la scuola del Sud non sia considerata.

Eppure è proprio la scuola del Sud, la forza trainante del Mezzogiorno d’Italia, di quei docenti che quotidianamente cercano con grande forza d’animo di riscattarsi. L’ulteriore passo verso la regionalizzazione rappresenta un ulteriore “schiaffo” alla scuola italiana che creerà divisioni ancora più nette e più profonde tra il Nord e il Sud dell’Italia.

Aleggia una forte voglia di secessione, di frattura tra le due Italie: una di serie A e l’altra di serie B. Ricordiamo al Ministro Bussetti che l’Italia è una e indivisibile
e che lo scellerato progetto della regionalizzazione è strada che non porta a sanare e chiudere i “vecchi” e antichi “rancori” sfociati nella questione meridionale. Non bastano, ovviamente, le “finte” scuse pubbliche: c’è solo bisogno di un atto di coraggio!
(fonte: Orizzonte Scuola 13/02/2019)

Ministro Bussetti: “Al sud non servono più fondi ma più impegno”
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Vedi anche alcuni dei post precedenti: